Sono qui. Da sola, in piedi, di fronte allo specchio.
Lui è sempre stato lì, a raccogliere il meglio e il peggio di me. Una fredda superficie rilucente al centro della casa che spia, da tanto tempo, ogni attimo della mia vita.
Osservo la donna che mi sta fissando.
Allora allungo una mano e lascio scivolare le dita sul suo viso.
Mi sporgo in una dimensione temporale che mi provoca un senso di vertigine.
– Eh…- mi dice quella – così è pericoloso…
– Cosa? – rispondo io
– Pericoloso, pericoloso… – ribatte lei
La guardo senza parlare. È un’estranea che si è insinuata senza essere stata invitata e che sfugge al mio controllo. Non ho capito dove andrà a parare…e questo mi fa paura.
– Chi sei? – provo a dire
– Secondo te? – fa lei
Scruto a fondo nei suoi occhi e mi pare di vedere un luccichio nelle pupille.
– Da dove viene la luce che si vede nelle tue pupille? – azzardo io
– Da me. Al mio interno lavora una bobina che avvolge la pellicola di un film che si proietta da tanti anni.
– Tanti anni? – ripeto io, con la voce che trema un po’
Ho paura di andare avanti. Non so se me la sento di fare altre domande. Vorrei non essermi fermata davanti a quello specchio.
– Somigli molto a me – dico io
– Somiglio molto a te? Sicura? – ribatte lei mentre mi fissa con occhi indagatori
– Allora – le chiedo, cercando di mantenere un tono più distaccato possibile – questo film…parla di me, immagino. Quanto è lungo?
– Fa’ la domanda per bene – mi riprende lei, gelida
E il tono che ha appena usato è come una rasoiata in pieno corpo. E’ una lama tagliente che si fa strada su mani, piedi, gambe, addome, testa, lasciandosi dietro profonde lingue rosse.
La rabbia che provo è come una pellicola trasparente che mi avvolge e mi toglie il respiro.
Raccolgo una gran quantità di saliva all’interno della bocca, cercando di spremere al massimo le ghiandole che stanno sotto la lingua e convoglio il tutto al centro del cavo orale poi spingo con forza verso l’immagine riflessa allo specchio, andando a scaraventare uno sputo proprio al centro della sua fronte. Lei rimane lì, immobile, con lo sputo che le cola sugli occhi. Muta. L’ho colta di sorpresa.
– Non mi aspettavo una reazione di questo genere – dice
– E io non mi aspettavo che qualcuno potesse parlare della mia vita o della mia morte con così poca grazia. Per il futuro, se vuoi evitare altri sputi, esprimiti con maggior rispetto quando parli della vita delle persone.
– La prosciiiiimaaaa vooooltaaaa esciprimiti… – fa lei, per scimmiottare quello che ho appena detto
Secondo sputo nella sua direzione. E stavolta, mentre sputo, atteggio la bocca a ghigno malefico. Sono soddisfatta perché lei, adesso, è veramente annichilita. Il suo viso, allo specchio, è completamente coperto di saliva. La sua immagine quasi non si vede più.
– Allora, che te ne pare? – dico io, battendo velocemente le ciglia e accompagnando il tutto con un sorriso ebete. Mi sento subito meglio.
– Ti avevo avvisata – risponde lei, il viso ancora coperto di saliva trasparente
– Di cosa stai parlando? – faccio io, seccata
– È pericoloso guardare lo specchio in un certo modo… – dice lei, e stavolta è seria, quasi malinconica
Vado in cucina. Quando ritorno in una mano tengo uno scottex e nell’altra uno spray per pulire lo specchio. Guardo l’immagine e comincio a strofinare dolcemente, senza fretta.
– Vedi – dico alla donna che mi guarda dallo specchio con uno sguardo pieno di meraviglia – non mi fa paura il tempo che passa, anzi, la vita finora mi ha trattata bene
– Lo so – fa lei, seria, e mentre parla non riesce a trattenere le lacrime
Sento il cuore che rallenta il battito. Alzo lo sguardo verso lo specchio. Con delicatezza cerco di asciugare il pianto della donna che mi sta fissando. Poi chiudo gli occhi e mi lascio avvolgere da un cielo pieno di stelle.