Un sudicio suicidio

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Driiiiin, driiiin. Un suono sinistro e sconosciuto straziò il silenzio della notte del commissario Ralph. “Cosa sarà mai? Un invasione improvvisa di quegli infami comunisti dell’esercito russo?

Driiiiin, driiiin. Un suono sinistro e sconosciuto straziò il silenzio della notte del commissario Ralph.
“Cosa sarà mai? Un invasione improvvisa di quegli infami comunisti dell’esercito russo? Un segnale di un ufo che sta per atterrare nel mio giardino di casa? Un allarme per una rapina a casa del vicino che sventerò e mi farà diventare l’eroe della città? Ma no è solo quel maledetto telefono!” così pensava mezzo addormentato il commissario Ralph, muovendo la mano verso il comodino per alzare la cornetta: “prontoooo, prontooooooo”; ai primi cenni di incendio del suo orecchio destro si accorse che aveva preso la lampada al posto del telefono, posò la lampada e prese la cornetta: “prontoooo, prontooooooo”; partì un colpo.
Aveva preso la pistola e si era sparato in testa; fortunatamente la pallottola era passata da un orecchio all’altro e non lo aveva ferito, andando poi ad impattare il ritratto fotografico della madre che il commissario aveva appeso in camera con su la scritta “guida piano e metti la canottiera di lana”; noooo, il ritratto di mia madre, nooooo… driiiinnnnn… nooooo… drinnnn…
“Pronto!” finalmente una voce dall’altro capo del filo.
“Commissario Ralph sono l’appuntato Sciplini, venga a Via del Prato della Signora 45, c’è stato un sudicio suicidio!”
“Un sudicio suicidio? Ma che dice appuntato?”
“Venga e capirà”.
Il commissario Ralph non usava dormire col pigiama, ma dormiva completamente nudo con addosso solo il suo cappotto impermeabile che gli arriva fino alle caviglie; spesso per la fretta scendeva con indosso solo quello e più volte era stato scambiato per un maniaco sessuale. Quella sera si ricordò di indossare i pantaloni e il maglione di lana fatto a mano dalla madre con su disegnata una gigantesca alce e uscì veloce per recarsi sul luogo del suicidio. Faceva caldo, era una umida notte di luglio, e Ralph con maglione di lana e impermeabile sudava come un bue, ma se avesse incontrato la madre e non avesse avuto addosso il maglione sarebbero state reprimende fino a Natale 2024.
“Cavolo, ho dimenticato la canottiera! Vabbè, se incontro mia madre glielo dico: ho 50 anni ormai! E poi perché alle tre di notte dovrei incontrare mia madre per le strade di Roma? E poi mia madre è morta tre anni fa”.
In due ore il commissario fu sul luogo del suicidio; con la sua auto di quarta mano aveva impiegato poco per fare i quattro km che lo dividevano da via del Prato della Signora, ma di notte, senza traffico, aveva potuto raggiungere anche i tre km orari! Se l’avesse visto la madre, che ribelle che era diventato!
Sciplini accolse il commissario Ralph.
“Ben venuto dottore, venga venga, guardi che cosa disgustosa”
Il commissario Ralph entrò nel bagno e dovette assistere alla scena più rivoltante della sua vita: un uomo appeso per il collo allo scarico del water, con i polsi tagliati e con una gran chiazza di letame sotto di lui.
“Santo Dio, per essere sicuro di morire ha fatto un triplice suicidio: impiccato, vene tagliate e implosione omicida con 400 pillole di merdastop, la pillola che se presa non ti fa andare al cesso per una settimana. Ne ha prese 400, la cacca gli si è bloccata tutta nell’intestino ed è scoppiato, inzuppando tutta la sala di cacca. Ma perché un gesto del genere. Sciplini, non ha lasciato scritto niente, un messaggio?”
“Ma come commissario, guardi la parete lì di fronte”.
Sulla parete, scritto a caratteri cubitali, vi era un messaggio:
“Mi hanno licenziato e sono malato gravemente, non ce la faccio più, addio!”
