Omero Editore

I racconti di Omero

Viaggio a Nohant

Esistono luoghi capaci di raccontare storie e di legarsi irrimediabilmente alla vita delle persone che li abitano. Luoghi che con il loro potere offuscano ciò che li circonda, gettando una luce nuova sulle cose e sulla nostra stessa visione del mondo.

La Signora Taide

Una Mercedes berlina nera si era accostata al marciapiede e il conducente aveva abbassato il vetro dalla parte del passeggero. La signora Taide si avvicinò e, poggiando una mano sullo sportello, sporse un poco la testa dentro l’abitacolo e gettò uno sguardo all’interno.

Teté

Con un colpo di scopa secco riusciva a far entrare tutta la polvere dentro la paletta che teneva salda e ben piantata nel pavimento. Si muoveva a suo agio fra quelle mura spesse, come se non se ne fosse mai andata.

Alice e il binario fluido

Mi chiamo Alice e ho undici anni. Sono in treno ed è la prima volta che viaggio da sola. Vado a Senigallia, ma a Sulmona devo scendere e cambiare.

Il filo

Ecco, hai appena tirato fuori dall’armadio tutto il necessario e l’hai poggiato con cura sul letto. Valigia: piccola ma capiente. Quattro camicie, tre pantaloni, una giacca, svariate maglie di lana, tre paia di calzini e sei mutande che con il tuo colon irritabile non si sa mai

Non qui, non ora

«Dai, entra. Cosa stai aspettando?» Il mio amico si ferma, ha un casco in mano e sorride. Gli angoli della bocca si increspano beffardi e gli occhi, due fessure scure, scintillano di sfida e di malizia. Lo detesto quando si impunta così.

Dietro lo specchio

Stavolta no. Stavolta strillo. Se non mi lascia andare io… Infila le mani nel pigiama. Ha mani morbide. A me piacciono le sue mani. Quando mi dà la mano io sono felice. La mia è piccola, scompare nella sua. Calda, avvolgente.

Polvere da sparo

Non ho mai avuto grandi capacità a rivivere i miei ricordi attraverso il corpo. Ma tutto è cambiato da quando sono in guerra. Tutto è cominciato con quella granata esplosa vicino alla nostra trincea.

La crepa sul muro

Per tutto il tempo del viaggio in auto cercai di non pensare a quello che mi aspettava. Era una cosa che mi toccava, nessuna via d’uscita. Dovevo solo affrontare la questione e poi avrei continuato ad andata avanti con la mia vita.

Ahia

Caro Francesco, ti scrivo una lettera che non ti darò mai. Non te la darò mai perché contiene il mio fallimento, l’ammissione della mia disfatta nello starti ancora accanto e nell’averti lasciato andare via.

I fantasmi di Tsushima

Il gracidare di un rospo. Il tonfo secco del sozu in bambù altalenante sulla roccia umida. Lo scorrere placido dell’acqua. Il legno freddo sotto le piante dei piedi.

Tutti tranne te

Come faccio sempre in questi casi, mi guardo intorno. C’è la solita folla, qualche idiota si fa il selfie con lo sfondo del palazzo, le macchine rallentano, creano l’ingorgo, i vigili si innervosiscono.

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