Data

Mia madre entrò, proprio nel momento in cui mi accingevo a dare il mio primo bacio ad Hermione, seduta di fianco a me. Ero chinato su di lei, e la sua testa, poco più grande di quella di una Barbie, era affondata contro il palmo della mia mano.

Mia madre entrò, proprio nel momento in cui mi accingevo a dare il mio primo bacio ad Hermione, seduta di fianco a me. Ero chinato su di lei, e la sua testa, poco più grande di quella di una Barbie, era affondata contro il palmo della mia mano. Il suo corpo, nascosto sotto il classico abito nero dei Grifondoro, era leggermente più lungo del mio avambraccio. So che starete pensando, trovatene una della tua altezza, ma a me piaceva lei, in tutta la sua limitatezza. E poi, lei era diversa dalle altre bambole. Lei riusciva a parlare e a muoversi autonomamente.
-Buon compleanno, tesoro!-, esclamò mia madre. -Ecco il tuo regalo, avanti, scartalo-
Nel momento in cui mia madre aprì la porta della cameretta, il mio cuore perse un paio di colpi. Afferrai il regalo con entrambe le mani, e feci un respiro profondo. Hermione divenne di pietra, non parlava mai, non si muoveva mai, quando c’era qualcuno che non fosse il sottoscritto.
Cominciai a scartare. Vedevo pezzi di carta volare qua e là mentre le mie mani aprivano il regalo che avevo ricevuto.
Quando vidi cosa quella buona donna di mia madre mi aveva comprato, il mio cuore perse altri due colpi. Forse tre.
-E’ bellissimo-, dissi timidamente con un lieve sorriso, in attesa che le pulsazioni tornassero ad un ritmo regolare.
-Ti piace? Lo sapevo! Vieni qui, tesoro della mamma-
Mi prese la testa e se la portò alle labbra, che si stamparono con uno schiocco bagnato sulla mia fronte asciutta.
Aprii la confezione e afferrai Harry per il colletto bianco e Ron per la divisa nera.
-Allora, non sono carini?-, chiese mia madre.
-E’ bellissimo-, ripetei io, incapace di pensare.
Nel tardo pomeriggio ci fu la torta. Io avevo tenuto sempre con me Harry, ma soprattutto Ron, non volendo lasciarli soli, di là in camera, con Hermione. Avevo visto tutti i film, e sapevo bene cosa c’era e cosa c’era stato tra Ron e Hermione. Terminato il momento della torta, quando tutti gli ospiti se andarono, entrai nella stanza. Ron era stretto, immobile, nella mia mano destra. Harry, nella sinistra. Feci un passo, chiusi la porta e subito Hermione urlò. Era più uno squittio, che un urlo.
-Harry! Ron!-, disse.
I due urlarono di rimando: -Hermione!-
Dovetti lasciare a terra Harry e Ron e questi andarono subito incontro a Hermione. Si abbracciarono.
A quanto pare, Hermione non era la sola bambola dotata del dono della parola. Un senso di disgusto e di nausea mi afferrò lo stomaco.
-Adesso ti faccio vedere io!-, urlai contro la sua faccia piccola e pallida. Con passo deciso entrai in camera di mia sorella. Aprii un cassetto della scrivania e ne tirai fuori una scatola di pennarelli.
-No, ti prego!-, urlò Ron stretto nella mia mano.
Lo ignorai, e presi il pennarello nero. Tolsi il tappo e con la mano destra avvicinai la punta del pennarello alla sua brutta faccia.
-No! No!-
Ron si dimenava ma la mia mano sinistra lo teneva fermo.
La punta arrivò a destinazione. Con la lingua di fuori per l’eccitazione, cominciai ad andare su e giù. Ron urlava e io andavo.
-Sì-, sospirai in preda alla goduria. Mi morsi le labbra e continuai ad andare. Respirando a fatica, rimisi il pennarello nella scatola, e guardai Ron, che tremava dalla testa ai piedi. La sua faccia non c’era più. Era ora interamente nera. Ron era diventato di colore. Una palla nera con i capelli rossi.
-Fantastico-, dissi sorridendo.
Fui scoperto. Hermione si infuriò così tanto che non mi parlò per giorni. Stavo peggio di prima. Ron fu lavato da mia madre e ora splendeva come nuovo, il bastardo.
Un pomeriggio ero solo a casa. Era passato un mese dal giorno del mio compleanno, e Hermione aveva scelto l’amore per Ron. Da settimane ormai ero inappetente, e non riuscivo più a dormire.