“Ummm… qui qualcosa mi puzza”, disse il commissario.
“E ci credo, con tutta questa cacca…”
“Sciplini, non dica idiozie, ha capito piuttosto con che cosa ha scritto questa frase il morto?” “Guardi commissario, ci ho passato il dito sopra e ho assaggiato, ma non riesco a capire bene.”
Il commissario assaggiò una prima volta, poi una seconda.
“Non riesco proprio a capire Sciplini, faccia una cosa, faccia assaggiare agli altri appuntati, poi vada dagli altri condomini e faccia assaggiare anche a loro. Scipilini! Ma come non capisce! È letame, feci, cacca! La stanza ne è piena!”
“Ah, ma se lei aveva capito perché ha assaggiato due volte?”
“Per farle capire quanto è stupido Sciplini!”
“Grazie commissario, da lei avrò sempre da imparare”
“Si figuri Sciplini, andiamo avanti. Le generalità del morto? lavoro? Familiari?”
“Allora, ho scoperto che lavorava in una ditta di esportazioni, ma indovini un po’? Era stato licenziato! Che scoperta vero? Sono stato bravo?”
“Complimenti, bella scoperta. Sciplini, ma se era scritto a caratteri cubitali sul muro che era stato licenziato, merda!”
“Merda! Ecco di cosa era la scritta, merda! Commissario lei è un genio”
“Sciplini, torniamo a noi, familiari?”
“Allora, di là ci sta la moglie. È chiusa in camera da letto, ma non vuole parlare con nessuno. Guardi, si accomodi in salotto, io intanto cerco di farla venire lì”.
Il commissario Ralph si accomodò in salotto e intravide sul tavolo delle cartelline; una conteneva una lettera di licenziamento:
“Con la presente si comunica al dipendente Mario Rossi il suo licenziamento per giusta causa oggettiva, per aver scatenato una rissa con il suo collega dopo che lei l’aveva ingiustamente accusato di aver rubato un intero pacco di post-it al limone dalla sua scrivania. Abbiamo verificato che i post-it li ha fregati il figlio della segretaria, che con quelli ci fa degli spinelli profumati che vanno a ruba al liceo. Con la presente la si invita a non rientrare più sul suo posto di lavoro dal giorno in cui scadranno i termini del preavviso”
“Strana questa lettera” pensava il commissario, “non mi convince. Anche questa mi puzza.”
Aveva ancora in bocca il sapore del dito di Sciplini. Poi il suo sguardo cadde su una cartella clinica: “Gentile signor Mario Rossi le è stata riscontrata la sindrome della calda equina, per cui a breve non le si alzerà più neanche di fronte ad un video pornografico con Belen e Elisabetta Canalis che si trombano un bisonte texano, e tra tre mesi rimarrà paralizzato e inizierà a farsi i bisogni a letto”
“Anche questa cartella clinica mi convince poco. Devo fare un paio di telefonate”.
Ralph uscì dal salone per fare le sue telefonate, e quando rientrò trovò la moglie seduta al tavolo: “Signora Rossi, complimenti per la messa in scena, ma io ho capito tutto, suo marito non si è suicidato. Lei lo ha ucciso e poi ha messo in campo tutto questo teatro!”
“Ma come si permette!” sbottò la moglie “quali prove ha?”
“So bene che la lettera di licenziamento è falsa, perché è sbagliata la dicitura. Si dice licenziamento per giusta causa e no licenziamento per giusta causa oggettiva!”
“E poi farsi gli spinelli con i post-it è impossibile”, intervenne Sciplini.
“Sciplini non è questo il punto. La lettera è falsa, anche il preavviso in questi casi non esiste. E anche la cartella clinica è falsa! La sindrome della calda equina non esiste, si chiama sindrome della cauda equina!”
