Scrittori
Un bar, in un posto molto lontano, un giorno qualunque. Un ragazzo seduto a un tavolino intento a leggere un libro. Una cameriera svogliata appoggiata al bancone, occupata a sfogliare una rivista di offerte imperdibili…
Un bar, in un posto molto lontano, un giorno qualunque. Un ragazzo seduto a un tavolino intento a leggere un libro. Una cameriera svogliata appoggiata al bancone, occupata a sfogliare una rivista di offerte imperdibili…
Ecco, ci risiamo. Anche se sono grande, tu ancora ti ostini a cercare quel dannato draghetto di peluche malandato, sennò non dormiamo. Cascasse il mondo, devi avere il drago con te…
Attendo il nostro turno al banco del negozio di coloniali: ho promesso a mia nipote di acquistarle dei cioccolatini se avesse riportato un buon voto al problema di aritmetica. Nell’attesa mi guardo intorno…
Sono la mano del boia. Insieme abbiamo tagliato le teste dei nobili e dei vagabondi, degli assassini e degli innocenti. Ormai stiamo diventando vecchi…
Il Grande Capo si avvicina alla scrivania con il suo sorrisetto, le labbra compresse e tirate, il pugno all’altezza della mia tempia. Io levo lo sguardo dall’articolo che sto scrivendo. Questa è la settimana di un ex terrorista psicopatico che una mattina si è presentato davanti la sede del Partito Unico Democratico e ha scaricato una fucilata sul Nemico Numero Uno del Grande Capo…
Ora, vorrei una domanda semplice. Non una domanda da poco, eh, una domanda dignitosa di anatomia, ma semplice. Una domanda sul cardiovascolare, magari…
Una mattina Gregor Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un lampadario di cristalli. Con orrore comprese di non avere più il collo. Aveva il corpo capovolto, il capo incassato tra le spalle…
Sono qui accanto a te. Ti prendo la mano, sono eccitata. Tu neanche sembri accorgertene. Ho il tuo brillante al dito e al collo quel ciondolo d’oro che mi regalasti a Natale. Non so se lo hai notato. Il teatro è colmo di spettatori. Non è una novità. Quando c’è lei, è il pienone…
Chiuse gli occhi. Dietro lo schermo delle palpebre era libera. Perché così può essere un servo che non vede il padrone, un prigioniero che non vede la cella. Aveva provato più e più volte a forzare i legacci…
Mangiare è una gran perdita di tempo. Conta pure solo dieci minuti a pasto, tre volte al giorno. Mezz’ora al giorno, tre ore e mezza a settimana, facciamo quattordici ore al mese, centosessantotto ore l’anno. In dieci anni uno butta settanta giorni a masticare…
Gli impianti avevano chiuso e noi eravamo rimasti in cima. Ne avevo combinata un’altra delle mie, ma questa volta c’era Erica con me. Ha soltanto sette anni e l’ho messa in pericolo. “Papà, qualcuno verrà a prenderci.”…
Hai gli occhi spalancati verso di me. Piangi silenziosa, ti esce solo un lamento. I singhiozzi restano chiusi nel tuo petto come se questa resistenza potesse servire a qualcosa, come se alla fine potesse esserci un premio alla bambina più̀ forte dell’anno. Applausi…
“Chi sei? Non ti conosco” “Chicca” “Ma Chicca sono io, o meglio, Chicca ero io, da piccola però” “Sono io, non mi riconosci?”…
“Ti mancano i sogni, vero?” “Li faccio tutte le sere.” “Certo, quando non ne puoi più del lavoro, di tua figlia che vuole i soldi per andare in discoteca… Esistono ancora le discoteche?”…
Caro “Tron”, ieri pomeriggio ti ho visto in televisione e ho visto che sei un bel giovanotto biondo, grande, grosso e coi super poteri. Quindi ti ho scritto questa lettera qua per chiederti se puoi aiutarmi tu…
Sapevo che avresti trovato la tua strada lontano da me, sin da quando eri poco più che una neonata: tenera come le gemme dopo l’inverno, dura come l’ebano. Il tuo volo parte alle 20.45…
Quella parte della mia vita che accade all’interno, quella che non si manifesta agli altri, è da un anno improntata su di te. Non è una dichiarazione d’amore. Almeno non credo…
Lo sapevo che avresti pensato ad altro. È la tua strategia di sempre. Ti stava licenziando e tu pensavi a quella casa al mare che avevi visto in Sicilia…
Una bracciata dopo l’altra, accarezzando il mare calmo e tiepido di una tranquilla domenica di fine maggio come fosse velluto, Salvo si beava all’idea che finalmente era in pensione…
Il dottor Freud posò delicatamente il sigaro nella ceneriera e mi guardò con occhi penetranti, come se già sapesse tutto quello che c’era da sapere…
C’è poi un’altra voce, che non può essere registrata, è riservata esclusivamente al mio ascolto. È la voce che sento quando penso, o quando leggo in silenzio. È diversa, con poche inflessioni, immune a mal di gola e raffreddori…
La pioggia si è fermata, non cade più, cristallizzata è rimasta lì, sospesa, come in attesa che qualcuno le dica cosa fare…
Forse il tuo lavoro da cinematografaro, diciamo meglio, da direttore della fotografia, mi ha influenzato ma questo sogno è proprio la scena di un film. Prima di tutto è rigorosamente in bianco e nero. Mi trovo in una enorme sala…
È mattina presto e dovrei recarmi a lavoro. Ho interrotto la colazione per colpa di un poliziotto che al megafono urla parole perentorie. Non riesco a restare in casa. Uscendo sul balcone…
Manca un quarto alle cinque, è ancora buio, ma la signora Agostina Mascaretti è sveglia da un po’.Lentamente tira fuori i piedi dalle lenzuola, a fatica siede sul bordo del letto, abbassa lo sguardo e cerca le pantofole…
ha pubblicato con Einaudi, Rizzoli e Sellerio
con La Dragunera, Il Saggiatore (2020)
con L’ironia delle scelte obbligate, Il ciliegio (2020)
con Radio tenebre, Il seme bianco (2020)
con Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina, Astoria (2020)
con Ma non il vizio, La Caravella (2020)
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