Quo vadis, fiction?

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In un periodo televisivo in cui la fiction televisiva, guidata dalle originali serie americane, appare oramai riconosciuta nella sua valenza di dispositivo narrativo, si sta registrando un singolare dialogo creativo tra mondo televisivo e quello cinematografico

In un periodo televisivo in cui la fiction televisiva, guidata dalle originali serie americane, appare oramai riconosciuta nella sua valenza di dispositivo narrativo, si sta registrando un singolare dialogo creativo tra mondo televisivo e quello cinematografico.
Si pensi solo a due casi abbastanza recenti come I Vicerè e Romanzo Criminale. Il primo, andato in onda la scorsa settimana su Rai Uno, era già uscito al cinema l’anno scorso ed è stato proposto in una versione più lunga per la televisione. Di Romanzo Criminale, che ha debuttato il 10 novembre scorso, abbiamo parlato ampiamente in un precedente articolo.
Qui si vuole affrontare il caso di Quo Vadis Baby? in quanto rappresenta un tassello in più nel mondo della produzione televisiva. Infatti, dopo il passaggio dal cinema alla fiction satellitare, dal 5 dicembre sarà possibile guardare gli episodi della serie su Italia 1.
All’inizio fu un romanzo. Scritto da Grazia Verasani, il libro usciva nel giugno 2004 seguito dal film diretto da Gabriele Salvatores. Successivamente Sky Cinema, in collaborazione con la Colorado Film Productions, decide di adattare la storia alla serialità televisiva, diretta da Guido Chiesa, e produce sei puntate andate in onda nella scorsa stagione. Ed ora la serie arriva sulla tv generalista.
Senza ombra di dubbio intelligente come esperimento. Tra l’altro nella serie viene utilizzata la stessa protagonista femminile, Angela Baraldi, con un cast completamente diverso. A parte la protagonista, del film non rimane nulla. Di diverso rispetto al film c’è che Giorgia/Angela canta: sul palco del Johnny’s Place, interpreta cover di brani celebri della storia del rock, passando da Dylan ai Joy Division, da David Bowie e a Peggy Lee, fino ai Rem. Inoltre, le tematiche che vengono affrontate nel corso delle puntate sono fortemente rivolte al sociale in quanto vanno a raccontare lavoro precario, periferie dimenticate, missioni militari dentro il giallo, il rosso e il nero di Bologna.  Va sottolineato anche lo sguardo più luminoso che viene dato alle scene rispetto alle atmosfere cupe e notturne del film.
Attraverso lo scorrere della serie vedremo la Cantini anche alle prese con i suoi problemi personali: la relazione con l’ispettore Luca Bruni (Thomas Trabacchi) e la morte della sorella più giovane, Sara (Federica Bonani), idealista e solare, impegnata in una ong nell’Africa sub-sahariana.
Dal punto di vista della scrittura c’è da segnalare la presenza (purtroppo!) di troppi dialoghi che, al contrario, potrebbero essere sostituiti tranquillamente da uno sguardo e dai silenzi.
Al contrario la realizzazione tecnica è sorprendente in quanto tutta la serie è girata in HD costruendo un linguaggio insolito per la fiction ed un montaggio serrato, ricco di jump cut e scavalcamenti di campo. Nonostante ciò la regia sembra lavorare più sull’emozione delle scene che sulla rifinitura estetica dei dettagli facendo emergere la tensione noir dei tempi confusi che attraversiamo.

La serie prevede, poi, la presenza di numerose guest star tra cui Claudia Pandolfi, protagonista dell’episodio Fattore Umano, nel ruolo di Marta Del Vecchio, la donna che ha perso il marito e due figli nell’incidente aereo su cui la Cantini indaga e che cercherà di vendicarsi di Angelo Bonfanti (Alberto Gimignani), ritenuto, non a torto, uno dei responsabili. In seguito si potranno vedere all’opera Serena Grandi, Toni Bertorelli, Giuseppe Battiston.
Parafrasando Godard, ci troviamo di fronte ad una serie che dimostra quanto tv e cinema possono fortemente dialogare dando vita a forme di racconto molteplici con una esplorazione approfondita dei personaggi ed un uso innovativo del linguaggio.

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