Cascate

La vista veloce delle cascate di Tivoli da un treno in corsa, da piccolo mio padre spaventandomi minacciava di mandarmi lì ai Discoli proprio dietro le cascate che stanno sempre lì, mi pare di vedere anche delle pecore come gli anni della mia vita che passando pure hanno lasciato qualcosa
Vicino alla tigre

«Sulle case infestate, sai quante cose potrei dirvi?»
Ok, poi solito sguardo nel vuoto, ad afferrare immagini bellissime e sfuggenti, perdute, che però lui, lo vedi dai suoi occhi, è riuscito ad acchiappare.
Melma

Mi resi conto che c’era qualcosa di strano quando abbracciai mia madre. Ero distesa sul letto, ancora stordita dall’anestesia. Una flebo pendeva dal mio braccio sinistro, e sentivo la canula che pigiava dentro la carne.
Copenhagen

Quando piove a dirotto è diverso, senti le gocce che ti scendono addosso veloci passando per ogni cavità e ogni terminazione nervosa del tuo corpo per poi toccare terra lasciandosi dietro una scia che ti fa scuotere la colonna vertebrale in piccoli fremiti che ti shakerano tutto.
Storia di un notturno nostalgico

La pesante porta metallica del locale si confondeva nel buio della strada. Era una sera d’inverno. Il vento tirava via foglie, cartacce, resti di una giornata ordinaria. Doveva far freddo. Lui non poteva saperlo. Non sentiva più alcuna parte del corpo.
Dissolvenze

Quando era più giovane le bastava pulire una volta sola dopo aver cucinato. Ma ora che la sua energia non era più all’altezza di quel compito, era necessario sgrassare ogni piano cottura a dovere, anche prima di usare i fornelli, per essere sicura del risultato.
Acquario umano

Entrando nella reception della grande azienda, alcuni salutano e altri no, ma tutti lasciano la porta aperta. Il vigilante fa avanti e indietro per chiuderla e mi guarda scocciato, come se fossi anch’io parte di quel flusso inquieto, come se non fossi inchiodata in sala d’attesa.
Vorrei essere una mosca

L’estate romana sembrava non dover finire mai. In un piccolo appartamento del Quartiere Africano il giovane Aurelio guardava il cielo blu, limpido e immobile, aprirsi un varco tra le inferriate della finestra a piano terra.
Chi non ama il sangue del suo sangue?

Chi non ama il sangue del suo sangue? Chi non dice cose incredibilmente crudeli al sangue del suo sangue? Chi non pensa le cose incredibilmente crudeli che dice al sangue del suo sangue?
Hip hop

Non mi piace ballare. Ballare mi fa schifo. Tutti i sabati però mi costringono ad andare nei club hip hop. «È pieno di figa», dicono loro. «Non ho l’attitudine» rispondo io.
La sorellanza

Quando troverete questa registrazione, ben nascosta nelle più remote pieghe della Rete, io non esisterò più. E sarà un bene, perché sto confessando un omicidio, e sarà un male, perché gli uomini si renderanno conto di cosa hanno perso.
dormiconme.com

Erano quasi due anni che non avevo più una relazione stabile ed ero tornato a vivere da solo.
Sulle prime, dopo tanto tempo di condivisione del letto, non ci feci caso, anzi sperimentavo con curiosità una situazione nuova, dormire da solo. Diciamo quasi nuova, era un po’ come tornare ragazzi.
Vin zò

«Franco, vin zò!»
«Eh nonno, sa gh’è?»
«Vin zò adesa, a i-ò bisogn.»
La spada di Damocle della mia infanzia: mio nonno che urla lungo la tromba delle scale dal piano di sotto. Come una sirena in tempo di guerra: sai che può succedere da un momento all’altro, ma mai alla stessa ora. Un preallarme continuo che ti tiene in sospeso tutto il giorno.
Ultimo giorno da bambino

Zio Vittorio aveva una bottega da barbiere, incastrata tra la Prenestina e i palazzi del Pigneto. In alto vedevo sfrecciare le macchine sulla sopraelevata a buttare i gas di scarico direttamente nelle finestre della gente e in basso sferragliavano i treni diretti a Tiburtina o Termini, lenti e svogliati come tartarughe di metallo.
A reggina de Roma

«T’amo fatto ‘na sorpresa» dicono li froci amici mia «’na reunion.»
«’Na che?»
«’Na reunion», sartella er fidanzatino de l’amichetto mio che s’engrifa solo pe ’e cose zozze.
«E io che me pensavo d’esse venuta pe’ magnà» dico, e m’allungo er giacchino su l’attaccapanni.
Prendere per mano le farfalle
Nella sua stanza Johnny stava facendo un disegno. Per mamma e papà c’era scritto sopra. Tre pupazzetti si tenevano per mano sulla riva dell’Huri-Rud. Lui si era ritratto vicino alla mamma, perché lei era più buona e non gli faceva paura.
Non si ferma
Un tuono improvviso, un suono sordo e ottuso, così sorprendente e distante che solo il tremore del terreno sotto al corpo lo rendeva concreto.
“Guarda la nuvola di polvere, guarda dove si dirige una volta che è stata sollevata dall’esplosione”.