Jamaica Kincaid – Un posto piccolo

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Jamaica Kincaid è una delle voci più interessanti della letteratura coloniale di lingua inglese. Adelphi ha pubblicato due romanzi della scrittrice caraibica: Autobiografia di mia madre (1995) e Mio fratello (1997).

Jamaica Kincaid è una delle voci più interessanti della letteratura coloniale di lingua inglese. Adelphi ha pubblicato due romanzi della scrittrice caraibica: Autobiografia di mia madre (1995) e Mio fratello (1997). Ora per la Piccola Biblioteca Adelphi esce Un posto piccolo (pp.83 £. 12.000), un pamphlet della Kincaid che ha per tema il suo paese d’origine: Antigua. Il libro smentisce tutte le immagini da cartolina che il turista occidentale ha di quei luoghi, mettendo l’accento su quali ferite ha arrecato al paese lo sfruttamento, prima del colonialismo inglese e poi dei politici locali. Un posto piccolo è una vera e propria invettiva che ha il suo punto di forza in una prosa precisa, in uno stile ossessivo e ripetitivo che ci ricorda un altro grande scrittore mai in pace con il suo paese: Thomas Bernhard.

Se vai ad Antigua da turista, ecco ciò che vedrai. Se arrivi in aereo, atterri all’aeroporto internazionale V.C. Bird. Vere Cornwall (V.C.) Bird è il primo ministro di Antigua. Magari sei il tipo di turista che si chiede come mai un Primo Ministro ha voluto che un aeroporto portasse il suo nome: perché non una scuola, perché non un ospedale, perché non un grande monumento pubblico? Sei un turista e dunque non hai ancora visto una scuola di Antigua, non hai ancora visto l’ospedale di Antigua, non hai ancora visto un monumento pubblico di Antigua. Mentre l’aereo atterra, magari ti dici, Che bella isola, Antigua – più bella delle altre isole, e dire che erano belle, a modo loro, ma fin troppo verdi, avevano una vegetazione fin troppo rigogliosa, il che per un turista significa che deve piovere molto, e la pioggia è proprio la cosa che tu, in questo momento, non vuoi, perché pensi alle giornate faticose, fredde, lunghe e buie che hai trascorso lavorando sodo nel Nord America (o, peggio ancora, in Europa), per guadagnare il denaro che ti ha permesso di venire in questo posto (Antigua), dove splende sempre il sole e dove il clima sarà deliziosamente caldo e secco per il periodo dai quattro ai dieci giorni che trascorrerai qui; e siccome sei in vacanza, siccome sei un turista, non ti chiedi nemmeno cosa possa significare esser costretti a vivere dal mattino alla sera in un posto che soffre costantemente di siccità, e quindi stare attenti a ogni goccia d’acqua che si usa (pur essendo al tempo stesso circondati da un mare e da un oceano: il Mar dei Caraibi da una parte, e l’Oceano Atlantico dall’altra).