Mi recai nella mia camera in punta di piedi. Hermione era poggiata sul mio letto, su un fianco, e non poteva vedermi. Ron sedeva vicino ad Harry, contro il muro a un angolo della stanza.
Stavano parlando. Senza farmi vedere, tesi l’orecchio e origliai.
-Ron, hai dato la tua bacchetta ad Hermione?-
-No, non che io ricordi-
-Sei sicuro? Lei è una tipa sveglia, ne capisce di bacchette. Forse l’hai data a lei, e hai dimenticato di avergliela data-
-Può darsi, ma non ne sono sicuro. Non credi che mi ricorderei se dessi la mia bacchetta a una tipa come Hermione? Voglio dire, sarei in pensiero tutto il tempo, non trovi? Ne ha maneggiate così tante, che avrei paura di ricevere una critica. Magari scopre che non funziona come si deve e io che figura ci faccio? Lo sai che è molto critica, riguardo a ciò-
-Sì, hai ragione, Ron, ma può darsi lo stesso che l’hai data a lei e ora non te ne ricordi perché ha funzionato a dovere ed è andato tutto bene-
-No, ti ripeto, credo che mi ricorderei se dessi la mia bacchetta a una come Hermione-
Ciò mi bastò. Uscii allo scoperto.
-Ciao-, dissi. -Ron, io so dov’è la tua bacchetta-
Ron sgranò gli occhi. -Davvero?-, chiese stupito. Non aveva più paura di me, sapeva di essere intoccabile per via di Hermione.
-Sì. E’ di là, ti ci porto, se vuoi-
Presi Ron per la vita e lo portai in bagno con me. Chiusi la porta a chiave.
-Dov’è?-, chiese lui.
Io lo osservai attentamente.
-Allora, dov’è?-, mi incalzò Ron.
Si accorse che c’era qualcosa che non andava nel mio sguardo. Cominciò ad urlare.
-Aiuto! Aiuto!-
-Silenzio-, gli dissi io. Gli strinsi la faccia con la mano. Sentivo il suo alito caldo contro la pelle sudata del mio palmo.
-Adesso sei finito-, dissi a bassa voce.
Mi abbassai i pantaloni e le mutande. Mi diressi con calma verso il gabinetto. Guardai l’acqua che giaceva in fondo, guardai Ron, poi di nuovo l’acqua. Allungai la mano nella quale stringevo la testa calda di Ron fin sopra il gabinetto. Poi l’aprii. Ron cadde con un tonfo nella piscinetta del gabinetto, qualche goccia d’acqua schizzò sulla tavoletta. Io lo guardai ancora per un ultimo istante, infine mi sedetti.
-No!!-, urlava Ron di terrore.
Presi un bel po’ d’aria. Dopo una manciata di secondi, la mia faccia divenne interamente rossa. Una vena pulsava al centro della fronte. Sentii un -Nooo- soffocato e mi alzai. Guardai in basso la mia eccitazione e attesi che passasse. Così, mi girai, afferrai il mio pene e pisciai su Ron. Mi divertivo indirizzando il getto su tutto il suo corpo, mentre quello si dimenava, cercando di liberarsi dallo stronzo di cacca che lo bloccava come un grosso masso roccioso. Finii, proprio mentre l’eccitazione stava tornando. Afferrai qualche striscia di carta igienica e me la passai dietro con goduria. Quando fu sporca a sufficienza, la gettai sul volto di Ron, come a coprire un morto con il telo bianco. Scaricai, ma Ron non voleva saperne di andare giù. La sua statura era troppo grande, avrei dovuto spingerlo in qualche modo. Guardai sulla mia destra, e afferrai lo spazzolone. Ron continuava ad urlare. Affondai lo spazzolone contro la sua faccia, mentre la mia mano sinistra premeva lo scarico.
-Vai! Vattene via, brutto stronzo!-
Dopo tre tentativi, finalmente Ron fu inghiottito con un rumore terrificante dallo scarico. Mi poggiai esausto contro la parete del bagno, di fronte al gabinetto. Ripresi fiato, e misi al suo posto lo spazzolone. Era tutto finito.
Uscii dal bagno e percorsi soddisfatto il corridoio che portava alla mia camera. Sarei subito andato da Hermione a darle la brutta -per lei- notizia. Avrei dovuto inventarmi qualcosa, ma poi saremmo stati finalmente insieme. Arrivai alla porta, afferrai la maniglia e aprii. Harry, il migliore amico del mai compianto Ron, era su Hermione. Proprio sopra di lei, e non volevo immaginare cosa stavano facendo. Rimasi pietrificato, con la bocca leggermente aperta a formare una piccola ellisse. Il mio cuore, a quella vista, perse altri tre colpi. Forse quattro.

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