Faccio un sopralluogo per capire dove passare le vacanze di Pasqua: la meta scelta è il parco tematico Zoomarine! Alla Baia dei Pinnipedi, giusto pochi passi a destra dall’ingresso, ci sono sul galeone dei pirati 6 impavidi tuffatori. Le loro acrobazie, dal trampolino, vanno su e giù al ritmo di sberleffe e burlonate. Alla Foresta dei Pappagalli, invece, la fila a “tre corsie” finisce per intasare l’ingresso all’Isola dei Delfini. Che disfatta! È proprio un sabato affollato. Un “sabato italiano”. Finalmente, la calca si dirada all’altezza del Vertigo. Niente paura. Niente “zampino” di Alfred Hitchcock. Non c’è un poliziotto che soffre di vertigini o una donna con “strani comportamenti”. Ci sono solo una trentina di persone che sfrecciano a velocità supersonica, e anche a testa in giù, su un trenino che rincorre i binari di mostruose e altezzose montagne russe.
E poi, ancora, piscine, acquapark, squalotto, tropical beach e blueriver. Ma quante diavolerie per la nonnina che all’ombra di un chioschetto cerca di addentare un “surriscaldato” panino. Il tour tra isole, isolotti, baie, e harakiri è al rush finale. L’ingesso, anzi, l’uscita è a 200 metri. Manca solo l’ultima tappa: l’Era dei Dinosauri. Che sarà mai? Uahah! È da sballo. L’inizio risale al 1993. Il libro era di Michael Crichton e i film di Steven Spielberg. Addirittura, in quel caso, un paleontologo aiutò gli autori e la squadra, responsabile degli effetti speciali, a rendere il più veritiero possibile ciò su cui stavano lavorando. Erano dei dinosauri da portare sullo schermo. Nacque il pluridecorato e primo film della serie: Jurassic Park.
E oggi, non più mostri “incamiciati” su schermi televisivi per raccontare come erano e come eravamo, ma appena svincolati dal traffico della Capitale, in un parco da 34 ettari, ci si imbatte in una foresta preistorica, abitata da dinosauri e tirannosauri a grandezza naturale, 13 metri di lunghezza per 18 di altezza. La stazza è quella di una casa a tre piani. Il vulcano, al centro del paesaggio giurassico sbuffa fumo, mentre la famiglia di dinosauri si esibisce in contorsioni, mostrando il meglio della dentatura e senza “perder d’occhio” chi calpesta il loro territorio. I “preistorici mostri” sono internati e al buio. Le luci si accendono e il piccoletto, appena entrato, si avvinghia alla mano del genitore e perplesso e incantato fissa con la testa all’insù e la bocca aperta le enormi fauci.
È semplicemente un gioco di luci e di grandezze. Gli alberi della foresta sono alti ma i preistorici animali lo sono ancora di più. E poi, se gli alberi si flettono al vento, loro si curvano al passaggio del piccolo popolo dei vertebrati ominidi. I colori si sfumano a ridosso del paesaggio, in toni che vanno dal grigio, al marrone, al verde dando continuità a un tempo passato. In pochi minuti si è perso il senso del quotidiano e con un salto all’indietro, di migliaia di anni, si è suggellato un incontro educato ed educante e la voglia di ritornare.
E in questo “sabato qualunque… un sabato italiano” è tempo di ritornare sulle strade della “Roma felliniana” e solo per essere “equilibristi in bilico sul fine settimana”, mentre, si ritorna, con la mente, a navigare sulle immagini di Zoomarine.