Di notte

di

Data

Lentamente scese le scale, facevano rumore. Contò tutti i gradini. Erano nove. Poi non sentì più nulla. Rimase come pietrificata. Olivia non riusciva più né a parlare né a gridare. Un racconto di Simone Fiori

Questo racconto è stato scritto nell’ambito di un laboratorio di scrittura creativa
“Progetto scuola-lavoro 2022/23”, tenuto presso il Liceo Scientifico Tullio Levi Civita di Roma
dalla Scuola Omero

 

 

Lentamente scese le scale, anch’esse facevano rumore. Contò tutti i gradini. Erano nove. Poi non sentì più nulla. Rimase come pietrificata. Olivia non riusciva più né a parlare né a gridare. Sentì un tale avvicinarsi. Le sfiorò prima la gamba e poi il braccio; toccò la branda più volte facendola vibrare e provocando un rumore metallico; poi le sussurrò qualcosa all’orecchio, e quella voce non le apparve nuova. Sentiva che la sua vita fosse appesa a un filo. In un breve lasso di tempo pensò che non avrebbe più rivisto la sua famiglia e i suoi amici, che non avrebbe mai portato a termine gli innumerevoli progetti fatti nella sua giovane età: finire la scuola, andare all’università, partire per un viaggio con la sua migliore amica… Chiuse gli occhi, mentre le lacrime dello spavento scendevano pesantemente sulle sue guance. Il buio era totale. Poi il silenzio si interruppe. La voce flebile e tremante dell’uomo disse: «Ciao Olivia, ti ricordi di me? Su, fai uno sforzo… Possibile che tu mi abbia già dimenticato?».
L’uomo si interruppe e tra i due cadde il silenzio. Lei ne approfittò per allontanarsi: salì frettolosamente le scale e uscì fuori dall’abitazione. Il respiro era affannoso e dovette fermarsi un attimo per riprendere fiato. Ne era sicura, quella voce l’aveva già sentita, la conosceva.
Ma sì, era Oscar, un ragazzo semplice e introverso che abitava dalle sue parti. Sempre schivo, passava gran parte delle sue giornate chiuso in camera sua. Un giorno di primavera non tornò a casa e la famiglia chiamò la polizia. Non riuscirono mai a ritrovarlo.

«Oscar, sei tu?»
«Allora mi riconosci? Ma non sono più Oscar, non più.»
«Cosa dici? Ti abbiamo cercato dappertutto, è passato così tanto tempo… Oscar!»
«Stai lontana.»

Olivia vide due canini lunghi disegnare un sorriso inquieto sul volto di quello che un giorno era un suo amico. Guardandolo meglio non trovò alcuna traccia del giovane Oscar e si spaventò. D’istinto sfilò un coltello dalla guaina di Oscar e lo affondò sul suo petto. Cadde un lungo silenzio tra i due e il ragazzo si accasciò a terra.
Lei prese a correre, raggiunse la statale e chiese aiuto alle macchine che le sfrecciavano di fronte. Una di queste si fermò, la soccorse e la riaccompagnò a casa.
L’indomani, come sempre, Olivia prese la borsa e uscì per tempo, ma questa volta in sole, bruciandole il volto, la costrinse a tornare a casa.
«Dio mio, Olivia. Ma come sei pallida?» disse sua madre.

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