La Casa Gigante con gli Animali

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Non è giusto, però! Perché i grandi possono rimangiarsi le promesse? Ma l’uomo nero per loro non c’è mai? Io volevo andarci allo zoo! Ci sono i leoni, le giraffe, le scimmie, gli elefanti, i leopardi e le scimmie più grosse! E invece niente. Pomeriggio pizzoso a casa dei nonni…

Non è giusto, però! Perché i grandi possono rimangiarsi le promesse? Ma l’uomo nero per loro non c’è mai?

Io volevo andarci allo zoo!

Ci sono i leoni, le giraffe, le scimmie, gli elefanti, i leopardi e le scimmie più grosse! E invece niente.

Pomeriggio pizzoso a casa dei nonni…

Ah, ma ora gliela faccio vedere io. Tanto per cominciare, non saluto la nonna, e non gli dico grazie quando mi da’ i biscotti. Voglio proprio vedere, allora. E poi mangio con la bocca aperta. E poi mi sa anche che scappo di casa, ecco. E non torno più, nemmeno da grande, che avrò una casa gigante che ci entrano tutti gli animali, anche le scimmie grosse. E quando mi chiederanno di entrare a vederli, dirò “prometto che ve le faccio vedere” e invece non lo faccio. Tanto sarò grande e le promesse non contano.

 

Uffa! Niente è andato come volevo. Che non ho salutato la nonna neanche se ne sono accorti, e quando non l’ho ringraziata, dopo i biscotti, la nonna ci è rimasta male, e mi dispiaciuto, perché la colpa e di mamma e papà, e lei non c’entra, e i biscotti erano buoni, che li ha pure fatti lei. Così poi grazie gliel’ho detto e lei ha sorriso ed è stata contenta. Allora ho pensato che potevo scappare. Tanto succede sempre che mentre papà e nonno si guardano le partite, mamma va di là a fumarsi una sigaretta con la nonna che gli parla di gente del quartiere morta. Ma la porta era chiusa con la chiave. Non vale così!

Devo pensare a qualcos’altro.

Oggi a scuola ho chiesto a Oreste. Oreste è il mio compagno di banco e il mio migliore amico. Lui dice che quando vuole vendicarsi usa le caccole. Le appiccica sulle cose delle persone, le strofina sui loro vestiti quando non vedono, le mette sul mangiare, sempre quando non vedono. Non lo so. Sono sicuro che funziona, ma mi fa un po’ schifo. Oreste fa tante volte cose che mi fanno schifo. Divertenti, però. Sennò dice pure di dirgli che mi piacciono i maschi. Questa cosa non la capisco. Nemmeno Oreste, ma dice che suo padre si arrabbia sempre se ai maschi piacciono i maschi. No, meglio di no. Poi vorrebbe dire che allora mi piacciono le femmine. E a me le femmine fanno schifo. Più delle caccole.

Poi ho avuto una bella idea. Quando usciamo si fa sempre un gran casino e ci lasciano correre fuori dal cancello. Allora ho pensato che oggi prendo e vado verso la strada, proprio quando passa una macchina. Non mi faccio mettere sotto, ma loro ci devono credere. Così si prendono un bello spavento e poi piangono, perché pensano che è morto il figlio tanto buono che hanno, e nemmeno l’hanno portato allo zoo.

 