Scendi dall’aereo. Passi la dogana. Dato che sei un turista, nordamericano o europeo – bianco, in tutta franchezza -, e non un antiguano di colore che ritorna dall’Europa o dal Nord America con scatole di cartone piene di vestiti da quattro soldi e cibarie di cui i parenti hanno un gran bisogno, superi la dogana con passo svelto, superi la dogana con disinvoltura. Nessuno perquisisce le tue valigie. Dalla dogana esci nell’aria calda, pulita: ti senti subito purificato, ti senti subito fortunato (il che vuol dire speciale); ti senti libero. Vedi un uomo, un tassista; gli chiedi di portarti a destinazione; lui ti dice quanto costa. Pensi subito che il prezzo sia in valuta locale, perché sei un turista e queste cose ti sono familiari (i tassi di cambio), e ti senti ancora più libero, perché tutto sembra così a buon mercato, ma ecco che il tassista aggiunge: “In dollari americani”. A questo punto tu magari dici : “Ehm, ha per caso un tariffario ufficiale con i prezzi e le destinazioni?”. Il tassista obbedisce alla legge e mostrandoti il tariffario, si scusa per l’incredibile errore commesso nel dirti un prezzo che è lontanissimo (e tutto a suo vantaggio) da quello che figura sul tariffario. Il tassista ti accompagna in albergo a bordo del suo taxi, una vettura di fabbricazione giapponese nuova di zecca. La strada che percorrerete è tutta accidentata, ha un gran bisogno di essere messa a posto. Tu ti senti a meraviglia, così dici: “Oh, che bella differenza rispetto alle splendide autostrade cui sono abituato nel Nord America”. (O, peggio ancora, in Europa). Il tuo autista è avventato: guida pericolosamente in mezzo alla strada quando pensa che non arrivi nessun’altra macchina dalla direzione opposta, sorpassa i veicoli in curva quando la strada è in salita, va a più di cento all’ora su carreggiate anguste e serpentine dove il cartello stradale – un affare arrugginito, tutto ammaccato, risalente all’epoca coloniale – ricorda di non superare i settanta. Magari ti spaventi (sei in vacanza; sei un turista); magari ti ecciti (sei in vacanza; sei un turista), quantunque, se sei di New York e prendi il taxi, tu sia abituato a questo modo di guidare: quasi tutti i tassisti di New York vengono da località come questa. Guardi fuori dal finestrino (perché vuoi far fruttare i tuoi soldi) e ti accorgi che tutte le macchine sono nuove di zecca o quasi nuove di zecca, e di fabbricazione giapponese. Ad Antigua non ci sono automobili americane: non ce ne sono di nuove, almeno; nessuna che sia stata costruita negli ultimi dieci anni. Continui a guardare le macchine e dici, Ma come, sembrano nuove di zecca e fanno un rumore spaventoso, il rumore di una macchina vecchia: una macchina vecchissima, tutta scassata. Com’è possibile? Be’, forse è perché la gente usa benzina con piombo in macchine nuove di zecca i cui motori sono stati concepiti per benzina senza piombo, ma non devi chiederlo a chi le guida perché di certo non ha mai sentito parlare della benzina senza piombo. Osservi attentamente la macchina; ti rendi conto che è un modello giapponese che tu esiteresti a comprare su due piedi; è un modello molto costoso, un modello poco pratico per una persona che lavora sodo come te e conta fino all’ultimo centesimo che guadagna se vuole permettersi di fare questa vacanza. E loro? Come possono permetterselo? Vivono forse in una casa lussuosa come la macchina che guidano? Be’, non proprio. Sarai sorpreso, allora, di constatare che, con tutta probabilità, la persona al volante di questa macchina nuova di zecca con la benzina sbagliata vive in una casa che non regge il confronto con la sua automobile; e se ti venisse in mente di chiedere perché, ti direbbe che il governo incoraggia le banche a concedere prestiti per le automobili mentre i prestiti per le case non vengono concessi altrettanto facilmente; se chiedi di nuovo perché, ti dirà che ad Antigua le due principali concessionarie di automobili sono in parte o interamente di proprietà di ministri del governo. (…) Passi davanti ad un edificio che emerge da un mare di polvere e pensi, Dev’essere una latrina, ma poi lanci un’altra occhiata e ti accorgi che è una scuola e sopra c’è scritto PIGOTT’S SCHOOL. Passi davanti all’ospedale, lo Holberton Hospital, e anche se sei un turista in vacanza fai male a non riflettere su una cosa: che succederebbe se il tuo cuore dovesse saltare qualche battito? Che succederebbe se una delle persone al volante di quelle macchine nuove di