Questo racconto è stato scritto nell’ambito di un laboratorio di scrittura creativa
“Progetto scuola-lavoro 2022/23”, tenuto presso il Liceo Scientifico Tullio Levi Civita di Roma
dalla Scuola Omero
In un’ampia stanza lussuosa, un uomo che indossava una veste bianca pregiata, decorata da pietre preziose e fili d’oro, stava sdraiato su un divano ornato. In mano reggeva una lampada d’orata, osservandola con curiosità.
Dopo qualche strofinio dal becco dalla lampada uscì una nuvola celeste e luminosa e la stanza si riempì di un’atmosfera magica e misteriosa.
La nuvola si materializzò in un uomo con un bracciale d’oro, i capelli legati e un lungo baffo.
Più che un uomo, sembrava un fantasma; quasi totalmente trasparente e fluttuante sopra la lampada.
Il genio accennò un lieve sorriso e guardò l’uomo sdraiato sul letto. Si inchinò a questo e disse:
«Mio padrone, comanda ciò che vuoi e sarà esaudito.»
«Ma io non ho nessun desiderio da esaudire.»
L’uomo rispose con calma, poi cominciò a osservare il genio che galleggiare davanti a lui.
«Ma come è possibile, tutti hanno dei desideri, mio signore!»
«Caro genio, come vedi sono un re, in questo paese ho tutto ciò che voglio. Di ricchezze? Non ne ho bisogno. Di onori? Ne ho abbastanza. Piuttosto sai cosa mi incuriosisce? I tuoi desideri. Parlamene.»
Il genio si fermò un attimo a pensare.
Non sentendo alcuna risposta, anche il re si mise a riflettere.
Cosa potrebbe piacere a un genio?
Poco dopo il re uscì dalla stanza, dando al servo un comando. Dopo poco un gruppo di servi entrò nella stanza e apparecchiò in gran fretta una tavola ricca di ogni immaginabile leccornia: piatti d’oro e d’argento, infinite varietà di
carni arrosto, fritti, bolliti. Moltissime decorazioni di frutta e verdura, antipasti, e alimenti di vari tipo.
Tutto accade così velocemente che al genio sembrò di assistere a una magia.
«Caro genio, se desideri assaggiare le cose più buone di questo mondo, questo banchetto esaudirà il tuo desiderio.»
Dopo aver detto queste parole il re guardò il genio attendendo la sua risposta, era incuriosito se ciò sarebbe piaciuto ad un genio.
«Grazie per il tuo pensiero, re. Ma io non possono assaggiare il cibo che mangiate voi, e non ho la necessita di mangiare. Hai mai visto per caso qualche fantasma mangiare qualcosa?»
Il re non si demoralizzò e ordinò ai servi di sparecchiare tutto. Poi diede ai servi un nuovo ordine.
Questa volta un gruppo di servi entrò nella stanza portando sulle spalle una lampada d’oro gigante.
«Mio caro genio, credo che questa nuova lampada possa fare al tuo caso. Non mi sembra convenevole abitare tutti i giorni in una lampada piccola come la tua.»
Il re attese con curiosità una reazione dal genio; sperava con questo dono di fare cosa gradita all’amico e soddisfare finalmente un suo desiderio.
Il genio immaginò strofinii intenzionali di lampade giganti e non mani inconsapevoli distrattamente intente a sprigionare un genio dalla lampada. Una volta figuratosi lo scenario, declinò anche la seconda offerta del re.
«Davvero non c’è nulla che ti piaccia o desideri, caro genio?»
Il genio, anch’esso pensieroso, restò per qualche istante perso nei suoi pensieri.
«Qualcosa che davvero desidero, re? Sono millenni che vivo in una lampada ad aspettare che qualcuno mi evochi per poter realizzare i suoi desideri. Ma sa che c’è, mio signore? Ormai mi sento stanco di esaudire desideri e di passare tutto il tempo restante chiuso in una lampada; credo che la sola cosa che desideri sia la libertà: voglio vivere una vita comune come voi, provare i gusti e le emozioni di viaggiare in questo mondo.
Il re cominciò a girare impensierito nella stanza, e ad un tratto si fermò gli era venuta un’idea in mente.
«Allora, mio caro genio, desidero che tu abbia la libertà.»
Dopo le parole del re la lampada si spezzò e il genio fu libero andare.