Lettera a mia nonna

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Cara nonna, a molti potrà sembrare strano, inutile, troppo sentimentale, scrivere una lettera a una persona che non si ha mai avuto modo di conoscere, abbracciare e accarezzare; a una persona conosciuta solo grazie ad altre lettere ritrovate in giro per casa; a una nonna ritrovata solo quando la propria mamma è mancata… di Monica Sciacco

Cara nonna,

a molti potrà sembrare strano, inutile, troppo sentimentale, scrivere una lettera a una persona che non si ha mai avuto modo di conoscere, abbracciare e accarezzare; a una persona conosciuta solo grazie ad altre lettere ritrovate in giro per casa; a una nonna ritrovata solo quando la propria mamma è mancata.
In realtà la mamma mi ha parlato sempre tanto di te, sai? Mi raccontava di quanto fossi dolce, affettuosa e premurosa con i tuoi figli e di quanto tutti ti volessero bene. Nella cassetta dei ricordi ho trovato anche il tuo necrologio che il nonno scrisse su un pezzo di carta tanti anni fa. Lui, uomo tutto d’un pezzo, così austero, così deciso nell’affrontare gli aspetti pratici della vita eppure poi così spaesato quando te ne sei andata. Credo che le parole di quel necrologio restino la sola e unica manifestazione del suo dolore, del suo amore. Entrambi così intensi.
Mi sono innamorata della tua dolcezza, ho idealizzato fin da piccola la tua presenza nella mia vita; e lo faccio ancora, mi fa bene. Leggo di quanto fossi attenta ai problemi, così diversi, dei tuoi figli… la mamma, unica figlia, così intelligente e brillante a scuola ma allo stesso tempo così succube e vulnerabile emotivamente, era la tua preferita, sapevi che aveva stretto un patto con un destino incapace di contemplare il futuro.
E tu, con quella psicologia semplice di chi non ha basi culturali, avevi letto nell’intimo di chi avrebbe portato tanta sofferenza nella vita della mamma. Tu, che nemmeno saresti stata in grado di pronunciare la parola psicanalisi, eri riuscita a leggere il “dietro le righe” di un uomo all’apparenza così bello fuori, sicuramente, e anche dentro, ma non sempre.
A teatro lo chiamiamo sottotesto.
Ti fa piacere che tua nipote segua un corso di teatro, nonna? Mi piace tanto sai, anche se non sono per niente una grande attrice. Lo so, ti rende più orgogliosa il fatto che io sia un medico. Sai, quando mi sono laureata, l’unico regalo che ho chiesto alla mamma è stato di passare a me l’anello che tu le avevi regalato per la laurea. È bellissimo, non lo metto mai perché è troppo prezioso, in tutti i sensi; lo guardo spesso. Mi piace tanto.
Nelle tue lettere, scritte da quel paesino in collina dove passavi tanto tempo per via dei problemi al cuore, cercavi di metterla in guardia senza ferirla, la mia mamma, la persona più buona, più ingenua e più innamorata del mondo.
Ho letto e riletto certe tue frasi: «Non sono sicura che lui ti capisce»; «Un momento sembra dolce, ma poi cambia la voce, la faccia, non so cosa gli prende, sembra uno che ha la rabbia»; «Poi gli passa, ma io continuo a pensare cosa può succedere»; «Magari quando è solo non si quieta, con te è bravo?»; «Si vede che è un professore di scuola, educato, gentile, una volta aveva gli occhi lucidi perché non sto bene»; «Quell’altro che gli piacevi tanto mi sembrava meglio per te, anche se ha studiato poco, ti adorava» …
Distimia, disturbo del tono dell’umore, non so nemmeno se questi termini già esistessero… Ma non ha importanza, la tua unica conoscenza erano le percezioni di una madre.
Brava nonna, saremmo andate così d’accordo, saresti stata la mia amica speciale, sarei venuta da te sempre a farmi consolare quando ero triste, a condividere la mia gioia quando ero felice. In realtà l’ho fatto e lo faccio ancora adesso. Mi aiuti, sai? Sei contenta?
Tu che di coppia ne conoscevi solo una, la tua vita semplice col nonno, avevi percepito la personalità complessa di mio padre. «Ti tratta bene, ti rispetta?»; «Tu non sei aggressiva, lui lo sa?»; «E poi gli occhi, non sempre mi piacciono.»
Tu te ne sei andata, lei non ha capito. Il giorno del matrimonio non rideva nessuno. Ho visto le foto, più che un matrimonio sembrava un funerale. Sono contenta, nonna, che tu non le abbia viste. Quel qualcosa che non ti tornava era giusto…
La quiete prima della tempesta è durata nove mesi, il tempo che io nascessi. Ma poi la mamma ha tirato fuori tutto il suocoraggio, tantissimo, sai? Saresti stata orgogliosa di lei, quella forza interiore che nemmeno sapeva di avere… è andata via, così io ho potuto essere felice, quasi sempre. Anche lei, spero, così almeno mi è parso, quasi sempre.
Alla fine, quello infelice è rimasto lui, mio papà, dotato di una sensibilità profonda che tu avevi percepito, ma anche così instabile, troppo.
Nonna, non sai quante volte mi sono sentita triste per non averti conosciuta di persona, quel “perché?” reiterato inutilmente, avremmo potuto fare così tante cose insieme. Ho una famiglia adesso, e tu hai una pronipote, la tipica diciottenne; e mio marito, beh, ti sarebbe piaciuto. Quante cose vorrei ancora dirti.
Poi, pochi istanti fa, ecco sopraggiungere un pensiero nuovo, scardinante, e tutte le prospettive sono cambiate, ho avvertito una morsa nello stomaco.
Se non te ne fossi andata, nonna, avresti lottato per la mamma?
Se fossi riuscita a evitare il peggio, sarei qui io adesso, a parlarti?
Mi angoscia, nonna, mi angoscia il pensiero improvviso che io possa essere figlia della tua morte, l’idea inaccettabile che io, che ho sognato di curarti, dovrei quasi ringraziarti per esserti ammalata.
Non riesco, continuo a sognare di trovarti lì, ad aspettarmi a braccia aperte quando con la mamma vado a trovare il nonno.
Ecco, vedi, all’improvviso sono cambiate le prospettive, quel mio vittimismo di fondo, quel nostro rapporto che mi è sempre sembrato così ingiustamente incompleto, le cose che ti ho raccontato e che ti racconto senza che tu possa rispondermi, accarezzarmi, guardarmi negli occhi… è questo il migliore dei rapporti tra me e te?
Ora sono convinta di sì, l’unico rapporto possibile perché la sola alternativa sarebbe stata la non esistenza del rapporto stesso se io non fossi nata, ma anche se non mi fossi accorta di te.
Che rischio abbiamo corso! Ora lo so e smetto di compiangermi, ringrazio la mamma che ha teso questo filo invisibile ma indistruttibile tra me e te e sono felice di averlo sempre tenuto stretto stretto per tutto questo tempo. Ti ho cercata e trovata, ho iniziato a volerti bene e non ho mai smesso.
Lo so, ti sto dicendo cose un po’ complicate, sono anche un po’ agitata per via di questi pensieri, non farci caso, nonna, sono tutti pensieri bellissimi, significa solo che sono felice di volerti bene così, soprattutto così.

 

Ti abbraccio con infinito affetto, nonna.
Alla prossima lettera.

Monica

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