Vendendomi il nuovo libro di GiPi, LMVDM ovvero La mia vita disegnata male, il tizio dell’edicola, commentando l’insolito titolo, mi ha fatto la prima, più esauriente, anche se involontaria, recensione: “e mica solo la sua – alludendo alla vita – è disegnata male!”. Infatti il nuovo libro (o meglio graphic novel) del geniale fumettista pisano ci riguarda tutti, nonostante sia molto autobiografico e affronti senza paura temi molto personali. GiPi si è affermato in questi anni come il migliore disegnatore italiano tanto che partito dalla rivista erotica “Blu”, è diventato il disegnatore di la “Repubblica” e cura una striscia settimanale satirica su “Internazionale”. Apprezzato in Francia, Spagna e Stati Uniti, è arrivato al suo settimo libro dopo alcuni dei più bei albi che sono usciti nel nostro paese: Esterno Notte, Appunti Per una storia di Guerra, Gli Innocenti, Questa è la Stanza, Hanno Ritrovato La Macchina, S. Le storie che GiPi racconta, nelle quali unisce la cronaca all’avventura e questa alla sua storia personale, lo allontanano dai temi del tradizionale fumetto italiano sia popolare che più intellettuale, sintetizzandolo allo stesso tempo. Anche il suo stile è originalissimo: un disegno grezzo volutamente sporco, nervoso e ricco di scarabocchi coniugato a una ricerca quasi maniacale della pittura a pastello e tempera. Le sue tavole di paesaggi, dei tristi panorami urbani o della provincia, sono dei veri e propri quadri da esporre. La bravura di GiPi, che lo ha reso il nostro migliore graphic novelist, è quella di saper unire perfettamente testo e disegni, tanto che non si può parlare né di parole illustrate, né di immagini spiegate dal testo. Oltre a essere un romanziere, un disegnatore e un pittore a tutti gli effetti, GiPi è anche un creativo regista di corti (alcuni si possono vedere sul suo blog: http://giannigipi.blogspot.com/), nei quali racconta in modo ironico e amaro soprattutto la sua provincia, la nostra, l’Italia.
Quest’ultimo LMVDM esce non a caso in edicola con una tiratura alta e un sicuro successo. Va subito detto che La mia vita disegnata male è invece disegnata benissimo: in mezzo a una storia molto personale di una malattia fisica e esistenziale (tema ultra letterario), GiPi inserisce delle bellissime tavole di avventure di pirati da isola del tesoro, che sono non solo un richiamo all’infanzia e all’iniziazione col fumetto, ma anche un’integrazione alla storia e una metafora della condizione del protagonista. Impressiona, poi, il coraggio con cui racconta temi molto personali: la provincia toscana dove regna la noia e si vomita spesso, le prime traumatiche esperienze con la droga, la perdita degli amici del cuore, i primi amori, le difficoltà con i genitori, la ricerca di una strada e di una vocazione. Tutto sommato GiPi racconta una formazione, una crescita, una guarigione attraverso la forza dell’amore che non è mai trattato banalmente. Per conoscere bene se stessi, bisogna infatti conoscere bene l’altro, non si può essere individualisti, non si può imparare da soli a nuotare (ci sono 8 tavole stupende sul nuoto), a stare nel mondo e a viverci. Così se anche GiPi ammette di essere attratto solo dai personaggi cattivi e malvagi che ha incontrato nella vita, scopre che la soluzione è l’amore e che forse i buoni si meritano qualcosa, anche solo una vignetta del suo lavoro.