– Iiiiih… E che so’ quelle?
– Quelle… Sono… Sono le nuvole!
– E che so’ ‘ste nuvole?
– Bah!
– Quanto so’ belle! …Quanto so’ belle! …Quanto so’ belle!
– Ah straziante meravigliosa bellezza del creato!
[Dialogo tra Ninetto Davoli (Otello) e Totò (Jago) in: “Cosa sono le nuvole?”
di P. P. Pasolini (1967) – 3° episodio del film ‘Capriccio all’italiana’ (1967)]
Ho avuto una visione, in un momento imprecisato della mia infanzia, che mi ha segnato per numerosi anni a venire, finché la sua importanza non è evaporata, improvvisa com’era venuta. Ho ben preciso il ricordo di dov’ero e cosa facevo, quando è successo: al tramonto, con il sole che calava dietro cumuli di nuvole. È stato allora! Ho alzato gli occhi e ho visto, senza ombra di dubbio, ‘il segno’.
La tipica irradiazione, come nei libri – soprattutto nei miei libri delle elementari – è raffigurato lo ‘Spirito Santo’: il triangolo con l’occhio dentro, e i raggi che si dipartono da esso. A dire il vero, proprio l’occhio non l’ho visto – certo sarà nascosto dietro la nuvola, avrò pensato – ma i raggi erano precisi, e il messaggio indubitabilmente per me. Un segno. La chiamata.
Mi sono guardato intorno; ero solo, né avrebbe potuto essere altrimenti.
Non ne ho parlato a nessuno per anni, ma ero convinto di essere predestinato, speciale: un ‘unto’ ante litteram. A un bambino basta poco!

Da: www.cloudappreciationsociety.org (v. in seguito)
Quando si vive all’aperto, lontano dalle città – in campagna, al mare, in montagna – le nuvole si incontrano più spesso. In genere tutti gli eventi naturali acquistano una maggiore rilevanza nella vita di tutti i giorni: la pioggia, il caldo e il freddo, lo stesso succedersi delle stagioni… O anche il vento [V. su “O”: La danza dei fiori. Leggerezza del 05.04.09]
È che quando si esce all’aperto, uno sguardo al cielo è quasi istintivo. Una maggior attenzione al tempo che farà è uno degli automatismi di chi sta in campagna, ha delle piante o cura un giardino, un terrazzo…
Mi piacciono le persone mono-maniacali; coloro che sono presi da passioni divoranti. Gli appassionati ossessivi della montagna, della vela, della cucina, del cinema, della coltivazione delle orchidee: di qualunque cosa, in realtà, la fertile mente umana riesca ad escogitare. Immagino che nella vita di tutti i giorni la frequenza con queste persone possa essere asfissiante; a me piace frequentarli per brevi periodi, nella forma socialmente accettata di piccole associazioni di appassionati; partecipare per tempi limitati alla loro visione del mondo.
La specializzazione può associarsi a capacità eccezionali. Non solo: questi aspetti, a volte, costituiscono un efficace espediente letterario e possono dar luogo a formidabili personaggi; come Monsier Dupin (1841), di E. A. Poe o Nero Wolf, l’investigatore obeso, amante del buon cibo e delle orchidee, nato dalla penna dello scrittore americano Rex Stout (1886-1975)
Sono mono-maniacali molti dei personaggi di Baricco – ad esempio in ‘Oceano mare’ e ‘Castelli di rabbia’ -, irreali e con un lato del loro carattere così estremizzato da renderli quasi archetipi.
‘Il senso di Smilla per la neve’ – è un romanzo di Peter Høeg del 1992 (Ed. ital. Mondadori, 1998). In esso Smilla – figlia di una donna eschimese e di un danese, con un’infanzia tra i ghiacci – ha una superiore conoscenza della neve, in tutte le sue forme e implicazioni. Ne è stato anche tratto un film, dallo stesso titolo, di Bille August (1997)
Ne ‘Il Profumo’, romanzo di Patrick Süskind del 1985 (ed. ital. Tea, 1988) Jean-Baptiste Grenouille è un personaggio fantastico dotato di una sensibilità sovrumana per gli odori. Ne è stata fatta una trasposizione cinematografica ‘Profumo – Storia di un assassino’ diretta da Tom Tykwer (2006)
Una simile attenzione – interesse esclusivo fino alla passione ossessiva – per altri aspetti proficua, si ritrova in un particolare campo dei fenomeni naturali e colpisce di appassionati della ‘nefologia’ (dal greco néphos, nuvola e légein, discorrere), ossia la scienza e lo studio delle nuvole.
Ci piacciono molto le nuvole… Come puro e semplice – semplice? – fenomeno atmosferico, e per i loro aspetti estetici; ma anche nelle loro forme traslate, metaforiche e surreali.
Dalle nuvole di fiori – vedi su “O”, per le tamerici: Notizie dai giardini – Giardini veri e sognati , del 02.04.07; per i fiori di ciliegio: Passeggiate per i giardini del mondo, del 13.05.07] – alla ‘testa tra le nuvole’, ai ‘pensieri nuvolosi’.
Come tramite o congiunzione tra la terra e il cielo, le nuvole sono state variamente considerate, nel tempo e nelle varie culture: di volta in volta ‘greggi del cielo’, ‘castelli in aria’, ‘frammenti di un sogno perduto’, ‘eternità fluttuante’, ‘segni nel cielo’…
Di questi aspetti – tra scienza delle nuvole ed esoterismo – tratta un libro, ormai introvabile, di Fosco Maraini (1912-2004), gran viaggiatore e conoscitore di culture diverse, con le fotografie di Fulvio Roiter. Maraini inventa per l’occasione la categoria dei cloud-busters, o ‘acchiappanuvole’, che includono non solo gli studiosi paludati di nimbologia (o nefologia), ma anche quelli meno ortodossi, come la scuola dei ‘pornòscopi’ che si applica alle interpretazioni erotico-sessuali (!) delle forme delle nuvole.
Ancora di nuvole tratta un’antologia di vari autori coordinati da Jacqueline Kelen sul tema: ‘Il simbolismo delle nuvole. L’universo fluttuante’ (‘Les nuages et leur symbolique’) dedicato alle nuvole attraverso le varie culture, dall’antichità ai nostri giorni, nel mito, nella letteratura, nella filosofia, nelle religioni e nelle arti; ma anche nel folklore, nella divinazione e nell’alchimia.

