Enfasi e tormento

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Esiste nel dialetto qualcosa di inafferrabile per la lingua italiana. Enfasi e tormento. È quel campanello che fa rumore in una stanza ben riassettata. È un guizzo improvvisato non solo di una parola, ma della stessa idea di parola.

Esiste nel dialetto qualcosa di inafferrabile per la lingua italiana. Enfasi e tormento. È quel campanello che fa rumore in una stanza ben riassettata. È un guizzo improvvisato non solo di una parola, ma della stessa idea di parola. È un impeto. È un’energia poco facile da domare. È un modo di pensare e non solo di comunicare. È un modo di scrivere quando quell’impeto lo richiede, quando al guizzo pizzicato urge palesarsi, quando la stanza, la lingua, il nostro modo di pensare vengono messi sottosopra. Ridefiniti. Enfasi. E tormento.

 

Questa settimana i nostri allievi pizzicano con audacia le loro storie…

Italo custodiva un segreto. A partire dal primo innamoramento adolescenziale aveva avvertito una sorta di fenomeno visivo che riguardava il viso della ragazza che lo affascinava. L’immagine che percepiva era come iperrealista, catturava i minimi particolari del volto, ma senza alterarne le proporzioni… Rossana Carta tratteggia un mondo dove si può “vedere” solo a patto di “sentire”.

Giacomo cenava all’osteria quasi tutte le sere. Beveva un mezzo di rosso e due grappini, qualche volta anche tre. Mangiava polpette, würstel, crauti, minestrone, gnocchi con gulasch; calamari fritti al venerdì. Quando la moglie era viva non ci andava quasi mai… Nora Babutri incede sulla neve attraverso gli scarponi di un uomo pronto a un cambio di passo.

La luce al neon è perfettamente in tono con la vernice del corrimano, non trovi?
Oltre il vetro del negozio osservo un’infinità di strumenti a corde. Non c’è alcun ordine nella disposizione: sono appesi in modo da stringersi il più possibile gli uni con gli altri, accavallandosi malamente e facendo a gara tra loro per essere guardati. La luce verde si riflette da una superficie all’altra, illumina la vetrina, esce dal negozio e mi colpisce in viso… Alice Frisinghelli si addentra in paesaggi urbani antropomorfizzati.

A cinquant’anni compiuti Marianna prese la decisione di rifarsi il naso. Aveva scoperto di averlo storto a circa sedici anni. A rivelarglielo era stato Mauro Bellocco, un suo compagno di scuola. Chiacchieravano uno di fronte all’altra quando lui si era interrotto, aveva puntato uno sguardo beffardo in mezzo al suo viso, e aveva ghignato: «Ti sei accorta che hai il naso storto? Ti pende a destra!»… Maria Cristina Angeleri interroga uno specchio che forse ha da rivelare molto più di un’immagine.

Apre gli occhi. È nel letto, infilato sotto le coperte che l’hanno tenuto al caldo tutta la notte. Guarda il soffitto. Bianco, con qualche macchia di muffa qua e là. Prova ad alzare la testa. È pesante. Le orecchie gli rimbombano. Sembrano piene di ovatta. Gli odori non sono presenti. Nulla gli sembra essere presente, tranne la luce del sole, così arancione e rossa, tenue. Fredda… Francesco Sciascia irrompe in uno stallo esistenziale alla ricerca di un nuovo equilibrio.

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