Pif cercò di atterrare con l’astronave direttamente sul Millennium Bridge proprio mentre il Big Ben scoccava la mezzanotte.
L’oggetto volante non ben identificato zigzagava nel cielo londinese irradiando una luce fluorescente dalle piccole fessure che lo circondavano.
“Mum, mum!” iniziò a gridare Kelly alla finestra della sua camera “c’è un UFO che sta sorvolando il fiume!”
“Ma che dici? Devi smetterla con queste fantasie! Torna a dormire che svegli tuo padre!”
Pif poteva essere definito un adolescente galattico e, come tutti gli adolescenti che si rispettino, già da qualche tempo era diventato ribelle. Quella volta si era allontanato dalla sua galassia senza permesso e zac! si era ritrovato all’interno dell’atmosfera terrestre senza rendersene conto. Gli avevano detto cento volte di non allontanarsi da solo, che l’universo poteva nascondere mille pericoli.
Apparteneva alla razza degli Astronomix, abitanti incontrastati del PIANETA INVISIBILE, i quali avevano un aspetto da alieno classico: un bel testone, occhi grandi e rotondi, dita affusolate. Erano superintelligenti. Cervello ipertecnologico. Ben otto sensi! La loro particolarità era poter assumere qualsiasi aspetto: un oggetto, un vegetale e, addirittura, un essere vivente di qualsiasi tipo e razza. In un nanosecondo programmavano una lingua, ricordi, sentimenti; creavano un essere completo insomma.
Pif era finalmente riuscito ad atterrare. Nel frattempo, Kelly si era calata dalla finestra, come faceva sin da bambina, e aveva seguito la scia dell’astronave.
Si avvicinò con un certo timore e sentì dei rumori provenire dall’interno – giusto il tempo perché Pif attuasse la programmazione umana. Ne uscì un fusto di ragazzo: alto, muscoli al punto giusto, capelli biondo platino.
Il disco volante, dopo pochi minuti, scomparve dalla loro vista.
Che razza di alieno è mai questo?
Il tipo si volse di scatto emettendo degli strani suoni, come quando ci si sintonizza su una radio locale.
“Ehm, ehm…” emise lei con inquieto imbarazzo “Sa… salve…. io sono Kelly.”
L’alieno si avvicinò provando per la prima volta una certa emozione. In fondo era il primo essere umano che incontrava.
“Io sono Pif.”
Occhi di un blu intenso. Sorriso splendente a sessantacinque denti. Non per niente, la programmazione scelta era il top della razza.
Kelly, dal canto suo, si difendeva: piuttosto piccola ma ben fatta, i lunghi capelli castani lisci sulle spalle, gli occhi neri a mandorla nel viso chiaro. Si vergognava solo del pigiama azzurro con le papere gialle con cui era uscita in tutta fretta.
I due si sedettero sui gradini della National Gallery scortati dalle statue dei leoni di Trafalgar Square, illuminata a tratti dai lampioni vittoriani e, per tutta la notte, si raccontarono la loro storia.
Pif le confidò che alcuni abitanti del Pianeta Invisibile avrebbero potuto rimanere per sempre con le nuove sembianze nel Pianeta di Accoglienza, ma lui era stato destinato ad altro. Doveva unirsi a Zephila per la continuazione della razza.
“No,ti prego! Rimani qui per sempre! Potremmo viaggiare, scoprire il mond…”
“Mi dispiace, vorrei tanto, ma proprio non posso. Devo rientrare il prima possibile.. Ho già disubbidito alla legge Zeta: “Non allontanarsi dal Pianeta almeno fino all’Età Superiore.”
“E dimmi, tu…. sei maggiorenne?”
“Non ancora. Ho appena 116 anni … e mezzo.”
Kelly avvertì una sensazione di disagio. Solo in quel momento si rese conto di essere in presenza di un vero extraterrestre e della più strana specie.
“Prima di partire, devi venire con me!”
L’alieno dai capelli di platino la seguì su per il castagno con un salto felino e VIA dentro la finestra della camera.
“Ascolta, ascolta ‘sto pezzo fighissimo! Tieni le cuffie… Che ne pensi?”
Il brano dei One Directions iniziò a rintronargli a tutto volume nelle orecchie.
“Sono i miei preferiti!”emise un gridolino di eccitazione indicando un poster gigantesco della Boy Band più famosa del momento.
Pif, dopo appena pochi minuti, tentò di sbarazzarsi delle cuffie ma Kelly gli bloccò il polso e lo convinse che per essere davvero cool era necessario avere un bel tatuaggio.
“Ci penso io. Ho qui tutto l’occorrente!”
Così, gli porse il braccio ma, quando l’ago gli penetrò la pelle, un urlo straziante rischiò di svegliare tutto il vicinato.
Una piccola stella fu impressa sul polso del malcapitato, ma il tempo passava inesorabile e i due si affrettarono giù per le scale scricchiolanti fino alla cucina.
Certo che fatica vivere sulla Terra!
“Just sit down!”
La ragazza tirò fuori uova e pancetta che iniziò a sfrigolare nell’olio bollente.
“Questo si chiama bacon!”
Era così eccitato all’idea di assaggiare cibo terrestre, invece delle solite pillole liofilizzate! Chiuse gli occhi per concentrarsi meglio e appena assaggiò il primo boccone, ne assaporò il gusto salato e leggermente piccante.
Però… niente male!
“Adesso, devi provare un’altra cosa, l’ultima.Te lo prometto!”
“Che cosa?”
Kelly si avvicinò senza timore. Lo strinse a sé e gli schioccò un bel bacio, iniziativa che non avrebbe mai preso con un terrestre.
Lui avvertì una strana sensazione di umido e morbido che non gli dispiacque affatto.
“B A C I O” sussurrò con lo stesso tono di E.T. nell’omonimo film e si riavvicinò alla ragazza, baciandola più volte appoggiato alle briciole dell’English breakfast.
I circuiti di Pif dovevano essere in tilt, perché continuava a ripetere AMORE in tutte le lingue del mondo: LOVE, AMOUR, AMOR….
“Ehm, Pif sei in ritardo!”
Difatti, le luci dell’alba stavano per illuminare il cielo a giorno e non c’era più tempo da perdere.
“Addio Kelly. Quando sarò più grande ritornerò e, magari, rimarrò per sempre.”
Dicono tutti così
Quindi, utilizzò l’opzione TELETRASPORTO e scomparve improvvisamente attraverso la parete.
Il tempo passava ed ogni sera Kelly si affacciava alla finestra sperando che un giorno Pif sarebbe tornato da lei.
Aveva conosciuto altri ragazzi a a scuola, ma sempre si ricordava di quel meraviglioso alieno del Pianeta Invisibile. Qualche volta pensava che fosse stato solo un sogno.
Quella sera si infilò sotto le coperte decisa ad addormentarsi ma la pioggia iniziò a battere a ritmo costante sul davanzale. Improvvisamente, ebbe come un presentimento.
Si alzò di scatto, aprì la finestra e scrutò il cielo strizzando gli occhi bagnati dalla pioggia.
Nell’oscurità Kelly intravide una luce zigzagare a pochi metri. Era fluorescente con piccole luci a intermittenza tutt’intorno.
“Pif!”
La ragazza si precipitò in strada di fronte al disco volante dal quale ne uscì il solito fusto, cresciuto di qualche anno, con una barba incolta che la fece subito impazzire.
Lei si avvicinò a Pif a braccia aperte in attesa di uno di quei baci galattici che aspettava da così tanto tempo.
Lui le sorrise e, visibilmente innamorato, le disse: “Salve, Kelly! Per caso, hai mica ancora del BACON?”