Ridare la luce

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In questi giorni in cui parte il conto alla rovescia per il Natale, e si illuminano le città, le vie, le case, dedico questo articolo a chi sta accendendo una luce vitale, lontano da qui. In Mali.

In questi giorni in cui parte il conto alla rovescia per il Natale, e si illuminano le città, le vie, le case, dedico questo articolo a chi sta accendendo una luce vitale, lontano da qui.
In Mali.
Grande come quattro volte l’Italia e priva di sbocchi sul mare, la repubblica del Mali è una delle nazioni più estese dell’Africa occidentale ma anche dalla più bassa densità di popolazione. Confina con il Niger, il Burkina Faso, la Costa d’Avorio e la Liberia sul lato orientale, con la Guinea e il Senegal a sud, la Mauritania a ovest e l’Algeria a nord.
Il clima e l’ambiente stanno lavorando assiduamente per seppellire il Mali sotto un mare di sabbia e il 65% del paese è oggi ridotto quasi a un deserto. Il fiume Niger, che scorre al limitare del Sahara prima di piegare a destra e tornare indietro verso l’oceano, è una delle risorse vitali del paese nonché l’ultimo baluardo rimasto a difendere questa terra dall’avanzata del deserto.
Il Mali è uno dei dieci paesi più poveri del mondo L’aspettativa di vita è di circa 48 anni, un bambino su quattro muore prima dei cinque anni. Quello che oggi è deserto, per millenni è stata una regione ricca di vegetazione e di vita. Da questo passato di gloria e di ricchezza il popolo maliano trae ogni giorno forza e dignità, stimoli per i propri ideali di indipendenza e di autosufficienza.
Da queste parti, dove la sanità è a pagamento e le università non esistono, invecchiare è ormai un privilegio per pochi. La siccità e le malattie, molte congenite, molte altre portate dalle acque del Niger, sono i mali più grandi. La miseria e la malnutrizione fanno il resto. Qui si muore di AIDS, soprattutto, e poi di malaria, di epatite, di febbre gialla. Ma sono tante pure le malattie che colpiscono gli occhi: tracomi, glaucomi, l’oncocercosi – la cosiddetta “malattia dei fiumi” – dovuta ad un parassita che prolifera appunto nei corsi d’acqua, e poi la cataratta, un problema che in Italia si risolve praticamente in ambulatorio e che in queste zone dell’Africa sub-sahariana, dove mancano oculisti e qualsiasi tipo di apparecchiatura, rende cieche quasi due milioni di persone Moltissime di queste persone – si stima circa il 75% – potrebbero tornare a vedere grazie ad un intervento di cataratta, o addirittura semplicemente con delle lenti correttive per problemi di vista mai diagnosticati ed adeguatamente affrontati. Per loro, per continuare a dare una speranza a questi occhi malati, la missione italiana RIDARE LA LUCE è tornata nel MALI, dopo le precedenti spedizioni del 2003, 2004 e 2005.
L’ AFMAL (Associazione con i Fatebenefratelli per i Malati Lontani )
nasce nel 1979 e dal 1995 è tra le organizzazioni non governative (ONG)
riconosciute dall’Unione Europea. L’Afmal svolge attività di aiuto allo sviluppo
in ambito sanitario e promuove, organizza e gestisce progetti di sviluppo socio-sanitario.
In alcuni casi si tratta di interventi integrati, svolti spesso in collaborazione
con altre Ong e associazioni umanitarie, nei settori sanitari, agricoli, produttivi, educativi, formativi.
Avviato dall’AFMAL nel 2003, il progetto “Ridare la luce” ha lo scopo di combattere un problema molto diffuso in Africa: la cecità provocata da malattie degli occhi non curate. Solo nell’Africa sub-sahariana, dove tali patologie sono favorite da carenza alimentare, acqua non potabile e particolari condizioni climatiche e biologiche, la cecità colpisce circa 2 milioni di persone. In molti casi, si tratta di patologie che in Italia vengono risolte con semplici interventi chirurgici, come appunto la cataratta. Ma in queste zone dell’Africa sub-sahariana, dove non ci sono oculisti e mancano le attrezzature necessarie, la situazione è resa ancor più grave.
Dal 2003, due volte l’anno, un’equipe formata da personale medico, organizzatori e tecnici parte dall’Italia alla volta dei Paesi dell’Africa sub-sahariana sia per fornire le cure mediche e chirurgiche non disponibili, sia per addestrare medici e infermieri locali almeno alla cura dei casi più semplici.
Nell’ambito del progetto, inoltre, si colloca l’iniziativa “Occhiali per il mondo”, promossa dal Consorzio Ottici Italiani Green Vision: in varie parti di Italia si raccolgono occhiali da vista in disuso che, dopo essere stati monitorati e catalogati, vengono spediti in Africa; qui, a seguito delle visite oculistiche, gli occhiali vengono dati alle persone che hanno bisogno di correzioni, che per la maggior parte sono bambini.
Un’emergenza, quella della cecità in africa, che è non solo sanitaria ma anche sociale. In queste regioni africane, infatti, il cieco non può lavorare e ad esso viene affiancato un “bambino-guida” che fino alla maggiore età deve seguirlo, sacrificando in questo ruolo la propria infanzia e giovinezza. Grazie a questi interventi, quindi, non solo moltissimi uomini e donne possono tornare a vedere e quindi ad essere produttivi per i propri villaggi di appartenenza, ma anche molti bambini hanno l’opportunità di riacquistare la libertà di correre, giocare, andare a scuola.
Questo obiettivo è stato raggiunto attraverso la realizzazione di diverse missioni umanitarie (tre in Mali, una in Benin, una a Bali, due in Togo ed una in Ghana), la maggior parte delle quali svolte in collaborazione con l’Aeronautica Militare che ha fornito supporto medico, logistico ed organizzativo.
Il progetto ha realizzato ad oggi un totale di circa 1.800 interventi chirurgici di cataratta ed oltre 8.000 visite ambulatoriali.
In questi giorni si sta svolgendo una nuova missione, che segue ad altre degli anni precedenti.
Il progetto ha realizzato ad oggi un totale di circa 1.800 interventi chirurgici di cataratta ed oltre 8.000 visite ambulatoriali.

