Fuoco Amico

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“Non è possibile Luigi che fai sempre gli stessi errori! Quante volte ho detto che nell’intestazione si scrive Egregio dottor luminoso padre Generoso Bretella, ogni tua parola è la poesia più bella!

“Non è possibile Luigi che fai sempre gli stessi errori! Quante volte ho detto che nell’intestazione si scrive Egregio dottor luminoso padre Generoso Bretella, ogni tua parola è la poesia più bella! E no solo cordiali saluti dottor Generoso Bretella. Che poi non sono neppure dottore e la laurea appesa in ufficio l’ho comprata su di una bancarella a Ponte Milvio da un senegalese vu cumprà laureato in ingegneria, pagandola 3€, che dopo l’ho pure fatto arrestare dalla finanza perché non mi aveva fatto lo scontrino”. Ogni volta che Luigi sbagliava qualcosa, il suo capo, il vile Generoso Bretella, lo umiliava pubblicamente: prima lo insultava davanti a tutti i colleghi, costretti a vedere la scena cantando in coro “Luigi è un idiota, non sa sbucciare neanche una carota, non sa suonare il tamburo e la carota se la ficca nel culo”, poi lo faceva denudare lasciandogli solo la cravatta, lo legava ad una sedia a rotelle e lo lanciava come un missile giù per la discesa del Gianicolo, fino a che non andava a schiantarsi contro il ministero dell’istruzione. Per Luigi lo studio associato legalcommercialistagiuslavorista Bretella Cintura, aperto dai due soci Generoso Bretella e Ester Cintura, era diventato un vero inferno, soprattutto da quando Ester Cintura era morta soffocato ingoiando un cocco tutto in un sol colpo, convinto fosse un uovo di pasqua. Luigi, che era sempre stato devoto a Ester Cintura, si era trovato tutti contro e il suo capo non perdeva occasione per riprenderlo per gli errori più assurdi: “Luigi, la carta igienica si usa dal lato destro, no da quello sinistro, adesso la usi di nuovo! Luigi il caffè lo devi girare in senso orario, non in senso antiorario, altrimenti mi confondo con il fuso di Singapore. Adesso vai in Malesia, a tue spese e comprami un orologio e una minorenne! Luigi non devi dimenticarti di comprare le crocchette per il cane Giuppo, altrimenti lui si mangia il tuo pranzo e te ti mangi i portapenne! E devi spalare la sua merda che ieri ha cagato per 18 ore consecutive”. Avrebbe tanto voluto dimettersi Luigi, ma lo stipendio che Bretella gli dava ogni 5 anni per lui era indispensabile per pagarsi sigarette e psicofarmaci: aveva un debito col tabaccofarmacista di svariati milioni di euro e non poteva sempre pagarlo facendo spettacoli di burlesque riempiendo di champagne la tazza del cesso. Dalla morte di Ester Cintura era passato del tempo e ormai Luigi era distrutto psicologicamente: era terrorizzato da Bretella e non dormiva ne mangiava ormai da mesi; ogni volta che vedeva una carota scoppiava a piangere e aveva provato già due volte ad appendersi con la cravatta sul lampadario di casa, e puntualmente aveva distrutto il soffitto.

