Salone del libro di Torino 2013

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In una Torino quasi autunnale dal 16 al 20 maggio è ritornato l’appuntamento annuale con il Salone del libro. Ospite d’onore paese straniero il Cile.

In una Torino quasi autunnale dal 16 al 20 maggio è ritornato l’appuntamento annuale con il Salone del libro. Ospite d’onore paese straniero il Cile. Primo anno con ospite d’onore anche una regione italiana, è toccato alla Calabria. Innumerevoli le case editrici, innumerevoli gli incontri e i dibattiti. Migliaia i visitatori. A Salone del libro chiuso gli organizzatori si possono ritenere più che soddisfatti. Contrariamente a quanto fa registrare la realtà dell’industria editoriale italiana al netto dei giorni della kermesse, le percentuali delle vendite risultano in aumento. Le case editrici sono in crisi, ma la fiera torinese spopola nelle vendite. Come si spiega e come si concilia ciò? E’ innegabile una realtà: in Italia si legge poco. Finiti i giorni del Salone si guarderà ad essi come a giorni felici dell’anno mentre per i rimanenti si ritorna al paese dei non lettori?

L’evento ha ospitato incontri all’insegna dei ragazzi, delle scuole, ma anche dell’impegno civile, della lotta per il lavoro, della battaglia per il cambiamento, del desiderio di cambiamento: “Dove osano le idee” era infatti il titolo del Salone di quest’anno. Ed una formula portante ha dominato sotto le volte dell’ex fabbrica Fiat del Lingotto: mescolare il serio al faceto, accogliere scrittori affermati ed esordienti. Ma, soprattutto, il successo si deve alla risposta che il salone dà ad un’esigenza del lettore: avere l’opportunità di vedere, incontrare, ascoltare i protagonisti del mondo del libro, gli scrittori.

E di scrittori ce ne sono stati proprio tanti, affermati ed esordienti, appunto. Uno degli appuntamenti del pomeriggio di sabato 18 è stato quello con i protagonisti, finalisti e vincitori, del Premio Calvino. Autori ed editor hanno raccontato il loro lavoro. C’era anche Simona Baldelli, scrittrice esordiente, allieva della Scuola Omero, del Premio Calvino finalista con il romanzo “Evelina e le fate”, Giunti editore . Insieme a lei la sua editor, Benedetta Centovalli. Il romanzo ha come protagonista un bambina il cui sguardo racconta l’ultimo anno della seconda guerra mondiale in un paese del pesarese. Lo sguardo di un bambino non è una novità nella narrativa, ma nel racconto della Baldelli, dice la sua editor, lo sguardo della bambina Evelina è nuovo perché è quello di una protagonista testimone indiretta. In un mondo attraversato da magia, la fata “nera” e la “scepa”, c’è un’ansia di rinnovamento, di futuro. Il merito è della «qualità della scrittura di Simona Baldelli. Riesce a raccontare con bravura linguistica, con l’occhio strano e strabico della magia per intravedere che qualcosa di migliore può esserci». Alla domanda: «Come è arrivata la ‘voce’ della bambina?» l’autrice, commossa, risponde: «Si scrive del passato per parlare del presente». Evelina è sua madre, il partigiano del libro è suo padre. «C’è dentro di me più di quanto io sospettassi. Lo scopro oggi. Ne sono felice». L’emozione dell’autrice dà la cifra della sua passione, del suo coinvolgimento e il pubblico lo apprezza. «Volevo che Evelina filmasse la realtà e lasciasse al lettore lo spazio per leggere la realtà. Tutto ciò che è nel libro è accaduto, fate comprese!»

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