Mi amava così tanto che un giorno, su mia espressa richiesta, accettò di farsi piccolo piccolo, arrampicarsi su per il mio corpo, raggiungere la mia bocca e pendere totalmente dalle mie labbra. Una mano la teneva stretta sul labbro superiore, l’altra poggiata ben salda sull’inferiore.
– Qualunque cosa mi chiederai di fare io la farò, sempre – mi disse poi, con voce piuttosto affaticata ma dolce.
Quelle parole furono subito musica per le mie orecchie, e soddisfatta gli carezzai delicatamente con un polpastrello la schiena. Poi stavo per prenderlo tra le dita, poggiarlo a terra e dirgli che poteva tornare alle sue dimensioni normali quando, forse con uno dei suoi maledetti anelli o con un’unghia un po’ lunga, mi tagliò da qualche parte all’interno del labbro inferiore. Credetemi: il dolore fu davvero insopportabile. Ma ve lo giuro! È stato un gesto istintivo! Dettato soltanto dalla rabbia di quei pochi attimi! Figuratevi che l’ho mandato giù senza neanche masticarlo!