Non ricordo più da quanti anni io e Renato viviamo insieme, probabilmente da sempre. La nostra è un’unione simbiotica anche se all’inizio e per tanti anni solo io sono stata consapevole di questa nostra relazione. Renato aveva mostrato fin da subito delle buone potenzialità, ma per i primi venti, venticinque anni nessuno era stato a conoscenza della mia esistenza, men che meno Renato stesso. Anzi, ogni tanto quando con gli amici o con suo fratello Carmine si accennava anche solo all’idea di una mia presenza visiva, Renato andava su tutte le furie e minacciava soluzioni radicali al limite del grottesco.
La verità è che Renato non aveva mai preso in considerazione una mia eventuale presenza nella sua vita, in famiglia tutti erano dotati di una folta capigliatura, compreso suo fratello Carmine e l’idea che lui fosse l’unico maschio di casa ad avere la chierica, beh questo era una cosa che non poteva proprio accettare.
Un giorno però ormai stanca di rimanere sempre nascosta decisi di fare capolino dallo specchio del bagno. Era un bel pomeriggio di metà luglio e Renato era riuscito ad ottenere, dopo un lungo corteggiamento, un appuntamento con Giulia, la ragazza più bella che avesse mai incontrato in vita sua, almeno così aveva raccontato tutto orgoglioso a suo fratello Carmine. A me sembrava una buona occasione per uscire allo scoperto, ormai mi ero sistemata comodamente e dalla posizione privilegiata in cui stavo, avrei potuto anch’io ammirare la bellezza di Giulia. Renato non fu molto entusiasta della mia apparizione anzi, iniziò a strattonarmi con colpi di spazzola sicuri ed energici coprendomi con una quantità di capelli tale da non permettermi di vedere nulla. Non soddisfatto del risultato con una mossa inaspettata Renato mi soffocò con una quantità di lacca che quasi mi tolse il respiro e mi costrinse ad una provvisoria ritirata. Del primo appuntamento con Giulia non ricordo molto, ero troppo offesa per com’ero stata trattata e le settimane seguenti furono per me un vero dramma. Stava nascendo una storia tra i due e secondo Renato la mia presenza era fuori luogo. Con l’aiuto di suo fratello Carmine, Renato mise in campo l’artiglieria pesante cercando di eliminarmi con quintali di lacca, gel e cera per capelli modellabile. Nonostante questi tentativi di avvelenarmi però ormai il dado era tratto, io stavo prendendo sempre più consapevolezza di me stessa e dell’unione indissolubile che esisteva tra me e Renato.
Devo ammettere che durante i primi mesi della relazione con Giulia, Renato utilizzò tanta fantasia e diversi stratagemmi per occultare la mia presenza agli occhi della sua amata. Approfittando della stagione estiva fece incetta di bandane di tutti i colori e fantasie e anche quando arrivò la stagione fredda utilizzò tutti i modelli possibili di copricapo, dal berretto da baseball con il logo della sua squadra del cuore allo zuccotto di lana fino ad indossare una coppola un po’ retrò dal tessuto tartan. Certo nei momenti d’intimità non poteva presentarsi nudo con un cappello in testa, ma Renato confidava nell’aiuto del buio e delle luci soffuse che si sa, creano sempre un’atmosfera molto intima. Io da parte mia soffrivo un gran caldo nascosta com’ero da strati di cappelletti di lana e zuccotti di pile ed ero molto amareggiata, speravo che Renato avrebbe apprezzato la nostra unione indissolubile anche perché avevo tutte le carte in regola, pelle liscia e dalla forma armonica, come Giulia ero praticamente perfetta.
Anche la sua fidanzata aveva iniziato ad intuire con il passare dei mesi che per Renato quella stempiatura profonda e quella chioma che stava iniziando ad essere sempre più rada erano un vero complesso fisico, ma a lei la mia presenza non la intimoriva per nulla, anzi! Ogni tanto provava anche ad accarezzarmi con i suoi polpastrelli così morbidi e setosi che io dall’emozione arrossivo in un baleno. Renato però non gradiva proprio essere toccato in quel punto per lui così dolente così Giulia ogni volta che provava a sfiorarmi e a sfiorare anche solo l’argomento, Renato si ritraeva come una tartaruga nel suo guscio.
Un giorno di primavera stanco di vederlo armeggiare con cera modellabile, lacca e phon suo fratello Carmine propose a Renato di prenotare un appuntamento nel nuovo salone di barbiere aperto nel loro quartiere. Il volantino che aveva preso dalla cassetta delle lettere prometteva tagli alla moda hispter anche per chi soffriva di calvizie incipiente. Renato appena vide scritto la parola calvizie iniziò a sbraitare e ad inveire contro tutti e tutto soprattutto contro suo fratello Carmine e la sua capigliatura folta e rigogliosa. Per tutta risposta decise quindi di prenotare un appuntamento si, ma al centro specializzato in caduta dei capelli, il migliore che si potesse trovare in città. Io non dimenticherò mai quel pomeriggio di metà maggio. L’esperto di capelli visitando Renato mi punzecchiò per oltre un’ora in più parti, per analizzare lo spessore della mia pelle e capire se era adatta ad un autotrapianto. Non ero mai stata così ferita in vita mia, Renato non mi voleva nella sua vita ed era capace di ricorrere a tutto di pur cancellarmi dalla sua testa. Il dolore per l’umiliazione ricevuta si trasformò in uno sfogo cutaneo talmente profondo che l’esperto dei capelli decretò che la testa di Renato non era adatta al trapianto di capelli.
Le settimane seguenti furono di vera depressione per me che ormai avevo perso ogni speranza di essere accettata e per Renato che cadde in un buco nero di solitudine e frustrazione. Quando ormai avevo perso la speranza di vivere felicemente questa unione simbiotica con Renato, Giulia disse una frase che avrebbe ridato dignità alla mia esistenza. Era un pomeriggio di metà luglio e i due fidanzati stavano andando al mare in macchina per festeggiare il primo anniversario del loro primo appuntamento. Tra una canzone romantica e un tormentone estivo la speaker della radio lesse una notizia secondo cui una ricerca sociologica dimostrava che le donne preferivano gli uomini calvi. “È ovvio” disse Giulia “sono più sexy e virili”. Renato non poteva credere alle sue orecchie: senza pensarci due volte fermò la macchina ed entrò nel primo negozio utile per comprare un rasoio elettrico. Arrivati al mare chiudendosi nel bagno dello stabilimento balneare, Renato decise di dare un taglio ai suoi complessi, alle sue paranoie e a quella vita fatta di troppa lacca e troppi cappelli. Io da parte mia appena sentii il suono del rasoio elettrico mi spaventai a morte e mi ritrassi come meglio potevo mentre quella macchinetta dal rumore infernale si avvicinava sempre di più verso di me. Ehi, un momento Renato non ce l’aveva però con me! Sta tagliando tutti i suoi capelli, quelli che per mesi mi avevano soffocato, appiccicosi com’erano di lacca e cera modellabile. Ah che liberazione fu per me quel pomeriggio! Finalmente vedevo il mondo senza essere coperta da nulla: zero capelli e niente cappelli. Potevo godere a pieni pori della brezza marina, delle onde che mi bagnavano la pelle, del sole che mi faceva arrossire e del profumo della salsedine che si posò su di me come una leggera rugiada. Finalmente potevamo vivere la nostra unione simbiotica alla luce del sole, Renato non si vergognava più di me e dalle carezze e dai baci che mi diede Giulia quel giorno al mare capii che anche lei mi trovava perfetta.