All’ultima iniziativa, come alle precedenti, hanno preso parte ufficiali medici del Corpo Sanitario dell’Aeronautica Militare. Oltre a fornire supporto medico, logistico e organizzativo, l’Aeronautica Militare assicura il trasporto aereo del personale e del materiale della missione con un volo organizzato dalla Sala operativa dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Con il C130-J della 46ª Brigata Aerea di Pisa vengono trasportate fino a dieci tonnellate di materiale sanitario, compresi i microscopi operatori e le attrezzature necessarie per l’allestimento delle sale operatorie e degli ambulatori, sia i farmaci e gli occhiali distribuiti durante le attività.
“L’Africa è un continente complesso, ha mille risorse ma anche mille problemi, soprattutto legati alla salute della gente. E la cataratta è uno di quelli che possiamo risolvere più facilmente”, sottolinea il generale ispettore capo Manlio Carboni, capo del corpo sanitario dell’Aeronautica Militare e anch’egli oculista, a Gao con altri quattro ufficiali medici ed un sottufficiale operatore sanitario specializzato. “Con il velivolo che l’Aeronautica Militare ha messo a disposizione per i voli di andata e ritorno, è stato possibile trasportare oltre dieci tonnellate di materiale umanitario e di attrezzature. Tra queste, tre microscopi elettronici che ci consentono di operare in tempi rapidi e con metodi moderni, gli stessi che vengono utilizzati in Italia. E poi riusciamo ad arrivare direttamente sul luogo degli interventi, un vantaggio fondamentale”.

 

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