“…La notte sogna un bel sogno e l’isola incantata, bella come una sirena
illuminata dalla luna, sorge misteriosamente fuori dal mare.
Una leggera brezza scorre sopra le acque, passa fra gli aranceti in fiore, e scherza fra i teneri virgulti delle viti. Dal mare vengono voci allegre, che sembrano più alte nel silenzio della notte, e il viandante di Monte Solaro sente un fruscio d’ali
su nello spazio illuminato dalla luna”
[Axel Munthe da: ‘Napoli e Capri’ (1885)]
Ci vuole una discreta dose di ottimismo a partire per un’isola proprio il giorno che nevica a Roma, ma la decisione è presa da tempo e l’opportunità non è di quelle che aspettano.

Con esattezza l’appuntamento risale all’estate passata, quando la visita alla casa di un amico – anch’essa su un’isola – aveva portato ad una sequenza di pensieri sulla ricerca del luogo dei propri sogni: quello che tutti vagheggiano e solo pochissimi riescono a trovare. Era – l’innesco dell’associazione – in due piastrelle murate tra le altre, in quella strana casa di mare e di vento, da tempo frequentata e visitata l’ultima volta appunto la scorsa estate…
Pochi, nel corso dei secoli, hanno avuto per l’Italia la rapita venerazione dei viaggiatori stranieri del periodo pre-romantico e romantico, dalla metà del settecento in avanti. Vi contribuiva la coincidenza di numerose figure dell’immaginario del romanticismo: la ricerca di tracce di un passato glorioso nella terra mitica del sole e della luce; l’idea del viaggio come ‘altrove’; la semplicità dello stato di natura. Stereotipi in parte fallaci: ma non per nulla erano ‘romantici’!
La storia personale di Axel Munthe (1857-1949) – come è raccontata nel suo libro – è la realizzazione del sogno della sua gioventù, quando studente diciottenne giunto sull’isola tirrenica dalla Svezia natìa, rimane folgorato dalla sua bellezza, dalla cordialità degli abitanti e dal vino bianco che gli è servito dalla Bella Margherita… Fa la conoscenza di Mastro Vincenzo, che ruba lo spazio per le sue viti ad un terreno pietroso disseminato di antichi ruderi: roba di Timberio… Ha la premonizione – o la visione – che avrebbe posseduto un giorno quello spicchio di roccia affacciata sul mare; e quella lo sostiene nei lunghi anni a seguire, di studio e lavoro. Anni dopo, medico ricco e affermato e a sogno ormai realizzato, scrive un libro sulla sua esperienza, che fu uno dei successi editoriali dell’epoca e di molte successive: – “Quando persi il sonno, cominciai a scrivere questo libro, dopo aver inutilmente tentato tutti i rimedi più innocui…”

La villa di S. Michele – che prima era un sogno – fu donata per testamento, nel 1948, da Axel Munthe al governo svedese, che la gestisce tuttora come Fondazione aperta al pubblico e con fini naturalistici, legati alla tutela del patrimonio ornitologico della zona del Monte Barbarossa.



Tutto sembra così stratificato, permeato di significati sconosciuti, che si dispera di riuscire; specie nel tempo di un viaggio breve.
Ci si trova a passeggiare per i vicoli del paese e tra le case, si guardano i semplici giardini delle case private e quelli sontuosi delle grandi ville, e si pensa: …Mai! Non riuscirò mai a comprendere il senso di tutto questo! Il lavorìo che nei secoli si è nutrito dell’interazione tra la natura del posto, la gente che ci abitava e tuttora ci vive e i numerosi ospiti illustri che da tutto il mondo quest’isola ha richiamato…
Lo scoramento iniziale è frequente, ma di solito transitorio. Un incontro fortunato, delle informazioni raccolte qua e là, qualche volta un libro, spesso riescono a fornire degli elementi di comprensione, una chiave di accesso; che può essere costituita dall’attenzione al regno vegetale.
Le piante non tradiscono mai… Anche in luoghi diversi o lontani si trovano delle affinità, dei richiami; le informazioni e i ricordi si saldano insieme come le maglie di una catena. C’è che le piante parlano ovunque lo stesso linguaggio, e innumerevoli sono le notizie ad esse legate, oltre che botaniche, antropologiche e medicinali; le leggende e le storie.
Così ci si ritrova con qualcuno del posto a parlare di questa e di quella pianta, delle tradizioni dell’isola; della lotta tra ‘i puristi’ della flora isolana e ‘gli sperimentatori’ che portavano piante estranee, con la speranza di vederle prosperare nel clima dolce dell’isola. E delle fiere tenzoni che ne seguivano. È vero che di piante ‘furastiere’ ce ne sono tante; dall’Echium fastuosum o ‘viperina di Madeira’, alla Strelitzia reginae, originaria del sud Africa e già fiorita alla fine dell’inverno. Per citare solo qualcuna delle più appariscenti…
Qui si ritrovano, selvatiche, delle erbe aromatiche come la ruta: …‘A ruta, c’ogni male stuta… (la ruta, che spegne, fa bene, ad ogni male). E come il rosmarino, i cui fiori celesti quasi scompaiono a confronto del blu intenso della pianta che siamo venuti a cercare…

A dispetto del luogo comune, è a fine inverno, prima ancora dell’inizio ufficiale della primavera, che in climi particolarmente avvantaggiati si può apprezzare la natura nel suo pieno rigoglio…

Ed infine eccola, la pianta che eravamo venuti a cercare, che fiorisce proprio in questo periodo, tra la metà e la fine di febbraio…

Lithodora rosmarinifolia è un’endemica dei terreni rocciosi che si trova, oltre che a Capri, in poche altre zone in Italia (la penisola sorrentina, areali limitati della Sicilia occidentale). La sua presenza è riportata anche in alcune isole dell’Egeo; ma non si ritrova, per esempio, nell’arcipelago delle ponziane. Ha il fiore di un blu intenso, della stessa tonalità della genziana, che spesso le tecniche fotografiche non rendono in modo adeguato. Un colore così particolare da essere conosciuto anche come ‘blu di Capri’.


Cos’è che rende una pianta ‘preziosa’?
La rarità? L’averla tanto cercata? Averla collegata ad un ricordo particolarmente intenso?
Tutte queste considerazioni e altre ancora… Ma certo non di poco conto, se riescono a segnare l’immaginario e quasi a scandire diversi periodi della vita di una persona: viaggi, interessi, compagnie… [V. su “O”: Piante rare e preziose : Luglio – Agosto 2008].



E per finire, nel florilegio di blu di questo viaggio invernale, una sorpresa in più è stata la scoperta di questa bestiolina, anch’essa rara e pressoché sconosciuta, tranne che a pochi esperti: si tratta della ‘lucertola blu di Capri’…
Quando si dice ‘l’isola blu’..!

La lucertola azzurra dei faraglioni ha le squame della zona dorsale di colore blu oltremare, anziché verde, e quelle della zona ventrale di colore azzurro con riflessi metallici, invece che verde chiaro
“Capri è sacra. L’obiettivo non è vederla,
ma avvertirvi una certa qualità di emozione…”
[Jean-Paul Sartre]