Per una serie improbabile di coincidenze che ben a ragione si possono considerare una ‘serendipità’ – i.e.: “quando si scopre una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra” – ci si è trovati ‘dentro’ questa Mostra, presso l’Accademia Reale di Spagna, in Piazza S. Pietro in Montorio, al Gianicolo.
Il luogo cercato era il tempietto del Bramante, nel cortile interno della Chiesa, e la Mostra è proprio lì a fianco: impossibile non entrare!

Non conoscere il tema di una Mostra ha i suoi vantaggi: ci si aspettavano antichi gioielli in oro di civiltà precolombiane, o qualcosa del genere, invece…
Il lungo salone dell’esposizione, in semioscurità, è occupato da una serie di piedistalli, ciascuno simile ad un piccolo leggio, con sopra dei quadretti – circa 20 x 30 – illuminati singolarmente e con una lente di ingrandimento a fianco, per apprezzarne i particolari.
Perché è della Colombia che tratta la Mostra di Pedro Ruiz – multiforme artista anche lui colombiano – che ha per sottotitolo a ORO: “Spirito e natura di un territorio”.
Sala Mostre Accademia Reale di Spagna. Piazza S. Pietro in Montorio, 3 – La Mostra è aperta dal 5 dicembre 2012 al 15 gennaio 2013. Tutti i giorni dalle 10:00 alle 22:00
Il motivo, quasi un logo, ripetuto su ogni quadretto, è una lunga canoa su un fiume, guidata da uno o più rematori, su uno sfondo dorato – ecco l’ORO! E sopra c’è tutto un mondo…
Abbiamo raccolto qualche informazione dalle interviste a Pedro Ruiz. Pare che il tema di questa Mostra sia stato ispirato da sue precedenti, una in particolare, del 2004, intitolata Desplazamientos (dislocazioni, spiazzamenti), in cui già era presente il motivo della canoa. Si trattava di 25 opere di grande formato che rappresentavano canoe cariche di foglie di banano di colore rosso “…Gran parte de las imágenes representaban canoas cargadas de matas de plátano de color rojo haciendo de esta manera alusión a la violencia”…
“…una esplicita allusione alla violenza che domina il nostro paese. In quell’occasione, uno dei visitatori della Mostra, un bambino di otto anni, interpretò il rosso non come un segnale di odio, ma di attenzione: la Colombia è un paese pieno di amore. Mi riferisco a questo aneddoto perché, nella sua innocenza e apparente ingenuità, è alla base della concezione del presente lavoro. ( …) La Colombia è un paese dai molti contrasti; i mezzi di comunicazione lo mostrano come un paese in conflitto. I suoi problemi di violenza sono materia di analisi e studio e anche il tema di primo piano nei notiziari nazionali e stranieri. Ma la Colombia è anche un mondo accogliente, fatto di paesaggi splendidi e abitato da persone disponibili”.
“un territorio que cotidianamente da la espalda a la violencia y nos devuelve el ‘oro’ de nuestra naturaleza más profunda”. Un territorio che ogni giorno volge le spalle alla violenza e ci restituisce l’oro della nostra natura più profonda.
I piccoli quadri mostrano una infinità di variazioni sopra lo stesso tema: un piccolo uomo che porta via sulla sua barca il ricordo di un paesaggio che gli è stato rubato…
Opere esuberanti – pur nelle piccole dimensioni – dalle proporzioni che sembrano debordare dalla cornice; dove tutto appare fantastico ed esagerato, come in un romanzo di Gabriel Garcìa Màrques (…non a caso anche lui colombiano).