All’ora della campanella le maestre ci hanno messo in fila come sempre, e io zitto ripensavo al piano. Ma non tanto zitto, che sennò si accorgevano. Come nei film di spie che quello che ha il passaporto falso, se si preoccupa, suda e lo arrestano. Oreste, però, ha rovinato tutto. Lui sapeva del piano e si è messo a chiedermi se poteva aiutarmi facendo questo o quello.  E ogni volta che finiva, mi faceva l’occhiolino. Così, Serena, che è una femmina della mia classe che stava dietro di noi in fila, si è messa a fare un mucchio di domande, e quello scemo di Oreste invece di stare zitto ha preso a dire che era una cosa importante e segreta in cui io e lui avremmo rischiato la vita. Che stupido! Serena, come tutte le femmine, voleva sapere tutto il piano e ha detto che se non glielo raccontavamo diceva tutto alle maestre. Per fortuna che intanto ci avevano già fatto uscire nel cortile. Già vedevo Papà fuori dal cancello. Così, quando le maestre ci hanno detto che potevamo andare, sono partito come un razzo con tutti gli altri. Oreste non lo vedevo più ma lo sentivo da dietro che mi diceva “Aspettami! Aspettami!”. Io intanto correvo furbo verso papà. Furbo, perché all’inizio andavo verso di lui, ma appena mi sono trovato vicino alle macchine parcheggiate, zac! Mi ci sono infilato velocissimo per arrivare alla strada. Mi sono girato per vedere che papà non mi stesse seguendo e ho visto Oreste dal cortile farmi il pollice in su mentre bloccava Serena. Ho guardato in strada e c’era una macchina. Allora mi sono buttato in mezzo. Però, ecco, mi vergogno, perché non è da maschi, ma a vedere la macchina che mi veniva incontro, ho avuto tanta paura. Per il piano adesso dovevo spostarmi e tornare indietro, ma non riuscivo a pensare a niente. Vedevo solo la macchina diventare sempre più grande e sentivo papà gridare “Marcoooo!”. Poi è diventato tutto buio.

Mi sono svegliato che stavo sdraiato su un letto di ospedale e accanto a me c’erano mamma, papà e altre persone. Una era un dottore perché portava il camice bianco, mentre le altre erano Serena con sua mamma. Io mi sentivo rimbambito come quando lo zio mi ha fatto provare il limoncello a natale. Mamma e papà erano felici e arrabbiati. Felici perché stavo bene e il dottore ha detto che è stata solo una leggera botta, arrabbiati perché non si capiva perché avessi fatto una stupidata simile, facendo anche prendere un colpo alla mamma di Serena, che mi aveva visto sbucare di botto e meno male che era riuscita a frenare. Poi, visto che mi sono ripreso e stavo bene, sono andati con la mamma di Serena a offrirgli un caffè e mi hanno lasciato lì col dottore e Serena. Lei mi guardava fisso fisso. Poi, parlando piano per farsi sentire solo da me, mi ha chiesto se questa era la cosa segreta che diceva Oreste. Io le ho detto di sì e lei mi ha detto che non capiva, e allora io gli ho spiegato della promessa e dello zoo. Serena ha fatto uno sguardo strano e mi ha detto che anche lei piaceva tanto lo zoo, e che suo papà ce la portava sempre prima che lasciasse la sua mamma. Ma che storie! Tuo papà non può lasciare la tua mamma. Sono sposati. E’ una promessa pure quella. Anzi, è la più promessa di tutte. E lei mi ha guardato da stupido, e poi mi ha detto che sono uno stupido e non mi ha più parlato.

Siamo andati via dall’ospedale che era già notte. In macchina io stavo dietro sdraiato mentre loro davanti. Mi piace stare così, perché così vedo le luci gialle dei lampioni passare e sembra di essere su una nave spaziale. Mamma e papà stavano in silenzio. Io ripensavo a Serena e a quello che diceva di suo papà. Ma come? Allora le promesse dei grandi non valgono nemmeno per i grandi? Nemmeno le promesse promessissime? Nemmeno quelle con la mano sul cuore? Ma come si fa? Come si capisce se una persona è buona e dice la verità?

Sentivo mamma e papà parlare. Non erano più arrabbiati e parlavano piano piano. Ho pensato che pure a loro avranno detto tante promesse che non sono state mantenute. Se il mondo è così, allora non è colpa loro e io non voglio fare lo stupido. Anzi, è l’ultima volta che mi faccio dire stupido da una femmina, ecco.

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