Le meduse e le cagne

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Certe volte convincere qualcuno a cambiare rotta per le vacanze è veramente difficile. Un racconto comico.

 

Ci vediamo come al solito in piazza. Saverio mi aspetta poggiato allo scooter, io arrivo a piedi.
‒ Ciao.
‒ Ciao. Che facciamo?
‒ Come la vedi una birra?
‒ Non lo so. Due passi?
Saverio mi guarda strano. Una Peroni come minimo ce la facciamo quasi sempre. Per essere costretti a passaggiare dobbiamo stare proprio proprio senza soldi.
‒ Vabbè. – E ce ne andiamo ai giardinetti. È tutto infervorato, parla un po’ di corsa:
‒ Oggi ho comprato un costume.
‒ Com’è? – gli chiedo.
‒ Rosso e nero, pensa. Slip. Mi fa il pacco tutto in avanti. Stavolta no, eh. Stavolta almeno una tedesca si deve immolare.
‒ Ah sì? Bello.
‒ Eh, già. L’ho preso sotto da me. Tu già l’hai comprato? Ti ci porto.
‒ Ancora non l’ho preso. Oggi sono stato tutto il giorno a letto con Carola. Le ho detto che partiamo e lei ha detto che si organizza con tre amiche sue.
‒ Che fanno?
‒ Non lo so. Del resto non lo sanno neanche loro, oggi hanno cominciato a telefonarsi. Ma al mare non ci vanno. A proposito… hai saputo della voce che gira?
‒ No. Che?
‒ Dice che quest’anno il Mediterraneo sarà invaso da meduse. Una cosa mai vista.
‒ E chi l’ha detto?
‒ Boh. Internet. Invece pare che va tanto l’Europa Centrale. Valli a capire.
Saverio sta zitto finalmente, l’ho spaventato. Camminiamo un po’ così, pensando lui all’Elba, io alla settimana trascorsa. Poi ricomincia, si sapeva che sarbbe tornato all’attacco:
‒ Certo quella birretta forse ci stava bene…
‒ È vero, però senti che bell’aria… e poi si chiacchiera in pace, no?
‒ Senti… ma tu ci credi?
‒ A che?
‒ Ermanno. Cosa mi hai appena detto? Alla storia delle meduse, no? Ci credi?
‒ E che ne so? Mica leggo le carte io.
‒ Guarda che se è vero ci salta l’Elba. L’abbiamo programmata da mesi.
‒ Ma adesso è aprile, che ne sanno. Mi pare presto… vediamo, no?
A questo punto grida. Grida solo come un pazzo di notte nei giardinetti.
‒ Ermanno. L’Elba è un’isola. Se la circondano le meduse a ferragosto sarà un motorio. Ti rendi conto?
‒ Calma. Andremo in piscina. E il sole non sarà mica coperto dalle meduse.
Allora ha gridato più forte.
‒ Ermanno. Domani dobbiamo prenotare.
‒ Ho capito. Cerchiamo di ragionare.
Alza ancora la voce.
‒ Ragionare? Siamo amici da sedici anni. Ermanno, lo sai. Io sono vergine.
‒ Bravo. Così adesso lo sanno fino ai condomini. E per inciso, sanno che quello vergine non è Ermanno.
Tace. Taccio. Fuma.
‒ Ce l’hai una sigaretta?
‒ All’Elba compratele però. – E sorride.
Squilla il mio telefonino, mi allontano di pochi passi. È Carola, vorrei non rispondere ma non mi è concesso.
‒ Pronto, amore.
‒ Hai risolto?
‒ Come va?
‒ Ermanno, guarda che dove stai, stai, ti trovo. Hai risolto?
‒ Quasi. Stiamo parlando di mare.
‒ Te lo ripeto per l’ultima volta. Tu all’Elba non ci vai. Tu vieni a Praga con me, soldi o non soldi. Se poi Saverio l’amico tuo vuole venire può sempre farlo. Tutto chiaro?
‒ Ma se lo sai che ormai mi nego anche le sigarette. Solo un po’ di elasticità…
‒ Non devo ricordarti di lunedì, no?
Quando le avevo detto che sarei partito con Saverio per l’Elba, simulando uno slancio di affetto mi aveva afferrato i testicoli in una morsa ineludile limitandosi a dire:
‒ Che fai tu? – Al mio silenzio la presa aveva cominciato a stringersi con lenta progressione mentre lei fissandomi aspettava la mia risposta. Aveva quindi aggiunto:
‒ Non sono io che non te la darò più. Sarai tu impossibilitato ad averla. Rifletti prima di parlare.
Non ne ho avuto bisogno.
‒ Veniamo a Praga con voi.
Ha le mani grandi, Carola.
E ora la telefonata. Mi marca stretto:
‒ Ecco. Se ancora non sa del cambio di destinazione, faglielo sapere. Ciao.
‒ Aspetta. Non attaccare.
‒ Che vuoi?
‒ Chi viene a Praga?
‒ Clara, Beatrice e forse Adele.
‒ Ma ti porti i cessi. Te li scegli.
‒ Viene chi viene. E sono amiche mie. Pensa a quello sfigato di Saverio. A proposito, dove sei?
‒ Al parco.
‒ Speravi non prendesse il telefonino? Te l’ho detto che ti trovo. Ciao.
Stavolta ha attaccato proprio. Torno da Saverio che è curioso.
‒ Che dice Carola?
‒ Hanno trovato, vanno a Praga.
‒ Con chi?
‒ Clara, Beatrice e forse Adele. Te le ricordi?
‒ Porcoggiuda, i cessi. Almeno con quelle sei sicuro che Carola non ti tradisce. E chi si avvicina… chi oserebbe mai.
Io improvviso:
‒ Può darsi. Se non le conosci.
‒ Cosa ‘se non le conosci’?
In una frazione di secondo la piccola luce nell’angolo più sperduto della mia mente diventa una cometa che comincio a seguire.
‒ Se non le conosci. Punto. Carola mi dice cose…
‒ Cosa cose?
‒ Pare siano un po’ sul tipo …cagne.
‒ Come cagne?
‒ Diciamo… infoiate.
‒ Cagne infoiate?
‒ Così dice Carola. – Sto giocando sempre più sporco, ma quando ci sono di mezzo i testicoli…
‒ Ma scusa, Carola ne parla così?
‒ No. Ma quando ha sentito la mia versione colloquiale non ha eccepito.
‒ Quindi cagne infoiate…
‒ Diciamolo pure. Ma in confidenza.
‒ Tre.
‒ No, due. Adele è ancora in forse.
Ancora una volta Saverio tace. Fa così lui quando deve raccogliere le idee, e io lo lascio fare.
‒ Ermanno, ma tu ci partiresti con Carola?
‒ Perchè?
‒ No, pensavo, se l’Elba è a rischio…
‒ Lo so. Ma se poi la storia delle meduse si rivela una leggenda?
‒ Io ho ventiquattro anni. Ho solo bisogno di una femmina. Che me ne frega se è la meglio tedesca dell’Elba o la peggio italiana di Praga… la chiameresti Carola?
‒ La chiamo?

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