Ha la solita postura protesa in avanti, porge il braccio come ad invitare l’interlocutore verso di lui, ma non si trova nel salotto televisivo di Matrix, non ha di fronte i protagonisti della cronaca o della politica, stavolta è lui l’unico oggetto dell’attenzione: Enrico Mentana.
Il 24 febbraio 2009, nel suo programma, ideato e condotto dal 2004, l’unica alternativa al salotto mediatico di Porta a Porta, avevano già trovato il suo sostituto: Alessio Vinci. La sera dopo, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per il ciclo “Le grandi lezioni di giornalismo”, l’anchorman più veloce della televisione italiana sapeva che non avrebbe potuto evitare l’argomento licenziamento/dimissioni da Mediaset.
La storia dell’enfant prodige del giornalismo italiano serve a spiegare l’evoluzione del modo di comunicare negli ultimi vent’anni. Si inizia dalle origini, dalla sua assunzione alla RAI fino alle recenti vicende che rendono lui oggetto di interesse. Se ne è accorto anche Santoro nella sua ultima trasmissione.
La notizia è che a cinquantaquattro anni Enrico Mentana si ritrova inoperoso, così si definisce lui stesso, esattamente come accadde quando a soli trentaquattro anni fu rimosso dal suo ruolo di vicedirettore del TG2. Nel TG2, per motivi di formazione personale si sarebbe dovuto trovare al meglio, invece, dopo un anno di collaborazione si allontana da una logica che definisce faziosa. Allora, come oggi, deve iniziare nuovamente, allora fu Letta a proporgli di ricominciare e di farlo alla grande: un telegiornale tutto nuovo, con tempistiche nuove, con motivazioni differenti e con un linguaggio differente. Una sfida che non poteva non stimolare un giovane intraprendente.
Era giovane e si trovava a gareggiare con il telegiornale più visto in Italia, un’esperienza che il conduttore, all’Auditorium nei panni dell’insegnante, descrive con entusiasmo. “Fondare un telegiornale dà un senso di onnipotenza assoluta. Presi molti giovani da plasmare e a cui dare una mission”.
La “missione” di Mentana era quella di ridimensionare il ruolo della politica nell’informazione italiana. La cronaca doveva tornare alla ribalta. Riportare l’attenzione sulla gente comune nel linguaggio comune. Secondo la sua concezione, alla gente interessa quello che accade alla gente, non ha un reale interesse rispetto a quello che gli è lontano. “Il giornalista che fa cronaca sui giornali in provincia sa dell’importanza della cronaca”. E ancora: “La cronaca ci mette al cospetto con i fatti reali”.
Per spiegarsi meglio ci riporta l’esempio del suo diretto antagonista degli ultimi cinque anni: Bruno Vespa. “Quando si è ironizzato su Vespa e sulla storia di Cogne trasformata in un format, non si è voluto notare che quella storia sta nell’immaginazione e nella sensibilità della gente per tanti motivi. Le storie di cronaca se si impongono, non si impongono per caso”.
L’idea nuova o, magari, solo riscoperta altrove era quella che il linguaggio dovesse essere lineare per presentare il flusso della cronaca come continuo. Questo stile ha caratterizzato un nuovo modo di fare giornalismo. Mentana spiega che nelle prime cinque settimane del TG5 bisognava andare a braccio, nessun foglio scritto o gobbo.
“Poi il diluvio: Mario Chiesa fu arrestato da Di Pietro. E lì si aprì una nuova mission: dare tutte le notizie, i nostri giornalisti erano sempre davanti al palazzo di giustizia. Questo fu devastante rispetto agli imbarazzi delle televisioni di Stato. Ma dopo Mani Pulite a metà dell’autunno del ’93 la discesa in campo di Silvio Berlusconi, lì si poteva diventare tutti come Emilio Fede oppure assumere la medesima distanza anche rispetto a Berlusconi”. Continuò la direzione del TG5 fino al novembre del 2004. Tredici anni di conduzione e un abbandono che, anche questa volta, non fu concordato da entrambe le parti. Ma in quel caso si trovò un compromesso: la creazione di Matrix. Una nuova sfida. “All’inizio questa difficoltà la sentivo, in un talk show non devi riempire ma devi dare dei contrapposti. Non ero abituato.”
Il motivo per cui il pubblico ha seguito la storia del suo percorso professionale è per arrivare alla risposta della domanda: perché è finito l’idillio? Il caso Eluana Englaro ha condizionato veramente la sua decisione e in quale ambito? Queste le domande incalzanti da parte del pubblico. Mentana non schiva, ha creato un lungo cappello e più volte ha tenuto a non volersi presentare come una vittima, non accusa nessuno, tocca solo qualche volta punte ironiche, ma nessuna vera e propria cattiveria. Certo tutti questi anni di “salotto mediatico” lo hanno reso grandemente diplomatico, o magari è stato in grado di gestire gli ospiti e le argomentazioni più complicate proprio grazie a questa sua prerogativa.
“Non ho voluto trattare molto la vicenda di Eluana Englaro. Solo una volta a Matrix e proprio l’ultimo venerdì disponibile prima del lunedì nero, ma quel venerdì non avrei potuto evitare, era successa una cosa importantissima: lo scontro Napolitano-Berlusconi, la volontà del Decreto Salva Eluana. Era morta Eluana e il pubblico di Canale 5 l’aveva saputo solo da un servizio di cinque minuti”. L’ex direttore editoriale di Mediaset sa che è necessario informare il suo pubblico, la sua proposta è quella di inserire una finestra informativa breve prima della trasmissione programmata, o degli brevi spot di approfondimento prima dell’approfondimento che sarebbe dovuto partire prima dell’orario previsto. L’idea non passò.
Mentana non gioca sui falsi moralismi, non contesta la decisione di mandare in onda una trasmissione come il Grande Fratello, ma la volontà di evitare l’argomento, di soprassedere. Le sue dimissioni si trasformarono ben presto nel licenziamento da parte dell’azienda per cui lavorava.
Adesso a cinquantaquattro anni Mentana si trova inoccupato per la seconda o forse terza volta. E adesso? Considerata la crisi economica anche nell’ambito dell’informazione, cosa farà il Chicco più famoso della televisione italiana? Smentiti gli accordi con Murdock, il proprietario di SKY, proclamati dalla stampa. Mentana spiega, in sintesi, che la sua non è stata una mossa tattica ma un vero divorzio all’italiana. Uno di quelli per cui è prevista l’aula di tribunale e che vede clamori sui giornali e pettegolezzi sul “chi ha fatto cosa”.
Adesso l’informazione è diversa: internet, blog, canali monotematici, fine più o meno programmata della carta stampata. Mentana lo sa, ma non descrive con entusiasmo tutto questo. Si descrive un po’ ironicamente, un po’ no, come un padre di famiglia, un altro TG5 o un altro Matrix non sarebbero novità, lo sa, e proporre qualcosa di nuovo forse è difficile. Noi della nuova leva di idee ne avremmo: ci serve qualcuno, però, che ci aiuti ad approfondirle e svilupparle, magari, provare anche noi ad iniziare ad una età analoga a quella che aveva il più giovane direttore di un TG nazionale.