zecca, con il pieno di benzina sbagliata, non riuscisse a finire il sorpasso in curva sulla strada in salita e tu fossi sulla macchina che sopraggiunge dalla direzione opposta? Ti sarebbe di conforto sapere che in quell’ospedale ci lavorano dottori di cui nessun abitante di Antigua si fida? Sai che quando parlano di quei dottori, gli antiguani dicono sempre: “Dio me ne scampi”? Sai che gli antiguani non dicono “i dottori” bensì “quei tre uomini” (sono in tre)? Sai che quando il ministro della Sanità non sta bene se vuole farsi visitare da un vero dottore sale sul primo aereo per New York? Sai che se un ministro del governo di Antigua ha bisogno di assistenza medica per averla va fino a New York? (…) Un tempo Antigua aveva una biblioteca splendida, ma quando c’è stato il Terremoto (ne parlano tutti così: “il Terremoto”; noi antiguani – poiché anch’io sono di Antigua – abbiamo un grande senso delle cose, e più la cosa ha un significato, più noi la priviamo di qualsiasi significato) l’edificio che ospitava la biblioteca è rimasto danneggiato. E’ successo nel 1974, e subito dopo hanno affisso un cartello con la scritta QUESTO EDIFICIO E’ RIMASTO DANNEGGIATO DURANTE IL TERREMOTO DEL 1974. LAVORI DI RESTAURO IN CORSO. Il cartello è stato appeso lì, e continua a essere appeso lì più di dieci anni dopo, con la sua promessa non mantenuta di lavori di restauro in corso, e a te sembrerà una specie di bizzarria da parte di questi isolani, di questi discendenti degli schiavi: che strana, insolita percezione del tempo. (…)

Ma adesso sarai stanco di tanto guardare, avrai voglia di giungere a destinazione: al tuo albergo, alla tua camera. Non vedrai l’ora di rinfrescarti, non vedrai l’ora di mangiarti una bella aragosta, un buon piatto locale. Fai il bagno, ti lavi i denti. Ti rivesti, mentre lo fai guardi fuori dalla finestra. L’acqua: hai mai visto niente del genere? Lontano, all’orizzonte, il colore dell’acqua è blu cobalto: più vicino, ha lo stesso colore del cielo nel Nord America. Da lì a riva l’acqua è chiara, argentea, trasparente, così trasparente che riesci a scorgere la sabbia biancorosata sul fondo. Oh, quanta bellezza! Quanta bellezza! Non hai mai visto niente del genere. Sei eccitatissimo. Hai il respiro leggero. Hai il respiro pesante. Vedi un bel ragazzo accarezzare l’acqua, simile a un dio, con il suo windsurf. Vedi una donna grassa, assai poco attraente, con la pelle dello stesso colore della pasta per i dolci, che si gode la sua passeggiata su quella sabbia stupenda in compagnia di un uomo grasso, assai poco attraente, con la pelle dello stesso colore della pasta per i dolci; ti accorgi subito di quanto piacere traggano da ciò che li circonda. Sempre in piedi davanti alla finestra, ti vedi disteso sulla spiaggia a goderti quel sole stupefacente (un sole così forte e tuttavia così bello, sempre a picco sulla testa come se fosse perennemente in guardia, pronto a cacciar via la più piccola nube che osi diventare scura e versare pioggia su di te rovinandoti le vacanze; un sole amico). Ti vedi passeggiare sulla spiaggia, ti vedi conoscere gente nuova (nuova per modo di dire, poiché è gente come te). Ti vedi mangiare qualche delizioso piatto del posto. Ti vedi, ti vedi… Non devi chiederti che cosa è successo esattamente a ciò che hai deposto nel gabinetto non appena hai tirato la corda. Non devi chiederti dov’è finita l’acqua che riempiva la vasca non appena hai tolto il tappo. Non devi chiederti che cosa è successo quando ti sei lavato i denti. Oh, potrebbe finire tutto nell’acqua in cui pensi di fare una nuotata fra poco; ciò che hai deposto nel gabinetto potrebbe – dico solo potrebbe – sfiorarti dolcemente la caviglia mentre cammini incurante nell’acqua, perché devi sapere che ad Antigua non c’è una vera e propria rete fognaria. Ma il Mar dei dei Caraibi è molto grande e l’Oceano Atlantico lo è ancora di più; resteresti sorpreso pure tu nello scoprire il numero di schiavi africani inghiottiti da questo oceano. Quando ti siedi a tavola per il tuo delizioso pranzetto, è meglio non sapere che la maggior parte di ciò che mangi è stata scaricata da un aereo proveniente da Miami. E prima di salire su quell’aereo a Miami, chissà da dove veniva? Si può ragionevolmente pensare che quel certo ortaggio sia giunto da un posto come Antigua, dove è stato coltivato per quattro soldi, sia andato a Miami e poi sia ritornato qui. C’è qualcosa che non va in tutto questo, ma ora non posso soffermarmi sulla questione.

