Al primo sguardo non si nota mai. Per essere precisi occorre dire che non si vede proprio; bisogna voler andare oltre la fugace occhiata e porre invece molta attenzione perché si riveli. Il sig. Aldo è un invisibile. Avete presente? Quel tipo alto più o meno il giusto per stare nella media; già giovane ma non ancora anziano; con lo stomaco prospiciente, quasi un petto carenato da pennuto, e le gambe invece magre che danno ai signori di quell’età la silhouette d’un tordo. Che altro ancora? Quello che non si siede sull’autobus perché comunque lascerebbe il posto a qualcun’altro, e così vela pudicamente anche la sua cortesia; che parla soltanto se interpellato, ma sa inanellare parole e ragionamenti che incantano chi, interessato a qualcos’altro oltre il querulo e superando il chiocciare della voce, è disposto a lasciarsi incantare. Quello che racconta poco di sé e quel poco è giocato tra autoironia ed elusione e vi lascia l’impressione che faccia qualcosa di interessante che non riuscite però a saper ridire; che da sempre occupa lo spazio in penombra della foto di gruppo della II C dal quale viene fatto emergere dal suo anti-tipo, il loquace e garrulo, maniaco ossessivo dell’incasellamento umano che non si fa mai i cazzi suoi.
Il 12 giugno, alle 11 del mattino il sig. Aldo sta indugiando tra l’edicola e la cassa del Mottagrill, progettato da Melchiorre Bega uno dei più importanti esponenti nazionali del razionalismo in architettura – ma questo il sig. Aldo non lo sa –, nell’area di servizio Cantagallo Est dell’A1, uno dei simboli del boom economico e della modernità in Italia – questo il sig. Aldo lo percepisce ma non ha motivo di renderlo coscientemente esplicito –, inaugurata il 29 aprile del 1961, con solenne benedizione da Giacomo Lercaro, Cardinale di Bologna alla presenza tra gli altri anche di Giovanni Elkan, sottosegretario alla pubblica istruzione, e il cui ristorante ha servito anche Sofia Loren e lo Scià di Persia – questi due ultimi particolari mondani sono stati discrezionalmente selezionati, tra i tantissimi altri possibili, dall’autore: giudicate voi se per sfoggio erudito oppure per completezza d’informazione –.
È lì a comprare preservativi. Ogni paio di mesi il sig. Aldo trova l’occasione di fare un viaggio in auto – indovinate un po’?: una Fiat Tipo DGT 1.4 grigia. Il primo modello rivaleggiava con le Golf, ma è fuori produzione dal ’95 – dalle parti di Bologna e si ferma nell’Area di servizio Cantagallo Est per farne scorta. Con una frequenza abbastanza regolare negli ultimi 4 o 5 anni che, evidentemente, è calibrata sui fabbisogni del ménage e concordata con la sua signora. Dagli accenni fatti all’indole comportamentale del sig. Aldo magari si sarebbe potuta inferire, per il necessario espletamento delle pulsioni libidinose, una dedizione solitaria alle manipolazioni onanistiche; oppure, dal motivo e dalla frequenza delle fermate all’area di servizio si sarebbero potute inferire, sempre per i necessari espletamenti dichiarati, frequentazioni meretricie. Invece no. Esiste una persona che soddisfa le condizioni di senso comune per essere chiamata la signora di Aldo; per praticità la battezziamo sig. Marta. La sig. Marta non è un’invisibile, è una elusa. Avete presente? Quel tipo di ragazze prima e signore poi, con interessi e passioni molto particolari, al limite dell’esoterico, che la sanno sempre più lunga di voi e parlano con la esse sibilante, che hanno l’energia fanatica capace di abbattere ogni resistenza, che vanno bene a scuola e che una volta impiegate si dicono le uniche responsabili al lavoro, che si invaghiscono della persona sbagliata tormentandola di attenzioni fino all’inevitabile e stremato rifiuto del malcapitato, rifiuto che viene poi rielaborato attraverso la trasformazione dei primigeni messaggi d’amore in feroci maledizioni. Insomma quel tipo di persone che si tende ad eludere, qualche volta proprio scacciandole come tafani molesti, perché non comprendono che se tu giri la testa, non le saluti e affretti il passo è perché non ce la fai a reggere il loro profluvio autocentrato. Ecco, la sig.ra Marta è così.
Ma ora torniamo alla storia perché dire qualcosa della sig.ra Marta serviva soltanto a lumeggiare il milieuesistenziale del sig. Aldo e non a far procedere il racconto. Dunque il sig. Aldo è lì tra l’edicola e la cassa, vuol comprare i preservativi, ma sta indugiando. Ora, i motivi dell’indugio possono essere ascritti a fattori interni, cosiddetti strutturali, oppure a fattori esterni, accidentali. Cioè ad una anomalia nel sistema di considerazioni fondanti e di prescrizioni comportamentali che il sig. Aldo si è dato per potersi procacciare quel determinato bene strumentale necessario al suo ménage; oppure ad un evento verificatosi in maniera del tutto imprevedibile proprio lì e proprio allora.
