La saetta domina al centro dell’altare. È un grande candeliere triangolare su cui ardono quindici candele. Ha la forma di una freccia e da questa viene il suo nome; il triangolo, invece, allude certamente alla trinità. Ai lati dell’altare, ci sono due file di uomini, indossano un saio nero con un lungo cappuccio e portano sul petto uno stemma con l’immagine della crocifissione: è l’abito dei confratelli del S.S. Crocifisso. Gli uomini hanno acceso le candele e si apprestano ad officiare il rito del Mattutinum Tenebrarum. Durante la Settimana Santa, a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, si svolgono i Riti Penitenziari che celebrano la passione, la morte e la resurrezione di Cristo. Le funzioni di questi giorni hanno un forte impatto emotivo e sono il segno di un’intensa partecipazione popolare alla vita religiosa. Oltre alle processioni, tra le quali la più suggestiva è sicuramente quella del Venerdì Santo, la celebrazione in cui si avverte un grande coinvolgimento mistico è proprio il Mattutinum Tenebrarum, ovvero l’Ufficio delle Tenebre. Questa funzione rievoca la reazione della natura alla morte di Gesù, nei giorni in cui la gloria è eclissata dalle infamie della Passione: Giuda lo tradisce, gli Apostoli lo abbandonano, Pietro lo rinnega. E il buio che pervade la Chiesa è proprio il simbolo di questo tradimento generale. Il rito si svolge nella chiesa dei Frati Minori a San Giovanni a Villa e si articola su testi sacri, tra cui le Lamentazioni di Geremia, i Trattati di Sant’Agostino e le Epistole di San Paolo, e su sermoni letti e cantati, rigorosamente in latino, con l’accompagnamento dell’harmonium, un particolare tipo di organo. Durante l’Ufficio delle Tenebre, detto anche Terremoto, il buio ha un’importanza fondamentale. Dopo ogni salmo e ogni cantico, una candela della saetta viene spenta e, a poco a poco, resta solo la fiamma della candela centrale. La chiesa si oscura pian piano e, durante il Miserere (cantato e recitato), un cerimoniere porta quell’unica luce dietro l’altare. La chiesa resta completamente al buio e incomincia il “terremoto”: tutti i presenti, compresi i sacerdoti, battono con i piedi e con le mani sui banchi, provocando un fragoroso rumore, quasi a simulare gli sconvolgimenti della natura a seguito della morte di Cristo. Nel silenzio e nel buio, il frastuono provocato dal movimento dei fedeli incute una suggestione unica. In questo rituale, viene rappresentato lo strazio degli uomini e delle cose materiali, davanti al Figlio di Dio che soffre e muore crocifisso, per la redenzione dell’intera umanità. Il titolo del rito, simbolicamente, indica anche le tenebre del peccato, scese in seguito alla crocifissione. Il rumore del terremoto dura finché il cerimoniere non prende la candela e la riporta sull’altare. Appena la candela ricompare sul candelabro, si riaccendono le luci e il rito termina. Finalmente, un po’ di chiarore ravviva di nuovo la chiesa. Quell’unica fiammella, posta davanti all’altare, rappresenta la luce di Cristo che continua a brillare ancora, nonostante lo smarrimento della natura. Alla comunità riappare così la luce del mondo: è il sacrificio di Gesù che ha salvato gli uomini. L’Ufficio delle Tenebre è un rito celebrato ancora in pochissime comunità religiose. Infatti, in seguito alla riforma liturgica scaturita dal Concilio ecumenico Vaticano II, tutto il cerimoniale della Chiesa romana è stato semplificato in modo da far risaltare il messaggio cristiano, invece che la spettacolarità della liturgia. Le liturgie preconciliari (rimaste in vigore fino al 1965) erano troppo dense di teatralità, di simbolismi e di gestualità. Il cosiddetto “terremoto” appartiene a questi riti soppressi e si è continuato a celebrarlo, in un forma più lieve, solo in pochissimi luoghi. A Sessa Aurunca, la tradizione dell’Ufficio delle Tenebre è mantenuta in vita dalla Confraternita del S.S. Crocifisso, una delle sei ancora attive nella città. L’origine dei riti e delle congreghe sessani è sicuramente frutto di un collage di eventi; in particolare, la presenza a Sessa Aurunca, già nei secoli XII e XIII, di rappresentazioni religiose della passione e della creazione e il lungo dominio degli spagnoli che nella città campana rievocavano i propri riti penitenziari. Le celebrazioni della Settimana Santa possono essere considerate un vero e proprio unicum di storia cultura e religione.









