Il moscone

di

Data

“Buongiorno!”, dici con voce squillante mentre ti avvicini alla scrivania, braccio allungato e mano aperta. “Welcome ingegnere”, ti risponde la donna con tono controllato, “si accomodi” e prosegue, “davvero, un caldo welcome alla Z.0 Corporation, la nostra multinazionale, una grande famiglia”…

“Buongiorno!”, dici con voce squillante mentre ti avvicini alla scrivania, braccio allungato e mano aperta.
“Welcome ingegnere”, ti risponde la donna con tono controllato, “si accomodi” e prosegue, “davvero, un caldo welcome alla Z.0 Corporation, la nostra multinazionale, una grande famiglia in effetti. L’HR Department mi hanno già informato del più che positivo esito dei colloqui, lei sembra davvero essere fit con la nostra job description.”
Gira la testa verso il pc, controlla una mail e mentre tu aspetti dice, “Mi scusi ma sembra urgente mi faccia prima controllare altrimenti non potrò prestarle la mia più completa attenzione, e secondo me va messo il massimo impegno in tutto quello che si fa”.
Bene, pensi fra te e te comincia subito a mettere le cose in chiaro, mentre, con voce chiara rispondi “Sono d’accordo con lei, faccia pure”.
Incroci le gambe e ci appoggi sopra le mani, una sull’altra, assumi un’espressione neutra e cominci a fissare la punta delle tue sneaker. È vero, forse non sono l’ideale per un colloquio di lavoro ma, dopo averci pensato bene, avevi deciso che preferivi metterle.
L’ambiente è luminoso, la luce che entra dall’ampia finestra laterale viene amplificata dall’arredamento lucido che conferisce alla stanza un aspetto di irreale sospensione nel tempo. Le pareti sono tutte completamente lisce salvo piccole fessure orizzontali che segnano il confine tra un pannello e l’altro. Alle fessure sono attaccate, come se fosse il palco di una giostra medievale, delle strisce verticali da cui si può leggere “Commitment” “Self Dedication” “Workfare” e altre amenità simili, ci metti poco ad annoiarti. Sposti lo sguardo. La signorina davanti a te avrà da poco superato i quaranta, è di una magrezza innaturale risaltata dal tailleur nero, porta un orologio di foggia maschile al polso e una sottile catenina d’oro aderente al collo.
La vibrazione fa tremare il cellulare sulla scrivania, la donna risponde con una voce neutra e professionale, con il vezzo, l’unico, di serrare le labbra quando pronuncia le s, avvicinandone il suono a quello della lettera zeta.
L’espressione indefinibile stampata sul suo volto mentre legge la mail viene interrotta da movimenti appena accennati ma ben definiti, accompagnati da movimenti fulminei dell’occhio che si apre, si chiude, si ferma e poi si serra e ricomincia.
Ti si apre davanti agli occhi l’immagine del lungo corridoio in quel caldo pomeriggio estivo. Avevi cercato di dormire ma l’afa te lo impediva e con una camicia bianca sbottonata ti eri alzato per cercare qualcosa nel frigorifero. Stavi camminando nel corridoio quando un fastidiosissimo ronzio nell’orecchio ti aveva fatto trasalire. Entri nella cucina, tavolo bianco, sedie bianche, infissi bianchi. Frigorifero bianco, magneti colorati sugli sportelli. E poi quel disgustoso insetto nero che vibra appoggiato su una parete. Decidi che la sete può aspettare, e ti dedichi a scacciarlo. Cerchi un giornale da arrotolare e… ma allunghi le braccia a vuoto, non ci sono giornali.
Nel frattempo la donna ha terminato di battere le dita sulla tastiera e dopo un profondo respiro con cui ha recuperato tutta la sua attenzione ricomincia come se non si fosse mai interrotta, non notando, forse che stavi pensando ad altro.
“Eh, queste richieste che arrivano all’ultimo minuto”, ti fa “a volte possono essere un po’, come dire… unattended. Ci vuole pazienza”, dice. “Perché vede quest’azienda crede fermamente che ci siano possibilità per tutti. Un green field, purché si sia sostenuti da un’adeguata propensione al goal management in termini di commitment personale, come può vedere anche dai banner che mi piace tenere appesi come memo…”
“Zzz! Zzz! ZZZ!”, quel moscone vomitevole ha ripreso a volare, punta verso di te con traiettorie sempre diverse, vola radente sulle tue orecchie sfinendoti col suo ronzio, ti punta, volta dritto verso di te per cambiare traiettoria subito prima dell’impatto. E ogni volta che torna ti sembra un po’ più grande, il rumore sempre più forte. E tu hai caldo, sei stanco, vorresti solo dissetarti. Che fare? Come puoi affrontarlo? Ti fermi a riflettere vorresti uno scacciamosche gigantesco per annichilire quel mostro schifoso che ti fissa con i suoi mille occhi maligni, ma non c’è. Cosa fare? Cosa fare? Cosa fare?.
“Ma lasci che adesso le illustri la nostra in policy in materia, elaborata da una task force interfunzionale al fine di mitigare l’up front dei rischi di lock up”, continua la donna mentre ticchetta con le dita di una mano sul palmo dell’altra. “Le sfide che ci attendono con questa congiuntura economica sono di grande portata ma l’impegno costante e la dedizione all’azienda che pretendiamo da tutti i nostri collaboratori ci consentirà di prevalere. E di sfida in sfida, glielo assicuro, lei potrà scalare tutta la scala per arrivare in alto. E adesso”, continua a infilare parole e concetti uno dietro l’altro alla massima velocità senza prendere fiato o darti modo di intervenire nel discorso. La vedi aprire una cartellina nera con una grande “Z” stampata sul frontespizio, “e adesso, mi sono presa la libertà di predisporre la sua lettera assunzionale”. Non deve far altro che apporre la sua firma, comincia domani alle 8.00.” Detto questo prende il cellulare, si alza e comincia una conversazione fissando fuori dalla vetrata. Ti avvicini alla scrivania, anzi al desk, anzi al dezk, prendi in mano la penna e cominci a leggere.
La tua attenzione è massima, sei totalmente concentrato. A un tratto le tue palpebre si serrano a formare una fessura e gli angoli delle labbra si allungano verso l’alto, disegnando un ghigno sul tuo volto.
Fissi il tuo nemico ronzante, ti sfili la camicia e arrotoli parte di una manica attorno all’avambraccio. Rimani immobile, pronto a scattare. Il mostro fa lo stesso e per una frazione di secondo smette di sbattere quelle alette malefiche. All’improvviso le fa ripartire, ma tu sei più svelto e con uno schiocco secco del tessuto lo atterri. Ora sei un vendicatore spietato, ti arrotoli il tessuto sulla mano e con un salto schiacci la mano su quell’essere immondo. Sbam!
Il colpo della porta sullo stipite fa trasalire la donna, che si gira di scatto, cellulare in mano e bocca aperta. Il contratto è accartocciato a terra.

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