Spade di latta e ali di cartone – foto di Giovanni Barba

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Le ali sulle spalle e la spada nella mano destra: legato all’albero maestro della barca, il bambino-angelo ha la stessa sagoma dell’Arcangelo Michele.

Le ali sulle spalle e la spada nella mano destra: legato all’albero maestro della barca, il bambino-angelo ha la stessa sagoma dell’Arcangelo Michele. Sulla barca, percorre in processione le strade del paese, si ferma ad ogni edicola dedicata al santo e, di fronte ad ognuna, rinnova le sue tre preghiere. L’incenso, i fiori e il cero sono le offerte delle tre invocazioni al santo guerriero.

Sala Consilina, il comune in provincia di Salerno compreso nel Vallo di Diana, celebra il suo legame con San Michele in una serie di rituali che si svolgono durante tutto l’anno.

Il 28 settembre è il giorno della barca. Portata a spalla da otto persone, con a bordo il bambino-angelo, la barca si avvia in processione da piazzetta Sant’Eustachio, fino alla chiesa della S.S. Annunziata. La porta della chiesa resta chiusa e, dal sagrato, la barca velocemente avanza e indietreggia per tre volte, rivolta verso l’ingresso. “A te fervido, Arcangelo!”, il bambino-angelo continua ad invocare San Michele nelle sue preghiere.

Antonio ha l’elmo in testa, la fascia verde al petto, i calzari dorati e la tunica celeste, rassomiglia al santo, ma ha quasi un sussulto nella voce, mentre gli uomini strattonano la barca per imitare il movimento del mare. San Michele è il traghettatore d’anime e la barca, nella simbologia della rappresentazione, riproduce il passaggio tra i due mondi: il bene da un lato e il male dall’altro. Il bambino-angelo, a bordo della barca, non è l’immagine dell’Arcangelo, ma una trasfigurazione di Satana che cerca di accattivare il santo, assumendo un aspetto di purezza e d’innocenza e rivolgendogli preghiere e doni. Per tradizione, il bambino-angelo viene scelto tra i ragazzi del quartiere sant’Eustachio e, quest’anno, è stato scelto Antonio. Il bambino ha dieci anni e il suo ruolo sarà importante nei riti che si dipaneranno nei mesi seguenti. Nella piazza Sant’Eustachio, al rientro della barca, vengono bruciati “lu viecchiu e la vecchia”, due fantocci che annunciano auspici positivi se bruciano bene, auspici negativi se rilasciano fumo. In un luogo prevalentemente agricolo, propiziare il raccolto è uno dei compiti affidati a San Michele.

Il 29 settembre è il giorno del volo dell’angelo. La statua di San Michele, custodita nel Santuario, scende in processione dal monte fino al paese, preceduta dai “cinti”, costruzioni votive fatte di ceri e portate sul capo dalle donne. Un percorso suggestivo, che inizia sul monte alle sei del mattino e arriva tra i vicoli del centro in più di tre ore di cammino. “Prima, la processione si seguiva scalzi, come segno di devozione a San Michele”. Anna porta il cinto ogni anno e, durante il tragitto, lei e la sorella si danno il cambio. Le strutture fatte di ceri e immagini del santo hanno dei colori vivi e, in fila sulla testa delle donne, risaltano tra il verde della montagna intorno, ma il cinto pesa e la strada da fare è tanta. Il santo va incontro al paese, seguendo un percorso contrario a quello fatto dal bambino-angelo nel maggio precedente. Quando arriva all’edicola di san Michelicchio, la statua viene rivestita d’oro, a testimonianza della profonda devozione della popolazione e, nella mano destra di San Michele, viene posta la bilancia, simbolo dell’equilibrio tra il bene e il male, da lui ristabilito. L’Arcangelo, pesatore d’anime, non si lascerà ammaliare dall’ innocente camuffamento del male in un bambino-angelo. La processione giunge in piazza Sant’Eustachio dove, nello spazio accanto alla chiesa, si svolge il Volo dell’Angelo. In piazza, la folla aspetta di dover alzare la testa, per vedere il bambino-angelo portare, per tre volte, i doni e le invocazioni alla statua di san Michele. Legato a un cavo, il bambino sembra quasi volare e, dall’alto, la spada di latta e le ali di cartone diventano di ferro e piume.

Il 6 gennaio è il giorno del rito della Stella. Durante la messa celebrata nella chiesa del Santuario di San Michele Arcangelo viene calata la Stella, un telaio in legno a cinque punte, su cui sono avvitate lampadine multicolori. La stella avanza fino all’altare maggiore, scende e sale per tre volte e resta sospesa in aria durante la celebrazione.

L’8 maggio è il giorno del ritorno di San Michele al santuario sul monte. Il santo guerriero, vestito degli ori, è preceduto dalla portatrice del cinto e dal bambino-angelo dell’anno precedente e, in processione, ritorna al santuario seguendo il percorso inverso. La strada verso il monte, piena di tornanti, risuona dei canti a San Michele che coprono tutti i rumori della valle.

“La statua di San Michele è la più bella di tutte”, confessa Mimmo, che si occupa ogni anno di organizzare le celebrazioni in onore del santo. L’Arcangelo guerriero brandisce la sua spada e, sotto il suo piede, il drago sembra sconfitto e domato. La rappresentazione dello scontro tra il bene e il male rasserena la comunità e, insieme ai cinti e agli ori, anche gli abiti del bambino angelo vengono riposti ogni anno. Quando la valigia si apre, emergono la spada di latta e le ali di cartone, inizia e finisce così il volo tra i santi e il combattimento contro i demoni.

© Giovanni Barba
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