Un rapido sommario dei fattori interni non mostra crisi di sistema. Infatti, rimane ben ferma l’intenzione del sig. Aldo e della sig.ra Marta di non concepire, ma avendone sperimentati i benefici, anche quella di continuare il temperato esercizio sessuale secondo il ragionevole programma che implicitamente hanno definito. Avendo dunque ormai allontanato l’idea dell’astinenza, per debellare la vis generandi delle loro copule, hanno deciso di ricorrere a ciò che l’evidenza scientifica consiglia rifuggendo le concentrazioni amatorie nei periodi indicati infertili dall’Ogino-Knaus, anche perché la realtà probabilistica con loro non ha mai funzionato nel senso auspicato, e rifuggendo anche il coitus interruptus che, per via di una certa rapidità eiaculatoria di lui e di una certa lentezza orgasmatica di lei, renderebbe entrambi precocemente scontenti dopo le fatiche per disporre i loro impacciati corpi nudi all’intimità. Il preservativo dunque.
L’area di servizio Cantagallo dell’A1 continua ad essere il migliore dei luoghi possibile dove acquistare preservativi. Il sig. Aldo è giunto alla conclusione combinando l’osservazione empirica e il ragionamento deduttivo. Ha scartato da subito l’idea della farmacia sotto casa, che avrebbe avuto l’indubbio vantaggio della praticità, perché compagno di liceo della dottoressa Marisa, la farmacista, di cui era stato platonicamente innamorato. Non poteva certo provocare il corto circuito tra l’iperuranio e perfetto mondo delle idee, fondamento ontologico che si rappresentava in Marisa, e il concreto mondo del sensibile abitato da lui e dai suoi impulsi lubrichi con la richiesta così materiale di un pacchetto di preservativi. Aveva seguito con interesse il comparire dei distributori automatici, ma era stato dissuaso dall’utilizzarli un po’ per una generica diffidenza verso i congegni automatici – chissà da quanto è lì il prodotto e i danni che potrebbero aver causato il caldo torrido e il freddo glaciale; e chissà che non mi dia il resto – e un po’ per la loro localizzazione. Nelle zone d’ombra dei benzinai, tra le pompe e l’autolavaggio, c’era sempre qualche giovinastro che armeggiava d’aspiratore, sbatteva tappetini o passava la cera al cofano dell’auto: evoluzione interessante del comportamento umano in epoca di motorizzazione diffusa per la quale è il maschio a curare la nettezza del talamo. Attorno ai distributori automatici di preservativi collocati vicino ai bagni della stazione ferroviaria e vicino ai tabaccai e, chissà perché anche in prossimità del punto vendita della catena di distribuzione Mondo Bimbo, ci sono le telecamere; vi lascio immaginare come il Sig. Aldo, una vita dedicata a costruirsi l’invisibilità, possa considerare l’essere ripreso, sia pure per pochi fotogrammi e sia pure su un sistema di sicurezza a circuito chiuso, proprio nell’atto di comprare preservativi. Aveva dovuto scartare anche la “migrazione limitrofa”, cioè il recarsi in uno dei paesi o dei piccoli borghi vicini, perché in provincia la rete delle parentela e la cerchia delle conoscenze è ancora ben diffusa e ramificata; e, per motivi in parte sovrapponibili, aveva dovuto escludere anche la “migrazione a medio raggio” cioè quella verso le città interessate dal pendolarismo lavorativo dei suoi concittadini. Cantagallo dunque e lui era a Cantagallo.
Anche la prudenza mimetica, terzo ordine di fattori interni, non mostra segni di crisi e dunque non giustifica l’esitazione. Il sig. Aldo ha indossato il vecchio maglione grigio sferruzzato dalla madre e che ormai non indossa quasi più, ha il giaccone con il bavero alto che, appena appena accostato, gli nasconde metà del viso; inforca gli occhiali d’ordinanza e soprattutto ha, all’anulare sinistro, la fede nuziale. Starà attento a metterla bene in evidenza nel porgere e ritirare il pacchetto, nel proporre la banconota e nel ritirare le monete di resto. Potrebbe questa figura catturare per più di un attimo l’attenzione di una qualsiasi cassiera di autogrill e restare impressa nella sua mente il tempo necessario a divenire engramma? Evidentemente no, del resto la prudenza mimetica del Sig. Aldo, raffinata nel corso di una cinquantina d’anni, altro non è che la facies comportamentale della sua naturale inclinazione all’invisibilità.
