Tornavo qui ogni giorno, senza che mancasse mai la voglia di farlo. Era la prima cosa a cui pensavo appena sveglio. Tutti i vestiti che indossavo erano scelti per arrivare qui, tutte le volte che infilavo le scarpe era per camminare fino a qui. Qui è una vecchia casa abbandonata, fatta di finestre senza vetri, muri senza intonaco e tavolini senza sedie. Qui il mondo se ne è andato. Le persone che ci avevano vissuto avevano smesso di tornarci. Esattamente come Marta. Anche lei, un giorno, aveva smesso di tornare. Le persone chissà perché smettono di tornare nei posti. Qui non ci tornava più nessuno. Sarà che s’era fatto brutto e la gente s’era stancato di vederlo? Oppure la gente si era stancata di vederlo e il posto s’era fatto brutto? Marta si era stancata di vedermi perché ero diventato brutto, o ero diventato brutto perché Marta s’era stancata di vedermi? Qui ci tornavo ogni giorno e non mi stancavo, anche se questa casa s’era fatta brutta. Ma qui un giorno era bello, sicuramente bello. Si vede dalla maniglia dorata delle porte, dalle decorazioni a fiori blu dei vecchi piatti sulle credenze senza sportelli. Le persone qui un tempo ci stavano bene, ma le persone si stancano pure delle cose che fanno stare bene. Marta con me stava bene, non lo dico io, lo dicevano tutti a vederci. Ma le persone le cose belle non le sanno tenere. Le persone non sanno ritornare. Qui io ci torno sempre, ogni giorno, io qui ci sto bene, io le cose belle le so tenere. Ogni mattina scelgo i vestiti per venire qui. Marta un giorno aveva una lunga gonna viola con sopra una maglietta di un verde molto scuro, spento. Non stavano affatto bene. Le persone si stancano di scegliere i vestiti, le persone si stancano di voler bene alle persone. Mi siedo sempre a terra quando arrivo, di fianco al tavolino, come se le sedie ci fossero ancora. Io non mi stanco delle cose, siedo sulle cose che una volta c’erano, perché devono pur restare da qualche parte, anche se non le vediamo più. Marta una volta c’era. Le persone potrebbero tornare, ma non vogliono. Qui le persone ci volevano tornare ma poi hanno smesso pure di volerlo. Le persone si stancano, si fanno vecchie. Io mi faccio vecchio ma non mi stanco. Marta, invece, pareva non farsi vecchia mai. Anzi, sembrava che la pelle invece di raggrinzirsi avesse preso a stendersi, a ripulirsi. Vecchia proprio Marta non ci diventava. Si faceva solo più distante, ogni giorno. Marta s’era fatta così piccola che qui avrebbe trovato tanti posti in cui nascondersi. C’è una tazzina di caffè, senza manico, dove sarebbe stata bene. Ma Marta non è rimasta neppure lì. Non sta più nelle cose, Marta. Ma prima c’era, c’era tanto. Era alta come queste mura. Aveva gli occhi blu come quei fiori sui piatti e uno sguardo senza vetri. Marta usciva di casa la mattina con i vestiti colorati scelti accuratamente. Li tirava fuori tutti, li posava sul suo letto e ci pensava. Ci pensava sempre. È importante pensare alle cose. A tutte le cose. Io a Marta ci penso, non mi stanco. Ma non sono io ad essere forte, non ci vuole tanto a pensare alle cose. Chissà perché le persone perdono la forza di pensare. Perdono la forza di ritornare. Si fanno vecchie. Anche l’armadio della camera da letto s’è fatto vecchio. È brutto e usurato, ma non è stanco. Potrei portarci tutti i miei vestiti e non si romperebbe. Ogni tanto ci vado a poggiare la giacca che a Marta piaceva tanto. Perché quell’armadio non cede, è forte. È vecchio e forte. C’è ancora, è solo cambiato. Le persone non sanno che si può cambiare anche continuando a restare. Basta scegliere i vestiti giusti ogni volta.
Marta la sera ritornava. Marta aveva tanti di quei vestiti, ma alla fine metteva sempre quella maglietta verde scuro. Forse, mentre si stava rimpicciolendo, quella era l’unica cosa che ancora le stava bene. Pensavo sarebbe tornata ogni giorno. Ma le persone proprio non sanno ritornare. Le persone smettono di fare le cose. Le persone smettono di amare.
Io Marta la amo.
Dopo proverò guardare nei bicchieri che sono sul tavolino. Chissà perché a cercare lì non ci ho mai pensato.