E come dimenticare l’importanza delle nuvole – specchio dell’anima e mutevoli come i pensieri – nell’opera dei surrealisti; Magritte, sopra ogni altro.
René Magritte (1898 – 1967), il ‘sabotatore tranquillo’, come è stato definito, rappresentava il reale, nella maniera che è stata poi ripresa dagli iperrealisti americani, insinuando in esso un elemento di dubbio, a mostrarne – e denunciarne – l’indefinibile mistero.



Il cinema ha fatto molto spesso riferimento alle nuvole – ‘Nuvole passeggere’ (‘Till the Clouds Roll by’, Usa 1946); ‘Giorni e nuvole’ Italia 2007; ‘Cloud nine’ (‘Settimo cielo), Germania 2008 – in genere con finalità metaforiche. La ‘nona nuvola’ ad esempio era quella più alta, secondo una classificazione delle nuvole che è stata mantenuta per qualche tempo, prima che una nuova ne prendesse il posto, in dieci tipologie.
Citeremo solo qualcuno dei film, tra quelli che in anni recenti abbiamo più amato, in qualche modo collegati con le nuvole: ‘Nuvole in viaggio’ (‘Drifting clouds’, 1996) di Aki Kaurismaki, un regista finlandese che da poco si è cominciato ad apprezzare da noi; e ‘You the living’, di Roy Andersson: storie di stralunati personaggi con ‘la testa tra le nuvole’, di una disperazione così insistita da riuscire alla fine quasi comica.

Possiamo ora tornare alle nuvole come fenomeni atmosferici e prendere atto di questa affermazione di John Ruskin, critico e saggista di epoca vittoriana:
“Mentre l’uomo medioevale non dipingeva mai una nuvola se non come supporto a un angelo… (…) noi… crediamo semplicemente che le nubi portino con sé determinate quantità di pioggia o di grandine”
[citato in ‘Cloudspotting’ (v. in seguito)]
Apprendiamo così – o riportiamo alla memoria, da antichi ricordi di scuola – la natura delle nuvole, le leggi fisiche che ne regolano i continui cambiamenti, le tremende forze che al loro interno si scatenano, responsabili dalla semplice pioggia, ai temporali, alle tempeste tropicali, fino alla tremenda forza distruttiva dei tornado.

E qui si pone il problema più generale della curiosità e dell’attenzione.
È vero che ora abbiamo a disposizione tutte le informazioni disponibili su un certo argomento. Questa affermazione ha cominciato a imporsi fin dai tempi della mia infanzia, con l’acquisto delle famigerate ‘enciclopedie’ che venivano vendute porta a porta da particolari ‘venditori di sogni’, nella piccola Italia che, inconsapevole, faceva le prove del ‘boom economico’: – Non vorrete che vostro figlio non abbia accesso alla conoscenza? Che sia escluso da questa possibilità!
Poi, senza sapere bene come è successo, siamo stati travolti dai tempi ed è andata come sappiamo: – Dont ask me why, but time has passed us by… – cantavano i Bee Gees, in ‘First of May’, già nel 1969.
Così adesso, all’opposto, ci troviamo a fronteggiare un eccesso di informazioni – libri, giornali, Internet – e abbiamo sviluppato tra le malattie del desiderio, una delle peggiori: la mancanza di curiosità.
È vero che su Wikipedia c’è tutto, ma dove trovare il tempo e la voglia di approfondire qualunque argomento?
Ben vengano quindi questi due libri di argomento nefologico che hanno il pregio di farsi leggere fino in fondo e farci fermare a pensare…
Il primo di essi, in ordine temporale di uscita, si intitola: ‘Cloudspotting’.
‘Una guida per i contemplatori delle nuvole’ chiarisce il sottotitolo, ed è un excursus quanto mai completo sull’apprezzamento delle nuvole, fornendone una rigorosa trattazione scientifica e i diversi aspetti ad esse collegati, nelle arti e nel pensiero in genere, insieme ad una ricca bibliografia e un accurato indice analitico.
L’autore – Gavin Pretor-Pinney – è un entusiasta assoluto delle nuvole ed ha inaugurato nel 2004 un sito web che raccoglie i vari contributi nel campo. Il sito contiene anche una immensa ‘photo gallery’ ed ha avuto finora più di quattro milioni di visitatori: www.cloudappreciationsociety.org

