Giorgio e il drago

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E’ sera, pisolo sul divano con una ceres in mano quando la gattaiola sbatte. Chiamo Giorgio e lui si affaccia con qualcosa in bocca. Cattura sempre strane bestiole. Caccio un urlo e lui molla; la preda va a rintanarsi sotto una sedia.

È sera, pisolo sul divano con una ceres in mano quando la gattaiola sbatte. Chiamo Giorgio e lui si affaccia con qualcosa in bocca. Cattura sempre strane bestiole. Caccio un urlo e lui molla; la preda va a rintanarsi sotto una sedia. Pare una quaglia spennata verde con la testa di lucertola. Mi avvicino e quella erutta scintille e fumo. La sedia prende fuoco. Verso la ceres per spegnere e la bestia va a lappare tutta contenta. Vado al frigo a prenderne un’altra e Giorgio ne approfitta e si avventa di nuovo. Lottano sul pavimento, ma lo strano è che il micio non soffia ma fa le fusa e nel parapiglia si arrapa e sguaina il suo spadino. Poi trafigge il drago che in estasi emette cerchi di fumo. In imbarazzo vado via. Quando torno sonnecchiano sul divano. Provo a sedermi, ma il drago espira fumo nero. Ora è un inferno, sempre di corsa tra frigo e divano con un vassoio di friskies e ceres in una mano e un estintore nell’altra.

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