“E non esiste neanche un video pornografico con Belen e Elisabetta Canalis che si trombano un bisonte texano. Io lo saprei! almeno credo”, irruppe di nuovo Sciplini”
“Le sue sono solo supposizioni “ disse la signora Rossi “non ha alcuna prova”
“Vedremo” disse il commissario “posso facilmente dimostrare che quella scritta sulla parete l’ha fatta lei. Prima lo ha imbottito di pillole merdastop, poi lo ha appeso al water e poi gli ha tagliato le vene. Poi ha scritto quella frase sul muro e poi ha lasciato questi documenti falsi sul tavolo affinché io li trovassi e mi convincessi che tutto ciò fosse reale. Adesso per confermarmi ciò mi dovrà scrivere sul muro di nuovo la stessa frase che è sulla parete del bagno!”
Il commissario sudava, sapeva di star rischiando tanto, accusando così la signora, senza alcuna prova concreta. Inoltre faceva un caldo boia e lui continuava a indossare il suo maglione di lana ultra caldo.
“Mi scusi commissario, e come dovrei scriverla questa frase? Non ho l’inchiostro”
“Glielo do io l’inchiostro” con un gesto eroico Sciplini si abbassò i pantaloni e cominciò a cercare di fare la cacca lì sul pavimento. Ma nonostante gli immani sforzi fu tutto inutile. Ralph chiamò i ragazzi della scientifica e gli chiese di cacare sul pavimento. I ragazzi ci provarono, ma non uscì niente. Allora Ralph chiamò gli altri appuntati presenti sul luogo del suicidio, ma anche loro soffrivano di stitichezza. Allora il commissario ebbe l’idea geniale: aprì il frigorifero e nel cassetto degli odori prese un gambo di prezzemolo, noto stimolante per intestini pigri. Non ebbe il tempo di passarlo vicino al sederino dei ragazzi che si scatenò un cacatorio micidiale. In due persero intorno ai dieci kg all’istante. Tre svennero per la puzza tremenda; a uno della scientifica dovettero mettere una pistola nel buco del culo per fermare il deflusso cacatorio, ma l’arma alla prima scorreggia iniziò a sparare all’impazzata; tutti si spaventarono e ricominciarono a cagarsi sotto peggio di prima. Dopo quindici minuti di panico in salone si ritrovarono dieci poliziotti con le braghe calate, dimagriti e terrorizzati, il commissario, la signora Rossi e una montagna di merda.
“Bene signora adesso l’inchiostro c’è, l’ha vogliamo fare la prova?”
La signora Rossi scoppiò in lacrime “ebbene sì, sono stata io! Mi ha scoperto!”
Sciplini iniziò ad applaudire e a vomitare, il ragazzo della scientifica con la pistola nell’ano decise senza motivo di fare un tuffo a bomba nella montagna di merda schizzando su tutti i suoi colleghi; a quel punto iniziarono a vomitare tutti quanti l’uno sull’altro. In due annegarono nel mare di merda e vomito che ormai aveva invaso il salotto e cominciava ad esondare giù dalle scale. Il commissario per salvarsi saltò sulle spalle di Sciplini e prese in braccio la signora Rossi portandola fuori dal salotto. La guardò negli occhi pieni di schizzi di qualunque sostanza organica presente in un corpo umano e le chiese “perché lo ha fatto?”
La signora lo guardò a sua volta e disse “sa, mio marito sporcava troppo. Ieri sera ha fatto cadere uno spaghetto sul pavimento, non ci ho visto più e l’ho ucciso. Sa, a me piace avere la casa pulita. Si figuri che neanche ho avuto il coraggio di raccoglierlo quello spaghetto dal pavimento”
“Bene, allora lo dobbiamo recuperare come prova. Dove sta? In cucina?”
“Noooo, è sul pavimento del salotto…”
“Sciplini, vada a recuperare lo spaghetto. Ci serve come prova motivazionale. Su, ecco una bella cannuccia e vada”
“Ma commissario…”
“Vadaaaaaa!”
Il commissario Ralph portò la signora Rossi in questura e tornò a casa. Rientrando nella sua stanza rivide il immagine della madre in frantumi, e lui era lì, sporco di cacca e vomito e senza canottiera. La mamma dal ritratto lo guardò e gli disse “Ralphuccio, quando imparerai a badare a te stesso? andiamo a fare il bagno su”.

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