Perché leggere e rileggere i classici: nove incontri con Enrico Valenzi
I classici letterari sono libri che leggiamo una volta in un periodo della nostra vita e poi continuiamo a ricordarli e a immaginarli ancora nel tempo. Fino a che non sentiamo il desiderio, perfino l’urgenza, di doverli rileggere. Ma perché vogliamo rileggere una storia che sappiamo già come va a finire? Perché le parole che leggiamo in questi libri hanno ogni volta bellezza e valore rinnovati.
In questi incontri cercheremo di riconoscere per ogni classico affrontato le proprietà letterarie che lo rendono tale. Di ogni opera scorreremo la prima pagina per sentire in che modo un classico si presenta subito al cuore e alla mente di chi legge. E vedremo insieme le scene indimenticabili di quei libri per coglierne la musica e carpire i segreti dell’arte letteraria.
Perché leggere e rileggere “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee
Uno dei più grandi classici della letteratura di formazione di tutti i tempi (ancora oggi lettura obbligatoria nelle scuole americane) è senz’altro Il buio oltre la siepe. Pubblicato nel 1960 ebbe un successo immediato e clamoroso, tanto da condizionare la carriera di scrittrice di Harper Lee che non scrisse più nulla. La protagonista che ci racconta la storia è Jean Louise Finch, soprannominata Scout, una bambina di sei anni. Un personaggio che ricorda gli sguardi innocenti ma anche lucidissimi e maturi dei ragazzini dei grandi film del neorealismo italiano (Sciuscià e Ladri di biciclette). Una delle frasi più potenti del libro è diventata un manifesto ideale di quest’opera attualissima, ed è pronunciata da Atticus, padre avvocato della protagonista e difensore nelle cause contro i neri: «Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere in questi casi, ma qualche volta succede».