Benvenuti a Holy Land, dove Gesù risorge ogni giorno alle 18
Orlando (Florida) – Ore 16.30: una quindicina di grassocci turisti di mezz’età armati di cappelli alla John Wayne, macchine fotografiche digitali e marsupi, si riparano sotto una…
Orlando (Florida) – Ore 16.30: una quindicina di grassocci turisti di mezz’età armati di cappelli alla John Wayne, macchine fotografiche digitali e marsupi, si riparano sotto una…
Siamo tutti vittime della Storia, ma a ucciderci non è tanto l’opprimente e puntuale manifestarsi degli eventi, quanto la rassicurante illusione che si cela dietro di essi.
Capita, a volte, che la scrittura assuma forme familiari, capaci di sostituire, senza la minima esitazione, il ruolo che i luoghi ricoprono naturalmente nelle nostre vite.
Tra le necessità silenziose del jazz, ve ne è una implacabilmente legata allo spazio narrativo: raccontare una storia rappresenta, infatti, per qualunque jazzista, un bisogno assoluto, profondo, così tenace da oltrepassare, a volte, i fragili confini musicali.
Quanto il potere sia fatalmente legato al desiderio è una difficile lezione impartita da Michel Foucault e trasmessa al mondo poco tempo dopo da Gilles Deleuze. A ricordarci la profonda relazione tra i due concetti è oggi, invece,
Un’edizione affaticata dalle polemiche, quella dell’ultimo Salone del libro di Torino, segno di una tendenza tutta contemporanea a concentrarsi troppo spesso sulla forma e meno sulla sostanza.
Quando perdiamo il senso profondo delle cose a nulla servono le raccomandazioni di chi è rimasto ancorato alla terraferma, né i tentativi di chi cerca faticosamente di ricomporre la nostra storia frammentata.
La fine di un amore ci ricorda che cosa sia il dolore e quanto pesi sui nostri stessi corpi. Lo spazio fisico che quella persona occupava nella nostra vita viene sostituito da un senso di estraneità e di distacco. Svegliarsi una mattina e ritrovarsi indifferenti anche a noi stessi, smarriti, stanchi, oppressi dal dolore e da quelle pareti che prima sembravano un rifugio sicuro e ora assumono la forma di una prigione.
Esistono luoghi capaci di raccontare storie e di legarsi irrimediabilmente alla vita delle persone che li abitano. Luoghi che con il loro potere offuscano ciò che li circonda, gettando una luce nuova sulle cose e sulla nostra stessa visione del mondo.
Gessen racconta le paure e i fallimenti di una generazione spaventata dal futuro e immobilizzata dal presente e ci restituisce l’immagine diffratta di un Paese smarrito e senza forze.
Cos’è la musica se non il tentativo ossessivo di ricomporre il caso, di restituirgli forma e logica. Ma può il caso lasciarsi dominare? Può la scrittura musicale riuscire a contenere l’imprevedibilità del destino?
Nella commedia non basta immaginare, bisogna saper costruire, conoscere il tempo e lo spazio e usarli con maestria
Ovunque ci sia potere, avverte Kupchan, nascerà un conflitto.
Il romanzo di Markovits è più della cronaca di una vita: è la storia collettiva di un Paese, dei suoi demoni e delle sue luci
Disegnato sulla falsariga di un antieroe bogartiano e intossicato dallo spirito di Bukowski, il killer di Sepúlveda si muove con disinvoltura nelle ferite dell’anima, senza mai abbassare lo sguardo
Zvyagintsev non racconta mai una sola storia e il suo sguardo si sofferma apparentemente sulle vite dei singoli per poi descrivere un mondo intero.
“The Disaster Artist” è un film sull’amore, sul senso dei sentimenti, sulla ricerca del nostro posto nel mondo, sulla percezione che gli altri hanno di noi e su quanti sforzi facciamo per essere amati e capiti. La vita non è speculare e non ci rimanda quasi mai l’immagine che scegliamo di mostrare.
Abbiamo disperatamente bisogno di credere nell’amore, di ascoltare buona musica e di dare ordine al caos, distinguendo subito i cattivi.
Quando il cinema dimentica se stesso per perdersi nelle parole alla ricerca di un’identità.
Gli sport sono affidabili finchè un giorno smettono di esserlo. Un po’ come le persone. E il kite è un po’ come la vita: si cade, ci si rialza e si cade di nuovo
Amori non corrisposti, identità nascoste, vite che si interrogano sulla loro solitudine. Una generazione di scrittori spaventata dalla morte, dal dolore, ma soprattutto dalla crudeltà del caso.
Attenzione, per il cineasta austriaco il lieto fine non esiste.
Peter Ackroyd restituisce la doppia immagine dell’attore e regista inglese: quella di Charlot e di Charlie Chaplin, eternamente uniti e divisi.
ha pubblicato con Einaudi, Rizzoli e Sellerio
con La Dragunera, Il Saggiatore (2020)
con L’ironia delle scelte obbligate, Il ciliegio (2020)
con Radio tenebre, Il seme bianco (2020)
con Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina, Astoria (2020)
con Ma non il vizio, La Caravella (2020)
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