Apprendiamo che il problema della nomenclatura è stato fondamentale, che avere un terreno comune per intendersi, tra i cultori del campo, e che il primo tentativo universalmente accettato non è poi tanto remoto, risalendo al 1803 e all’opera di un appassionato, più che di uno scienziato, un certo Luke Howard, un giovane farmacista e chimico inglese.
Facciamo ancora la conoscenza dei nomi delle nuvole, proposti inizialmente da Howard: termini come ‘cirri’, ‘cumuli’, ‘strati’ e ‘nembi’. Classificazione che si è poi modificata e arricchita nel tempo – a partire dalla compilazione di un ‘International Cloud Atlas’ le cui basi furono poste nella Conferenza di Parigi del 1896 – e quindi le nuvole furono messe in relazione con la diverse altezze a cui si formano; fu definito inoltre come alcune di esse possono trasformarsi e passare da un tipo ad un altro. Spesso si dimentica che le nuvole pesano tonnellate: cosa che si fa fatica a concepire, vedendole sospese nel cielo con tanta leggerezza. È stato anche chiarito il fenomeno dell’aggregazione delle minutissime particelle di vapore intorno ad un nucleo ancora più piccolo (pulviscolo, polvere o anche fumo) e come per ‘coalescenza’ le particelle si appesantiscono fino a precipitare sotto forma di pioggia.
Vengono inoltre alla luce le simpatie e antipatie dell’autore, nel campo delle nuvole: ama molto i cumuli, un po’ meno i cumulonembi, pericolosi portatori di tempeste; decisamente non sopporta gli ‘strati’, deprimenti e noiosi; coltiva aspetti maniacali, come il lungo viaggio intrapreso per andare a vedere una particolare nuvola, che si forma in zone precise dell’Australia o del Brasile, la cosiddetta ‘morning glory’, inseguita anche da un’altra tipologia di appassionati-maniaci – quelli degli alianti – che trovano oltremodo eccitante ‘cavalcarla’.

Da: www.cloudappreciationsociety.org
Riportiamo qui di seguito alcune foto tratte da quel sito – tra cui è stato veramente difficile fare una scelta – che dimostrano l’incredibile varietà e bellezza delle nuvole. Come si potrà meglio apprezzare, scorrendo qualcuna delle oltre cinquemila (!) fotografie inviate da esperti o appassionati da ogni parte del mondo, le nuvole possono essere considerate, oltre che con finalità scientifiche, anche dal puro punto di vista estetico.

Da: www.cloudappreciationsociety.org

Da: www.cloudappreciationsociety.org

Da: www.cloudappreciationsociety.org

Da: www.cloudappreciationsociety.org

Da: www.cloudappreciationsociety.org

Da: www.cloudappreciationsociety.org
L’altro libro di cui si voleva parlare è uscito recentemente in edizione italiana: ‘La teoria delle nuvole’ di Stephane Audeguy e si propone l’ambizioso traguardo di coniugare l’intento didascalico con la vena narrativa. Ciascuna di queste finalità può essere valutata e goduta dal lettore che vuole farne l’esperienza: una trama articolata che include ipotesi sulla vita privata di alcuni numi della nefologia, dal precursore Luke Howard, ai gusti sessuali di Richard Abercromby, uno dei personaggi di rilievo della conferenza di Parigi del 1896.
Dal libro riportiamo una notizia che già ci aveva colpito a proposito di un altro argomento: che le nuvole sono strutture frattali [V. su “O”: Le piante, i frattali e la ricerca della bellezza del 05.10.08]: ” Se si prende una foto di una nuvola a fiocchi e si ingrandisce una parte di essa, ci si accorge che l’orlo irregolare di una nuvola somiglia esso stesso a una nuvola. E questo all’infinito: ogni particolare di una nuvola somiglia alla sua struttura generale”.
[Da ‘La teoria delle nuvole’ op. cit.]


Da: www.cloudappreciationsociety.org
Chiudiamo, dopo tante analisi, deviazioni e pensieri sparsi sulle nuvole, con la versione che ne dà un grande poeta scomparso. Parole comuni, voce umana e musica, di un fascino antico; che ci riportano ad un più semplice e profondo sentire…