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Ti sei mai chiesto perché ciò che la gente come me ha imparato da voi si limiti solo a come imprigionarsi e uccidersi a vicenda, come governare malamente e come prendere le ricchezze del nostro paese e depositarle sui conti svizzeri? Ti sei mai chiesto perché ciò che abbiamo imparato da voi si limiti solo a come corrompere la nostra società e a come diventare dei tiranni? Dovrai ammettere che è soprattutto colpa vostra. Lascia che ti dica che impressione ci avete fatto. Voi siete arrivati. Vi siete presi cose che non erano vostre e non avete nemmeno chiesto il permesso, tanto per salvare le apparenze. Avreste potuto dire: “Posso prenderlo per favore?” e, anche se sarebbe risultato subito chiaro a tutti che un sì o un no non avrebbe cambiato nulla, ci avreste fatto una figura di gran lunga migliore. Credimi, avrebbe avuto ripercussioni importanti. Avrei dovuto almeno ammettere che eravate educati. Avete ucciso la gente. Avete imprigionato la gente. Avete derubato la gente. Avete aperto le vostre banche e ci avete messo dentro i nostri soldi. I conti erano a vostro nome. Le banche erano a vostro nome. Fra di voi dovevano esserci anche delle brave persone, ma quelle sono rimaste a casa. Ed è questo il punto. E’ per questo che sono delle brave persone. Sono rimaste a casa. Eppure, se ci pensi bene, devi essere un po’ triste. La gente come me, finalmente, dopo anni e anni di disordini, ha pronunciato discorsi profondamente toccanti ed eloquenti sull’iniquità della vostra dominazione su di noi, e poi, finalmente, dopo che i vostri corpi mutilati, il tuo, quello di tua moglie e dei tuoi figli, sono stati ritrovati nel vostro bel bungalow spazioso ai margini della vostra piantagione di caucciù – ritrovati da uno dei molti domestici della vostra casa (niente di tutto ciò è mai stato vostro; non è mai, dico mai, stato vostro) -, tu mi vieni a dire: “Be’, io me ne lavo le mani, adesso me ne vado”, e te ne sei andato, e da lontano te ne stai a guardare mentre facciamo a noi stessi le cose che una volta voi facevate a noi. Ma forse pensi che ci sia dell’altro, forse pensi che avevate compreso il significato dell’Età dei Lumi (anche se, per come la vedo io, non vi aveva fatto un gran bene); voi amavate il sapere e ovunque andavate facevate in modo di costruire una scuola, una biblioteca (sì, e in entrambi i posti distorcevate o cancellavate la mia storia e celebravate la vostra). Ma poi, forse, mentre osservate il disastro in cui vivo ora, lo sfacelo senza speranza cui è ridotta la mia vita, forse ricordate di aver sempre pensato che la gente come me non è in grado di amministrare le cose, la gente come me non afferrerà mai il concetto di Prodotto Nazionale Lordo, le gente come me non sarà mai in grado di assumere il comando delle cose che i più sempliciotti tra voi padroneggiano facilmente, la gente come me non saprà mai che cosa significa governare di diritto, la gente come me non conosce veramente il pensiero astratto, la gente come me non può essere obiettiva, prendiamo tutto come un fatto personale. Voi dimenticherete il ruolo che avete svolto nell’organizzazione di tutto questo, che la burocrazia è una nostra invenzione, che il Prodotto Nazionale Lordo è una vostra invenzione, e che tutte le vostre leggi favoriscono misteriosamente soltanto voi. Sapete perché la gente come me è intimidita dal capitalismo? Ebbene, perché da quando vi conosciamo non siamo stati che capitale, qualcosa di simile a balle di cotone e sacchi di zucchero, e voi eravate i crudeli capitalisti al comando, e il ricordo di tutto ciò è così forte, l’esperienza così recente, che non ci riusciamo proprio a fare nostra questa idea che vi pare tanto importante. In quanto a ciò che eravamo prima di conoscervi, non me ne importa più niente. Nulla mi è di conforto: né i periodi in cui i miei antenati esercitavano il proprio impero, né i documenti che testimoniano civiltà complesse. Anche se è vero che discendo da persone che vivevano come scimmie sugli alberi, era meglio essere così che come sono ora, come sono diventata dopo avervi conosciuto.