E nell’oro sembrano evocare al nostro immaginario di europei – incoercibile, nostro malgrado – il mitico El Dorado dei conquistadores, la città pavimentata di oro e pietre preziose…
Le canoe trasportano…
…Paesaggi, come la Chiesa in stile coloniale di Santiago de Cali raffigurata qui sotto in un tripudio di fiori gialli (è una Tabebuia chrysantha?):
…Animali: tigri (Tigre mariposa), farfalle (Emperador azul), uccelli, balene (Ballenas jorobadas, cioè le megattere, Megaptera novaeangliae):
…Alberi e piante noti o anche sconosciuti dalle nostre parti. È comprensibile che proprio su questi ultimi più si è appuntata la nostra attenzione di botanici dilettanti…
Licualas è il titolo del piccolo dipinto e Licuala spp. (Fam. Areacaceae) è un genere di palme comuni nelle foreste pluviali dei tropici; nel sud-est asiatico, in Nuova Guinea e nelle isole del Pacifico Occidentale (qui sopra Licuala peltata)
‘Guaduales’, il titolo del dipinto e (sotto) una piccola foresta naturale di Guadua angustifolia, anche nota come Bambusa guadua (Fam. Poaceae), considerata una delle piante native più rappresentative dei boschi delle Ande
Frailejones. Espeletia, comunemente nota come Frailejón è un genere di piante perenni, semi-cespugliose, della famiglia delle Asteraceae. Endemiche in Colombia, Venezuela ed Ecuador
Arbol rosado. Si denominano con questo nome in Sudamerica diversi alberi. Qui è mostrato il Lapacho (Tabebuia impetiginosa – Fam. Bignoniaceae); mentre quello raffigurato nel quadretto (sopra), da noi lo si sarebbe detto un pesco in fiore…
…E ancora: danzatrici di ‘bambuco’, il ballo tradizionale colombiano, o venditori ambulanti con i loro ombrelloni che volano via…
…Perfino le parole della lettera di un innamorato (Alicia adorada)…
Parole che scorrono lungo il fiume, e fuggono anch’esse verso l’alto… Come dice William Ospina nel suo bel commento – molto illuminante, a differenza della poesia di Robert Frost, alquanto estranea al contesto – che riportiamo quasi per intero:
“Forse l’aspetto più importante di queste costruzioni è la loro serenità. Altri danno enfasi alle frustate di crudeltà e di tenebra che portano via vite e terre, altri desiderano denunciare e sorprendere. Questi quadri di Pedro Ruiz ci dicono che lo splendore fugge, che noi stessi fuggiamo, che anche il tempo è un fiume e che solo l’Arte può fermare il fiume. Chiunque può contrarre la pupilla su queste illusioni di colore e trarre le proprie conclusioni. L’artista si permette di sognare in libertà e si azzarda persino a farlo, contro le convenzioni dell’epoca, in un linguaggio pacato e classico.
Ho sentito dire che l’Arte deve essere più lacerante, più sanguinante, più collerica, più vendicativa. Ma l’Arte più che doveri ha possibilità. Nel mondo c’è spazio per le fucilazioni di Goya e per le torsioni agoniche di Guernica, per le contrazioni di Georg Grosz e per gli autunni gocciolante di Jackson Pollock, per i miscugli agonici di Anselm Kiefer e per gli schizzi spasmodici di Basquiat. Ma anche per questa ribellione della serenità che non vuole lasciarsi tiranneggiare dalla Storia.
Il fiume va. Sulla quiete superficie le canoe, alberi che hanno dimenticato le loro radici, vogliono andarsene ugualmente. E con loro se ne vanno i rematori. Ma la cosa più inquietante è che anche i paesaggi vogliono andarsene, le montagne vorrebbero partecipare a questa fuga silenziosa, persino gli uccelli, persino le opere d’arte, persino i versi, la realtà intera vuole andare in questa foschia d’oro che avvolge ogni cosa e che in qualche modo opprime tutto.
Questo pensiero che irrompe, proponendoci un mondo quieto che fugge, sa anche farci vivere la vertigine delle nostre giornate. (…).
Dobbiamo proprio ringraziare la serendipità (o la Provvidenza) per averci regalato uno sguardo delicato e poetico su un’altra realtà di un paese splendido ed enorme – è il quarto, per estensione del Sud America e il terzo per popolazione – oppresso, oltre che dai suoi problemi, anche da troppi luoghi comuni.