Camera, interno notte.
Luce soffusa, musica soft, indumenti sparsi a terra.
Due corpi sul letto: un uomo e una donna fanno l’amore.
Intreccio di mani, bocche, lingue, respiri affannosi.
Le mani dell’uomo lasciano i fianchi di lei, sostano appena sui seni e salgono ancora, sulle spalle, fino al collo. E qui si fermano. Un istante di troppo.
La bocca di lei contratta in un grido che non riesce a emettere, gli occhi spalancati, gonfi di terrore, il viso infuocato dallo sforzo.
Dettaglio delle vene del collo, sudore, le dita che stringono.
Gli occhi di lui, freddi, glaciali e ora un lampo in quegli occhi, come un coltello che si infilza, un colpo secco e la vita si allontana dai suoi polpastrelli, insieme al respiro di lei che lentamente si placa. Fino a fermarsi. La testa si flette e si accascia su un lato.
Lo sguardo di lui perso nel vuoto.
Silenzio.
Tutto è immobile per un attimo.
– Eeee… Stooop! Ok ne facciamo un’altra! Ale, vieni un momento per favore devo parlarti.
La tensione si scioglie.
Valeria, l’attrice, si alza dal letto, e lo guarda sorridendo.
– Oh, mi hai messo paura, sai? Mentre mi stringevi mi sono detta: Vuoi vedere che mi ammazza sul serio? Sei veramente bravo Ale, davvero!
Una carezza ai capelli e se ne va.
Lui non risponde, lo sguardo sempre fisso davanti a sé. Fatica ad alzarsi, fatica a distogliere lo sguardo da quel punto nel vuoto, fatica a respirare.
– Ale, non male, ma ancora non ci siamo – il regista accanto a lui.
Si scuote, le mani sudate, un dolore appena sotto lo sterno, il cuore che batte in fretta.
– Il tuo personaggio non è un assassino, Ale, e neanche un maniaco. Non uccide perché gli piace, perché ci gode, ma per amore! Quel lampo che ti è passato negli occhi era bello, bellissimo, ma non c’entra niente, capisci?
– Sì, scusami Marco… hai ragione, non so perché l’ho fatto… mi è venuto… avevo le mani al collo… ho sentito… non so come dire…
– Va bene, va bene non ti preoccupare, la scena è difficile, molto difficile. Adesso ti concentri un attimo e quando sei pronto la rifacciamo, ok?
– Facciamola subito, sono bello caldo.
– Perfetto. Signori ricominciamo. Silenzio, per favore! Motore!
– Partito!
– Ciak!
– Ventinove seconda!
– Azione!
Carrello avanti piano, luce soffusa, musica soft, indumenti sparsi a terra.
I corpi nudi sul letto, le mani sul seno e poi più su, sul collo. La bocca contratta di lei, gli occhi spalancati, il viso infuocato. La macchina da presa sulle vene del collo, sudore, le dita che stringono. Gli occhi di lui…
– Stooop! Stop! Stop! Ale non la stringere subito, per dio! Dalle un ultimo sguardo prima di deciderti, un po’ d’amore cazzo!!! Rifacciamo!!!
Ale abbassa gli occhi, evita lo sguardo di Valeria e del resto della troupe, stavolta in silenzio, la tensione non si è sciolta. È sudato. Chiama il trucco. È anche un modo per prendere tempo. Che dura poco.
– Silenzio!–Motore!–Partito!–Ciak!–Ventinove terza!–Azione!
Luce soffusa, carrello lento, i corpi nudi, dettaglio delle mani sul collo, che stringono…
– No, no, nooo!… Stop! Stop! Cinque minuti di pausa, fuori tutti per favore. Ale vieni qui!
La fitta sotto lo sterno, ora fa davvero male. Mentre va da lui, non riesce a guardarlo, la testa bassa, il fiato corto. Vorrebbe non essere lì.
– Ale, Ale ascoltami. Il tuo amore è malato, malato terminale. Il suo corpo è pieno di metastasi. State facendo l’amore perché volete allontanare il dolore, è la vita che trionfa sulla morte quel fare l’amore, lo capisci?
Marco si ferma un attimo, senza smettere di guardarlo severo.
– Sei disperato, il tuo amore morirà fra pochi mesi e prima di morire vivrà un inferno. All’inizio vomito e forti mal di testa, poi difficoltà motorie che si trasformeranno in insensibilità di una parte del corpo. Ogni giorno un po’ di più, fino alla paralisi completa. Il tutto condito da epilessia e dolori diffusi atroci, inaccettabili.