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Antigua è bella. Antigua è troppo bella. Certe volte la sua bellezza sembra irreale. Certe volte la sua bellezza è simile alla scena di uno spettacolo teatrale, poiché nella realtà nessun tramonto potrebbe essere come questo; nella realtà l’acqua del mare non potrebbe avere tante sfumature di azzurro in una volta sola; nella realtà il cielo non potrebbe avere quella sfumatura di azzurro – un’altra sfumatura di azzurro, completamente diversa dalle sfumature di azzurro del mare – e nessuna nuvola potrebbe essere tanto bianca e veleggiare a quel modo nel cielo azzurro; nella realtà nessun giorno potrebbe essere tanto soleggiato e luminoso, e far sembrare ogni cosa trasparente e leggera; e nella realtà nessuna notte potrebbe essere tanto nera, e far sembrare ogni cosa densa, profonda e senza fine. Nella realtà nessun giorno e nessuna notte potrebbero essere tanto equamente divisi – dodici ore dell’uno e dodici ore dell’altra; nessun giorno reale comincerebbe in modo tanto drammatico né finirebbe in modo tanto drammatico (ad Antigua l’alba non c’è: un minuto prima si è avvolti dall’oscurità completa della notte, un minuto dopo il sole splende nel cielo e vi rimane finché tramonta con un’esplosione di rossi all’orizzonte, quindi ritorna l’oscurità della notte ed è come se il coperchio aperto della scatola nella quale ti trovi di colpo si richiudesse). La sabbia vera lungo una reale riva del mare non è tanto fine o tanto bianca (in certi posti) o tanto rosa (in altri); nessun vero fiore potrebbe avere tante sfumature di rosso, viola, giallo, arancione, azzurro, bianco; nessun giglio fiorirebbe soltanto di notte e profumerebbe l’aria con una dolcezza tanto densa e quasi nauseante; non c’è terra di quel colore bruno; non c’è erba di quella particolare sfumatura di verde in sfacelo, fatiscente (non piove abbastanza); nessuna mucca reale ha quell’aria triste mentre mangia l’erba irreale di un pascolo irreale, e nessuna mucca reale ha quell’aria infelice mentre un airone bianco le sta appollaiato sul dorso a divorare parassiti; nella realtà nessuna pioggia cadrebbe con tanta forza, svellendo la terra riarsa. (…) E’ come se, poi, la bellezza – la bellezza del mare, la terra, l’aria, gli alberi, il mercato, la gente e i suoi rumori – fosse una prigione, e come se ogni cosa e ogni persona al suo interno fossero rinchiuse dentro e ogni cosa e ogni persona che non sono dentro fossero rinchiuse fuori. Che effetto può fare alla gente comune vivere ogni giorno in questo modo? Che effetto può fare alla gente vivere giorno dopo giorno in un ambiente così luminoso, così intenso? Non ha nulla con cui confrontare questa costante incredibile, nessun grande momento storico per confrontare il modo in cui è ora con il modo in cui era un tempo. Nessuna Rivoluzione Industriale, nessuna rivoluzione di alcun genere, nessuna Età di Niente, niente guerre mondiali, niente decenni di disordini compensati da decenni di tranquillità. Niente, poi, di naturale o di innaturale, che lasci un segno sul carattere. E’ soltanto un’isoletta. Il modo irreale in cui è bella ora è il modo irreale in cui è sempre stata bella. Il modo irreale in cui è bella ora che la gente è libera è il modo irreale in cui era bella quando era popolata di schiavi.

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