Quella sera, alle  2 di notte, era rimasto, come sempre, solo in ufficio a sbrigare le faccende amministrative e a dare passate di pece tossica sul pavimento di Bretella, che amava respirare in ufficio l’odore acre dell’asfalto appena disteso. Come sempre, in quelle sere solitarie Luigi, per sognare di avere un amico, aveva messo sciarpa e cappello all’estintore e aveva iniziato a raccontargli la sua vita, mentre spalava la cacca di Giuppo via dalla sua scrivania. “Caro Buonanno, anche questa sera siamo qui da soli. Vuoi un caffè, un tè, della pece fresca? Fortuna che ho te che mi capisci Buonanno, vorrei portarti a fare una passeggiata qualche volta. Ti va? Potremmo andare a Villa Ada, oppure sull’Aventino” “Oppure potremmo andare sul Gianicolo” “no, sul Gianicolo no! Noooo…ma chi ha parlato?”. Luigi terrorizzato si fece cadere la pala dritta sul piede provocandosi una frattura composta, oltre che un bagno di cacca di cane sul pantalone, e si catapultò dietro la scrivania. “Chi c’è, chi ha parlato!”, ripeté. Luigi cacciò appena gli occhietti da dietro la scrivania e vide Buonanno l’estintore muovere il bocchettone sparaschiuma come fosse un muscolo del viso “sono io che ho parlato, Salvatore l’estintore. Chi vuoi che sia stato? Siamo soli come ad un raduno di liceali vergini, porca vacca infame”; Luigi aveva gli occhi sgranati e la bocca aperta “o Dio, ho le allucinazioni, devo aver spalato troppa pece mista a cacca di cane: vedo un estintore che parla e inoltre lo fa pure in maniera piuttosto colorita.” “Luigi, te la togli quella espressione da fesso dal viso? Hai gli occhi di un gufo che ha appena preso un becco nel culo, e con quella bocca aperta sembra che stai aspettando la melanzana di un negro per fargli una pompa. Dai, che sembra che hai visto un fantasma…a proposito di fantasmi, sai chi ho visto nell’aldilà e mi manda a parlarti: Ester Cintura!”. Al nome di Ester Cintura Luigi trasalì “aspetta, chi hai nominato? Ester Cintura? Come fai a conoscerla? L’hai vista in paradiso? E che ti ha detto? E poi scusa … tu non ti chiami Buonanno?” “Povero cretidiota di un avvocatocommercialistagiuslavorista, prima di tutto non mi chiamo Buonanno, ma Salvatore, Salvatore l’estintore. Buonanno è la marca della fabbrica. Buonanno è Dio, e te bestemmi tutti le sere e quindi andrai all’inferno.” “All’inferno? No, quindi non incontrerò ne te ne Ester, perché voi siete in paradiso, vero?” “Ma allora sei veramente più inutile di una mucca senza mammelle. Secondo te io sono un estintore e sono in paradiso? E che spengo, le vampe di quella maiala di Santa Lucia? Sono all’inferno, insieme pure ad Ester Cintura. Ester era un brav’uomo, ma aveva il vizietto di pagare i bambini del coro della chiesa di Santa Orsola per avere in cambio prestazioni sessuali. Secondo te perché andava tutte le domeniche in chiesa, per pregare questa cippa di cazzo?”…“Ester era un uomo? Ma io lo amavo, la amavo…da un punto di vista professionale…” “e si, Ester è un nome da maschio: a lui piaceva vestirsi da donna, ma aveva un cetriolo tra le gambe duro come la torre Eiffel. Vuoi sapere che mi ha detto o no, testa di pomodoro? Si…lo vuoi sapere…secondo te Ester non avrebbe saputo distinguere un cocco da un uovo di pasqua? Si nutriva quasi esclusivamente di uova di ogni genere e Il suo film preferito è Robococ! E’ stato Bretella che ha ricoperto il cocco di cioccolato e poi lo ha offerto ad Ester; lui lo ha ingoiato tutto di un colpo, come era solito fare con le uova di pasqua (e non solo) ed è rimasto soffocato. Non è stato un incidente! E’ stato un omicidio!”. Luigi non poteva credere a quelle parole. Adesso era tutto chiaro! Bretella aveva ucciso Cintura per accaparrarsi tutto lo studio! “E in più, Bretella si tromba anche la moglie di Cintura adesso” disse Salvatore l’estintore. “Ester era sposato? Vabbè, comunque ora non conta più. Devo vendicarlo. Dammi un consiglio Salvatore!”. Salvatore si aggiustò la sciarpa e parlo con tono declaratorio: “semplice, piccola merda senza cielo: hai la pece, hai la cacca di Giuppo, hai una tanica di benzina all’ingresso come ogni buon studio legalcommercialistagiuslavorista che si rispetti…tutto materiale infiammabile. Riempiamo l’ufficio di tutto questo ben di Dio, e domani, quando Bretella rientra e si accende la sua pipa da coglione, qui dentro sarà l’inferno!”. Luigi si mise subito all’opera e in appena 6 ore di lavoro massacrante aveva reso quell’ufficio una bomba ad orologeria. Dopo tanta fatica Luigi si mise a sedere e per rilassarsi accese una sigaretta. In men che non si dica l’ufficio si trasformò in un altoforno; le fiamme avvolsero il pavimento e le pareti e Salvatore l’estintore si rivolse a Luigi con cordialità dicendogli “sei davvero un coglione!!!”. In pochi minuti giunsero i pompieri, e con loro Bretella che dal fondo della strada gridava “Luigi, che diavolo hai combinato, per te quest’anno nessun uovo di pasqua, solo carote, maledetto idiota!”. Luigi vide la scala dei pompieri spaccare i vetri della finestra con su un pompiere che strillava: “usi l’estintore che ha in mano per muoversi tra le fiamme e poi salti sulla scala, la porto in salvo io”. Luigi era paralizzato. Il pompiere provò ad insistere: “usi l’estintore le ho detto!”. “Non posso usarlo, è un mio amico, e gli amici non si usano”. Salvatore l’estintore intervenne “pezzo di imbecille, io mi voglio salvare, se tu vuoi diventare un coglione abbrustolito cazzi tuoi. Lanciami verso la finestra, che ho il paracadute incorporato”. Luigi si mise una chefia e lanciò Salvatore dalla finestra. L’estintore descrisse un arcobaleno di morte lasciando tutti i pompieri a bocca aperta, e raggiunse la strada andandosi a schiantare in pieno sulla testa di Bretella. Il capo del capo di Luigi scoppiò come un fuoco di artificio, con tutti i pezzi di cervello marcio che andarono ad imbrattare l’intero quartiere. Salvatore si schiantò al suolo e cacciò fuori un mare di schiuma da barba e un paracadute bucato. Luigi osservando la scena dall’alto, vedendo il suo amico rantolare al suolo, lanciò un grido disperato “Salvatore, nooooo” e si lanciò dal IV piano aprendo le sue braccia con la grazia di un falco pellegrino. Raggiunse la strada con la velocità di un proiettile e precipitò proprio vicino al suo amico Salvatore. Luigi, disteso ormai senza forze sull’asfalto, guardò alla sua destra il suo ex capo senza testa, poi guardo a sinistra Salvatore; con l’ultimo filo di voce provò a parlagli “Salvatore, lo sai che ci sono più cose in cielo e in terra di quante tu ne possa conoscere. Ora va e racconta la mia storia”. Salvatore guardò Luigi con gli occhi gonfi di paura e la voce rotta dal pianto e disse: “O caro Luigi, è vero che sei in punto di morte, ma te hai meno attività celebrale di un caciocavallo scaduto: sto morendo!!! E poi, che vuoi che racconti, non te l’hanno mai detto? Gli estintori non parlano mica…”

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