Senza ironia, intelligenza, ottimismo, inventiva, volontà di fare e di cambiare, le lamentele sono poca cosa.
Per potersi lamentare bisogna saperlo fare.
Ad esempio, per lamentarsi bene si può cantare, e lo dimostra il progetto “Complaints Choir” (Coro di Lamentele) – www.complaintschoir.org – nato nel 2005 dalla mente dei due artisti finlandesi Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen.
Sono state le fredde vie di Helsinki a suggerire ai due l’idea: perché non prendere alla lettera la parola finlandese “Valituskuoro”, la cui traduzione è appunto “Complaints Choir,” e organizzare un vero e proprio coro di lamentele dando in tal modo agli abitanti l’opportunità di lamentarsi, cantando, cosa non funzioni, cosa vorrebbero cambiare, cosa si potrebbe migliorare nelle loro città?
L’iniziativa, ironica, intelligente, acuta, è stata per la prima volta messa in atto a Birmingham, non a caso da molti considerata “la stronza di Inghilterra”, e da lì ha poi preso piede a Helsinki, a San Pietroburgo, a Gerusalemme, e, passando per Melbourne, Budapest, Singapore, Chicago, Copenaghen, Hong Kong, Tokyo, nel 2009 è giunta finalmente anche in Italia coinvolgendo prima Firenze e poi Milano.
Guardare e ascoltare i “Complaints Choir”, reperibili sul sito, è come fare un piccolo viaggio. Non sentendosi però turisti, ma abitanti di città in cui non si è mai stati. Perché, al di là di piccole conferme di luoghi comuni, come ad esempio il fatto che a San Pietroburgo gli uomini non facciano mai “il primo passo”, si scoprono lati di cittadini e rispettive città inaspettati (il coro di Budapest è assolutamente da vedere!), ma soprattutto si scopre che in fondo, al di là della città in cui si vive, si è tutti accomunati dall’essere abitanti e dunque ci si può capire con un sorriso.