Ale lo guarda fisso, è come in apnea, sembra non ascoltarlo. Insieme al dolore acuto sotto lo sterno, ora sente quello di lei. Un dolore senza speranza, senza riscatto. Marco riprende a parlargli piano, dolcemente. Come a volergli entrare nella testa, come a ipnotizzarlo.
– Lo capisci Ale, capisci tutto quello che ti passa davanti agli occhi mentre le stringi il collo? Io lo devo vedere tutto questo, se non lo vedo la scena perde tutta la sua drammaticità, diventa un omicidio fine a se stesso. E invece tu la uccidi per amore, perché lei non sia costretta a subire quelle atrocità, e togliendole la vita affermi la tua umanità, la tua dignità di uomo, il libero arbitrio, il sacro diritto di scegliere anche la morte, se un uomo lo ritiene giusto. Tutto questo devo vedere nei tuoi occhi. Nel modo in cui le prendi il collo, lo stringi, nel modo in cui la guardi e la uccidi. E io spettatore devo essere dalla tua parte, devo essere lì con te, ad aiutarti a stringere quel collo, devo essere lì con te a ucciderla, perché la amo, perché voglio salvarla.
Si ferma. E lo fissa.
Ale è sconvolto. Quelle parole l’hanno profondamente colpito. È come in uno stato di trance. Adesso sa cosa deve fare. Marco ha ragione. Il suo amore sta morendo.
– E adesso vai Ale, sei un bravissimo attore, hai dentro tutto questo, vai, uccidila e salva il tuo amore! Cominciamo, per favore. Motore!
Il suo amore sta morendo fra atroci tormenti e lui deve evitarle quelle sofferenze, deve salvarla. Lui può aiutarla, può farlo, deve farlo!
– Partito!
Deve pensare al dolore di lei, al corpo che ama, bloccato dalla paralisi.
– Ciak!
Al suo corpo storpiato dalla malattia.
– Ventinove quarta!
A lei in crisi epilettica, la bava alla bocca, gli occhi violentati dal dolore sempre più forte, sempre più inaccettabile.
– Azione!
Luce soffusa, musica soft, due corpi nudi sul letto. Le mani sui seni verso il viso di lei. Lo accolgono, lo accarezzano piano.
La guarda. Il viso diafano, innocente, che verrà offeso e trasformato dal dolore. Sente un brivido corrergli per tutto il corpo, e una calda tenerezza che gli invade il petto, la testa e gli occhi.
– Come sei bella! – le dice sorridendo. Si china su di lei e la bacia. Un bacio leggero, sulle labbra.
Le mani sul collo. Mentre continua a sorriderle. Dolcemente.
Stringe senza sforzo, una pressione costante, senza sbalzi, senza violenza.
Lei ha una leggera contrazione, lo guarda sorpresa, per un attimo sembra resistergli, e allora lui la bacia. Con passione stavolta. Le guance e poi la fronte e gli occhi. Senza smettere di premere. Il corpo su quello di lei a bloccarla.
Lei tenta di sottrarsi a quella stretta, a quell’abbraccio. Si divincola, sempre più violentemente, cerca di urlare ma non ci riesce. Lui continua a stringere implacabile, ma morbido, senza rabbia.
– Ti amo amore mio! – riesce a dirle – ti amo. Ti amerò sempre.
E la stringe. Ancora. E ancora.
Poco alla volta lei smette di scalciare e si placa. Insieme al suo respiro. La testa si flette e si accascia su un lato.
Lui la guarda. E le sorride.
Silenzio.
Lo stop di Marco è un segnale che fa partire un applauso che non si decide a smettere. La troupe è tutto intorno a lui. Complimenti e pacche sulle spalle. Marco gli va incontro e lo abbraccia.
– Sei stato grande! – gli dice.
Ale è frastornato, fatica a uscire dallo stato di coscienza alterato che ha vissuto girando la scena. Cerca Valeria. È stata straordinaria, non avrebbe potuto recitare così, se non fosse stata tanto intensa.
Si volta verso il letto, è ancora lì. La chiama, ma lei non risponde. È immobile, il corpo scomposto, la bocca semiaperta.
La guarda.
Dovrei piangere pensa.
Il dolore sotto lo sterno è completamente sparito. Un senso di benessere lo pervade. Sorride ancora.