Dunque il motivo dell’indugio è in un fattore esterno, accidentale. Altre volte, avendo già individuato la confezione di preservativi da ghermire e prefigurato la successione di atti e gesti per passare il più velocemente possibile dal dispenser alla cassa aveva dovuto fermarsi. Una volta perché sul percorso c’erano due suorine: avrebbe potuto anticiparle alla cassa, con un sorpasso però almeno scortese; inoltre, se la cassiera avesse tracchegiato appena un po’ troppo col resto, avrebbe corso il rischio di sentirsi il loro velo sul collo: proprio mentre, posati sul bancone, i preservativi si rivelavano inequivocabilmente come suo acquisto. Un’altra volta, attraversando a ritroso tutto il settore gastronomia del territorio, era addirittura tornato al bancone del bar e aveva ripreso il caffè: c’era un gruppo di turisti cinesi e ognuno di loro aveva fatto incetta di prodotti improbabili ed ognuno di loro aveva difficoltà con il pagamento. Suorine e cinesi sono accidenti rielaborabili dal suo sistema. Le prime senz’altro erano lì per una qualche ragione divina: imperscrutabile per definizione questa ragione non doveva essere compresa. Bastava rendere il proprio comportamento compatibile con quella. E così fece, il Sig. Aldo. Anche la volta dei cinesi avendo considerato che sono 2 miliardi che hanno un’economia galoppante e che qualche schizzo di ciò potesse capitare anche a Cantagallo.
Ora invece sta lì. Fermo e incapace di connettere ciò che vede con una qualsiasi forma di pensiero e men che mai di reazione. Lì, tra i preservativi e la cassa, c’è il dottor Stefano. Avete presente? Quello che non era il più bravo della classe, ma il più brillante, al limite dello sfacciato. Che rischiava di essere insolente per fare il simpatico e riduceva il rischio di esserlo, insolente, appunto facendolo, il simpatico. Quello un po’ menefreghista e un po’ capobanda. Quello che non è bello secondo i canoni, ma che è un tipo fotogenico. E che nelle foto è sempre al centro. Che aveva impalmato la più bella e che ora le versava gli alimenti comparendo con la sventola creola sulla Porsche Cayenne. Si conserva bene: fisico asciutto quasi atletico, il giusto grado di lampada, il casual di marca. Che ci fa quello lì, a Cantagallo, tra i preservativi e la cassa?
L’ebetudine stuporosa si impadronisce del tutto del Sig. Aldo quando vede la faccia del Sig. Stefano volgersi verso di lui. In rapida, angosciante, carrellata il Sig. Aldo vede ruotare la nuca e comparire l’orecchio destro del Sig. Stefano e poi scintillare l’asta di titanio degli occhiali; ecco l’ordinata peluria delle sopracciglia che contorna nella parte alta l’orbita oculare, la lente di taglio che per un momento espande e rende lattescente il bulbo bianco che poi riprende le sue liquide forme fino a lasciar spazio alla screziatura dell’iride. La paralisi lo prende quando vede riflesso, prima nell’una poi nell’altra pupilla, il suo faccione rotondo. Uno spasmo gli disserra le labbra invece di un sorriso e uno scarto del braccio vorrebbe arrivare a manifestare la palma della mano in un impacciato saluto. Ma si ferma quando vede che il movimento rotatorio della testa del Sig. Stefano continua e che, in ordine inverso rispetto ad un momento fa, l’emicapo sinistro gli presenta ora la stessa carrellata di dettagli anatomici e di particolari della protesi ottica. Trafitto, anzi di più, trapassato. Ignorato, anzi meglio, non percepito proprio. Quante volte è già successo al Sig. Aldo e lo spasmo labbiale può allentarsi e la contrazione brachiale rilasciarsi: non c’è bisogno di sforzare un saluto. E il Sig. Aldo finalmente si ritrova dentro una situazione che conosce, che lo tranquillizza, che risolve l’ebetudine stuporosa. E che, come già qualche altra volta lo trasforma, ora è un trickster che approfitta della sua impercettibilità. In un lampo decide di sfruttare quel meandro cieco del quotidiano che scorre tra la zona in ombra della telecamera di sicurezza, il ravanare della cassiera per distribuire le monete del resto, l’assenza di altri testimoni animali e loquaci e la superficiale figacità degli sguardi quotidiani. Prende una confezione di Settebello classico e la fa scivolare nel cappuccio del parka, disvelando finalmente un valore d’uso della sua crudele guarnizione in pelliccia, del sig. Stefano. Il quale uscendo fa suonare l’allarme, che fa alzare la testa alla cassiera, che fa allargare le braccia al sig. Stefano, che di fronte poi all’evidenza dichiara di non capire come possa essere finita lì, che costringe la cassiera a chiamare la sicurezza, che prego mi segua in direzione dobbiamo stendere il verbale. E quel meandro cieco del quotidiano, senza più nessuno alla cassa dell’Autogrill di Cantagallo diventa un fiume in piena e il Sig. Aldo sfila una confezione di Confortable XL ed un’altra di Tropical: vuol godersi sia la pratica serenità della consuetudine sia l’emozione di una divagazione esotica. Aprendo lo sportello dell’auto il Sig. Aldo ha un luccichio appena percettibile nella porzione più laterale dell’occhio destro. Sente che ce la farà, stasera ce la farà a trovare il tono giusto, dolce ma fermo, per dirglielo alla Sig.ra Marta. Durante l’amplesso le sussurrerà: «Ora girati».