Sto fermo a via Lepanto ad aspettare un cliente che è sceso un attimo per andare in banca, quando un tipo a piedi mi si avvicina.
– Scusi un’informazione – mi fa – viale Giulio Cesare? Lei è un tassista e sa indicarmelo di sicuro.
E’ ovvio che glielo so indicare. Ma a me i soggetti troppo sicuri, che danno ogni cosa per scontata, mi hanno sempre infastidito. E poi oggi, a dirla tutta, sono nervoso e in vena di polemica.
– Mi scusi lei – ribatto – ma come fa ad essere così certo che io sappia dove si trovi questa via?
– Gliel’ho detto! Il fatto che lei sia un tassista.
– Lo so, ma vede, il caso purtroppo vuole che questo fantomatico viale Giulio Cesare sia uno dei pochi viali di Roma che questo tassista non conosce. Mi dispiace.
– Ma come non lo conosce!
– Non lo conosco!
– Ma lei deve conoscerlo per forza!
– Ma perché dovrei conoscerlo per forza?
– Glielo ripeto di nuovo, lei è un tassista, e poi viale Giulio Cesare è famoso.
– Se è famoso perché allora lei non sa andarci da solo?
– Ma sono di Viterbo.
– Bella Viterbo ci sono stato. Proprio un bel posticino.
– Lei mi sta prendendo in giro vero?
– Noooo.
– Allora mi dica dove diavolo si trova questa dannata via!
– Ma non lo so, se vuole gliene posso indicare un’altra.
– Lo vede che mi sta prendendo in giro.
– Ma non la sto prendendo in giro.
– Senta non mi va di discutere. Può guardarmi almeno sul tutto città?
– Il tutto città non ce l’ho!
Naturalmente è una bugia. Sta nel cruscotto.
– Neanche il tutto città! Ma lei che razza di tassista è! – sbraita con occhi indiavolati.
– Un tassista di quella razza che non ha il tutto città – rispondo tranquillo.
Il tipo a quel punto se ne va stizzito a chiedere informazioni in un bar vicino. Mentre si allontana lo sento borbottare furioso un vaffanculo. Bene così, penso, missione compiuta. Sono riuscito a renderlo più nervoso di me. Ora tocca al cliente che mi sta rientrando in macchina. Devo portarlo a Fiumicino, la strada è lunga, e qualcosa per farlo incazzare la trovo di sicuro.