La metamorfosi

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Una mattina Grgr Sns si svegliò di soprassalto, al buio. Si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. Provò a muovere le antenne per percepire i suoi fratelli, ma non ci riuscì. Fece per stendere le zampette, cercando di spostarsi dal letto di terriccio… di Jacopo Gorini

Una mattina Grgr Sns si svegliò di soprassalto, al buio. Si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. Provò a muovere le antenne per percepire i suoi fratelli, ma non ci riuscì. Fece per stendere le zampette, cercando di spostarsi dal letto di terriccio, e con enorme disgusto si rese conto di avere soltanto quattro orribili arti mollicci, di colore rosa. Invece del piacevole rumore che faceva sempre la terra, sentiva sibili e squittii oltre la porta della caverna. Aveva freddo e fame. Poi una sensazione nuova che mai aveva provato si fece strada nella sua coscienza, una desolazione infinita dello spirito che non riusciva a definire: si sentiva come un granello di sabbia che affondava lentamente. Ma si fece coraggio e si avviò verso i nuovi suoni che giungevano da un’apertura. I suoi fratelli lo avrebbero aiutato. C’era una lieve luce e quando si sporse oltre la soglia vide il paesaggio a lui tanto caro, sebbene con colori diversi: le decine di gallerie che bucavano la terra, con centinaia di suoi fratelli che si muovevano sincronizzati, ognuno col suo compito preciso. Fece per chiamarli, ma il suono orribile che riuscì ad emettere gli fece paura. Tutti si fermarono all’improvviso, voltandosi verso di lui. Poi scapparono spaventati verso gli anfratti più lontani. Camminò per ore cercando di comunicare con loro, senza successo. Intanto la sensazione del granello che affonda diventava sempre più forte. Si sedette in un angolo, disperato e affamato. Gli uscì dell’acqua salata dagli occhi, e la sua malinconia un poco si attenuò. Alcuni fratelli, i più coraggiosi, si avvicinarono a lui, osservandolo. Uno di loro tornò poco dopo con del cibo e Grgr potè finalmente saziarsi. Sembrava che coloro che una volta erano stati i suoi compagni lo avessero accettato. Anzi, parevano adorarlo. Ovunque andasse lo seguiva una folla curiosa ma timorosa, e tutte le volte che si sedeva a riposare si risvegliava circondato da leccornie di ogni genere. Ciò avrebbe dovuto renderlo felice, possedeva tutto quello che aveva sempre desiderato: cibo, riparo e protezione. Invece passava le sue giornate a piangere, perché quella mattina di tanto tempo prima gli aveva donato una nuova e terribile emozione, quel granello di sabbia a cui ora aveva dato un nome: Solitudine.

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