I Viaggi di Ulisse e la felicità

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Sono stata rapita da una musica commovente, che mi ha trasformata per una sera in una viaggiatrice curiosa, affamata di conoscenza, con la voglia di farmi incantare dalle sirene

Dopo la serata al Goethe-Institut, ho continuato a riflettere su cosa fosse la felicità e qual è, se c’è, il nesso con la lettura, la scrittura, l’arte in genere e chiaramente con l’amore.

Poi sono andata a vedere Viaggi di Ulisse, il concerto di Piovani all’Eliseo; all’improvviso tutto è diventato chiaro. (Almeno per ora)

Sono stata rapita da una musica commovente, che mi ha trasformata per una sera in una viaggiatrice curiosa, affamata di conoscenza, con la voglia di farmi incantare dalle sirene e di lasciarmi guidare dalla fascinazione della scoperta.

Non ho avuto più bisogno di niente. Quella era una promessa di felicità.

I versi di Omero, affidati agli attori in video,  si alternano al dialogo incessante tra sax, violoncello, mandoloncello, flauti,  percussioni, tastiere, fisarmonica, pianoforte, contrabbasso e clarinetto,  che restituiscono l’emozione del viaggio, senza allontanarsi mai dalla potenza dell’immaginazione.

La dolcezza sensuale delle immagini di Milo Manara mi ha tolto ogni paura fino a trasformarmi nell’Ulisse di Omero, poi nelle Sirene,  poi nella Molly Bloom di Joyce.

Il volto di Piovani mentre diventa una sola cosa con la sua musica, è un’altra promessa di felicità.

Allora ho capito e mi sono detta che per me, assistere all’inizio di un atto creativo, qualunque esso sia,  è la cosa che più assomiglia alla felicità.

Prima che il tuo essere si abitui a perecepire una musica, a sentire o scrivere dei versi, a guardare un paesaggio,  all’amore di un altro, per un attimo, lo stesso attimo  che svela la scoperta, puoi sentire profondamente la felicità.

Quello che avviene prima e dopo, forse ne contiene la promessa.

A un certo punto, ecco che Ulisse affidato da Piovani e Manara al volto di Pier Paolo Pasolini, fa tappa a Napoli e ci viene restituito in video, nei versi in lingua, dalla talentuosissima Chiara Baffi.

Qui la promessa, diventa di nuovo felicità.

Ma non per tutti:  due signore impellicciate, sedute dietro di me e amanti della ciarla da platea, lamentano l’incomprensibilità del napoletano.

Ho pensato a cosa avrebbe detto Massimo Troisi e mi è venuto da sorridere. Poi mi sono detta che ediventemente la loro promessa di felicità è in un altrove diverso dal mio, almeno per stasera.

Il concerto del maestro Piovani è un vero atto d’amore e tu torni a casa e hai voglia di riprendere in mano la vita di Ulisse, le poesie di Saba, le canzoni di Dalla e anche di pensare in modo diverso alla Siepe tanto cara a Leopardi ma anche a quella della piccola Scout.

E se Omero non avesse mai scritto? Quante promesse di felicità avrei perso?

E se nessuno scrivesse più, quanti potenziali Omero potremmo perdere?

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