Whisky doppio

di

Data

Illustrazione di Agrin Amedì
Il pub si presentava esattamente come lo aveva lasciato la sera prima. Vecchio, semivuoto e con le luci soffuse. Una volta entrato si levò il cappotto e si avvicinò al bancone. Il proprietario poggiò un bicchiere davanti a lui e cominciò a versargli del whisky.

Il pub si presentava esattamente come lo aveva lasciato la sera prima. Vecchio, semivuoto e con le luci soffuse. Una volta entrato si levò il cappotto e si avvicinò al bancone. Il proprietario poggiò un bicchiere davanti a lui e cominciò a versargli del whisky. Mentre versava, l’uomo gli fece cenno di farlo doppio.
«Più pensieri del solito stasera, eh?», disse il proprietario.
«Versa e basta», rispose l’uomo.
Al suo secondo whisky entrò una ragazza. Era vestita con una maglietta rosa e una gonna verde acqua che arrivava fino a terra. Aveva i capelli biondi lunghissimi ma completamente bagnati, anche se fuori non pioveva e i suoi vestiti erano asciutti. Ordinò qualcosa e si sedette a un tavolo in un angolo. L’uomo non ci fece molto caso, non alzò neanche gli occhi dal bancone e continuò a giocherellare con il suo bicchiere. Dopo un po’ udì qualche nota di piano. Voltandosi, vide la ragazza intenta a suonare il pianoforte del locale. L’uomo avvicinò il bicchiere alla bocca e la ragazza cominciò a cantare. La sua voce era particolare, non si poteva definire in maniera chiara. Era eterea, e creava un senso di sospensione. Un brivido percorse la schiena dell’uomo al bancone. E anche se non riusciva a comprendere le parole di qual canto – che sembrava non appartenere a questo mondo -, aveva come la sensazione che quelle parole fossero state scritte proprio per lui.
Restò immobile per qualche secondo con il bicchiere poggiato sulle labbra, non bevve più. Lo posò sul bancone e tornò a guardare la ragazza, i suoi capelli biondi, le sue dita danzanti sui tasti. Osservò la sua bocca aprirsi e chiudersi, e sentì le sue parole entrargli dentro: lo scuotevano nel profondo, come se lei stesse suonando dentro di lui.
Fu un attimo, poi non vide più nulla. Intorno a lui il pub era svanito. Le mura, i tavoli, le sedie, il bancone… Ora era su una spiaggia da cui si allungava un pontile bianco sul mare. Conosceva quel posto, l’aveva già visto. C’era già stato. Le onde si infrangevano sulla sabbia. Vide una donna, e insieme a lei una bambina. Le aveva già viste, le conosceva. le due figure cominciarono lentamente a dissolversi. Cercò di raggiungerle, ma il corpo era bloccato. Le onde continuavano ad arrivare e ad andare via; metronomo di un tempo infinito. Ritraendosi lasciavano un po’ della loro schiuma sulla sabbia; le bollicine che la formavano cominciarono poi a volare e a prendere forma. Divennero una donna. Una ragazza. La ragazza del pianoforte, in piedi, con gli occhi chiusi che cantava. Non toccava terra, era sospesa sopra la sabbia ed emanava una luce candida. Quando lei aprì gli occhi, l’uomo sentì il cuore esplodergli nel petto. Lei lo guardò, porgendogli una mano. Lo sollevò dolcemente da terra, facendolo fluttuare insieme a lei. L’uomo si sentì in pace come non lo era ormai da lunghi anni, da quando sua moglie e sua figlia volarono via, oltre il pontile. Poi, d’improvviso, la ragazza si lanciò in picchiata nel mare. Lo trascinò giù fino a una grotta e gli indicò dove guardare. Lui vide la donna e la bambina che aveva visto prima sulla spiaggia; vide sua moglie e sua figlia. In quel momento, al di fuori del tempo, quell’uomo sentì tutto quello che un uomo non avrebbe mai potuto sentire nel corso di una vita intera. Avvertì il senso della sua vita, il senso della vita di ogni uomo in quel momento, in quel canto.

Riaperti gli occhi vide il proprietario scuoterlo.
«Finalmente ti sei svegliato. Muoviti che voglio andarmene a casa.»
«Dov’è la ragazza? Dov’è?», rispose l’uomo.
«Chi? Quella del piano? Se ne è andata e se è per questo non mi ha neanche…»
L’uomo non lasciò finire di parlare, ma si alzò di corsa senza neanche prendere il cappotto uscì dal pub. In piedi, sul marciapiede, si guardò intorno ma non vide nulla. Sentì però, in lontananza, un canto. Sentì il canto della ragazza e lo inseguì correndo per il porto illuminato dalla luna fino al pontile, dove in fondo ad esso trovò i vestiti della ragazza. Il canto proveniva dal mare, sentiva la ragazza chiamarlo e intonare la sua canzone per lui. L’uomo non ci pensò su e si tuffò. Cominciò a nuotare e continuò, seguendo il canto della ragazza, di sua moglie, di sua figlia, della luna…
E non tornò mai più.

Ultime
Pubblicazioni

Sfoglia
MagO'