Poi ha un’idea: punta l’indice su una stella e ruota il pollice e il medio, come a girare una serratura. Apre così un varco per raggiungere una stella blu che ha attirato la sua attenzione.
Una maestra ha detto a Milo che nello spazio non si respira, perché non c’è aria e Milo le ha dato ragione, non ci aveva mai pensato prima.
Ma allora come si fa a viaggiare nello spazio – le chiede.
Chi ci va usa le astronavi, altrimenti non puoi respirare.
Ma io non ho una nave, risponde allora alla maestra. Lei gli mostra una piccola figurina cartone. Puoi farne una così, da solo.
Appena tornato a casa, Milo va subito dove mamma e papà buttano la carta cercando del cartoncino spesso. Lo usa per costruire una piccola astronave, così da poter andare anche lui a visitare lo spazio.
Quando ha finito, solleva la figurina di cartone, rombando. Ruota la mano, trema ed entra nel varco spaziale. Trema di nuovo e ne esce, di fronte alla stella blu.
Decide all’improvviso di visitare quella stella. Così punta il muso della figurina nella sua direzione e sente che la velocità aumenta. Perde un’ala, perde anche l’altra, ma non si ferma, finché non raggiunge quel puntino lontano. La velocità diventa sempre più critica e la nave trema sempre di più, mentre la stella diventa un pianeta.
Sempre più vicino, sempre più vicino… sussurra, tenendo saldamente la figurina di cartoncino.
Salta, infine, fuori dalla cabina e apre il paracadute, un piccolo rettangolo di stoffa bucata. Con l’altra mano getta via la nave: non gli serve più. Cade sempre più giù, finché non rimbalza sulla superficie: un piccolo salto con due dita ed è arrivato.
Ma subito si stufa perché vuole vedere altro. Così muove due dita e salta sulla stella vicina. Traccia una circonferenza per intercettarne un’altra e poi ancora cambia.
Milo fissa la mano puntata contro al cielo e capisce che usare una nave di cartone è lo stesso che usare le dita. Dopo pochi secondi, abbassa il braccio.
Milo non fa più figurine di cartone e non alza più le dita al cielo. Continua tuttavia a osservare il cielo e a raccontarsi storie. Milo racconta queste storie anche ai suoi amici, a scuola, ma loro non gli credono più. Non credono che ci sia una stella blu.
Milo è sdraiato sul suo letto e guarda il soffitto malinconico perché l’indomani si trasferirà molto lontano per cominciare l’università. Si alza dal letto nel buio della stanza, allunga una mano verso il comodino, urta qualcosa e sente un tonfo. Dopo aver acceso la luce, Milo vede che è uno di quei libri sullo spazio che gli leggevano sempre i suoi genitori. In copertina c’è un cielo stellato. Molti anni prima aveva colorato una di quelle stelle di un bellissimo blu. Apre lentamente la finestra e guarda verso il cielo. Gli sembra che sia passato così poco tempo.
L’aria della sera che entra dalla finestra è fredda e a Milo da fastidio. Si allunga verso il bracciolo del divano, alla sua sinistra, per afferrare il telecomando. Poi, chiude la finestra.
Milo non guarda più il cielo da tempo, allo stesso modo non pensa alla stella blu, non sa da quando ha smesso di farlo. Ora si distrae con altri pensieri, il lavoro, i figli, la moglie. Non ha tempo di fantasticare su certe cose, ha bisogno di essere pratico, veloce, produttivo. Soltanto alla sera gli rimane qualche momento libero e lui lo usa per guardare la tv, lasciando che siano altri a immaginare per lui. A Milo basta abbracciare sua moglie sul divano, in silenzio.
Accende la tv e mette su Focus. Vede una fitta foresta, è notte e c’è neve ovunque. La percorre velocemente finché gli alberi non si aprono in una radura, completamente bianca. Non c’è nessun suono, se non il rumore di passi e di neve che viene schiacciata. La Via Lattea è perfettamente visibile e la sua luce si riflette silenziosa sul manto di neve. Sullo schermo compare la scritta Univers – Eau de Parfum. Milo scuote la testa e comincia a leggere distrattamente il programma della serata.
Ora Milo è solo perché anche il suo figlio più piccolo ha preso casa e si è trasferito. Le cicale cantano e lui è seduto su una sedia a dondolo sul balcone di casa sua. Osserva assorto la luce blu del lampione di fronte e le ombre delle falene che in controluce sbattono tra loro e contro il palo stesso. Allunga la mano, convinto di poterne afferrare qualcuna, ma quando il braccio è teso vede che il lampione è troppo lontano. Nota incuriosito che è più piccolo del palmo aperto. Gli basterebbe chiudere il pugno per afferrare non solo il lampione, ma anche tutte le falene. Seguendo quel richiamo, prende una manciata di falene e molti raggi blu. Non appena la mano è chiusa, il lampione si spegne.
Pochi istanti dopo Milo sente qualcosa di tiepido pulsare all’interno della sua mano. Osserva a lungo il pugno stretto prima di allentare le dita e, quando lo fa, una luce blu si libera, alzandosi verso il cielo e guidando il suo sguardo.
Milo alza gli occhi alle stelle dopo molto tempo e vede il puntino luminoso sfumare, proprio sulla sua stella blu. Aveva quasi dimenticato quella stella, e vederla ancora ferma dove l’aveva lasciata gli procura una profonda sensazione di serenità. Alza la mano al cielo e apre un varco.