Two lovers di James Gray

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James Gray è un regista americano che ha all’attivo quattro film. Tra questi lo splendido, magnifico esordio Little Odessa (con Tim Roth).

James Gray è un regista americano che ha all’attivo quattro film. Tra questi lo splendido, magnifico esordio Little Odessa (con Tim Roth). Due anni fa sugli schermi è uscito I padroni della notte, un noir cupo e altrettanto efficace. Gray è uno che punta sempre molto in alto con i suoi film. Intanto perché ha uno sguardo preciso, netto che non ammette deviazioni. Può anche fare film brutti (e fino a questo momento non ci è riuscito!), ma la posta che mette in gioco nelle sue pellicole è sempre altissima. Prendete l’ultimo film, Two lovers. C’è un ragazzo problematico, di nome Leonard (interpretato da quel magico folle di Joaquin Phoenix, vero e proprio attore-feticcio della filmografia di James Gray), che all’inizio del film si tuffa nel fiume per suicidarsi, ed è a stento salvato da un gruppo di persone. È stato lasciato da poco dalla sua fidanzata ed è ritornato a vivere con i genitori a Brooklyn (ebrei di origine russa, con Isabella Rossellini nel ruolo della madre). Lavora nella lavanderia del padre, ma ha un’enorme passione per la fotografia. I genitori gli fanno conoscere Sandra (Vinessa Shaw), la figlia di una coppia di loro amici. Sandra è attratta da Leonard… Ma lui conosce Michelle (Gwyneth Paltrow), la vicina del piano di sopra, e ne rimane subito estasiato. Ma cazzo, l’amore mica è così semplice! Come sempre il desiderio più intenso si scontra contro l’impossibilità del possesso. Michelle è una ragazza che non scherza in quanto a problemi. Ha un carattere instabile e in più si trova a gestire una relazione molto difficile con un uomo sposato. Leonard di fronte alla sua volubilità sceglie di stare con Sandra. La sua passione per la fotografia lo porta a fare il fotografo ufficiale nella cerimonia del bar mitzvah del fratello di lei. Ma proprio durante la cerimonia si rifà viva sul cellulare Michelle… E per Leonard ritorna lo scontro fatale tra desiderio e “normalità”. Fino alla scelta definitiva. Lui vuole partire con Michelle, andarsene via da lì. Andare a San Francisco e cominciare una nuova vita con lei. Ha comprato anche un bellissimo anello che le donerà all’inizio della loro magnifica avventura. Ma Michelle non partirà con lui. Il suo amante ha deciso di lasciare la famiglia e di mettersi con lei. Vittime e carnefici, l’ineluttabile destino di noi umani nelle storie d’amore. Leonard, in preda al vuoto più disperato, sembrerebbe ricorrere ancora una volta alla scelta del suicidio. Ma qui Gray da una virata splendida, beffarda e ancora più implacabile alla storia. Leonard riprende l’anello che aveva gettato nella sabbia e ritorna a casa dei suoi, dove lo sta aspettando Sandra, ignara di tutto quello che è successo. Soltanto la madre (straordinaria e dolente la sequenza dell’addio di poco prima tra lei e il figlio) conosce la verità, e dal suo sguardo amaro, alla fine del film, si può supporre che anche per lei sia toccata, in precedenza, la stessa sorte. Film complesso, labirintico, ipnotico quello di James Gray che riesce ad emozionare in uno degli argomenti che mi stanno più a cuore: la dinamica del desiderio e degli affetti. È un film pieno di sguardi quello di Gray, un inno anche al cinema, all’occhio, alla visione (non a caso, in camera di Leonard è appeso il poster di 2001 Odissea nello spazio con in primo piano l’occhio di Hal9000). Leonard ha questa immensa passione per la fotografia, come se soltanto scattando foto riuscisse ad imprigionare il desiderio che è sempre inafferrabile (sarà per questo che non riesce a fare sesso con Sandra di fronte al pantheon di foto di famiglia appeso al muro di casa?)… È un vampiro di sguardi, soprattutto notturni, Leonard (come gli rimprovera la madre, lui non riesce a sopportare la luce del giorno)… E quanto sfrenato desiderio, quanto passionale erotismo nella scena in cui Leonard guarda dalla finestra Michelle che si spoglia per lui, per essere desiderata da lui (una delle più belle scene erotiche che abbia mai visto al cinema!). Il seno di Michelle che brilla alla luce della luna ed è reso ancora più splendido dall’occhio di Leonard, dalla visione di Leonard… “Sei matto?”, è la domanda che in una scena del film gli fa il padre di Sandra. Sì, è matto Leonard, è un folle perché crede nella redenzione della passione, nella redenzione dell’amore. Crede che il desiderio possa essere “imprigionato”, possa rendere felici e appagati. Ed è straziante lo sguardo che lui rivolge alla camera da presa al termine della sequenza finale, quando rientra in casa e si avvicina a Sandra, ad abbracciare la “triste felicità coniugale”. Uno sguardo che va dritto ai nostri cuori. È lo sguardo finale dei folli della storia del cinema (quello di Norman Bates in Psycho, quello di Travis in Taxi driver). La pazzia di Leonard, vivere i sentimenti forti della vita, forse non è ancora morta del tutto. Certamente non morirà mai la pazzia del cinema di James Gray che ci strazia l’anima, che ci fa uscire dalla sala con gli occhi lucidi ed il cuore gonfio di gratitudine.

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