Panard e la normalità

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La cosa che più sorprende è la normalità. La normalità è un cancro difficile da debellare. C’è un bel film di Scorsese, Goodfellas, in cui in gruppo di gangster squarta, massacra e uccide con tranquillità.

La cosa che più sorprende è la normalità. La normalità è un cancro difficile da debellare. C’è un bel film di Scorsese, Goodfellas, in cui in gruppo di gangster squarta, massacra e uccide con tranquillità. C’è la scena celebre in cui hanno ammazzato a forza di botte un tizio e se lo caricano nel portabagagli. Prima però di andarlo a buttare in una fossa si fermano dalla madre di uno di loro per fare colazione. Mentre mangiano parlano della loro intimità e della loro vita. Addirittura Joe Pesci fa a Ray Liotta: ”Tu parli poco, dovresti parlare di più quando sei con gli amici.”
In Francia è successa più o meno la stessa cosa. Un tizio di nome Nicholas Panard è un artista di cabaret in pensione. Ha sessantotto anni e ogni mattina porta a spasso il suo cane. I vicini lo hanno descritto come un simpatico omosessuale. Eppure ieri la polizia ha fatto irruzione con l’accusa di diciotto omicidi. Una strage avvenuta col tempo e messa in piedi con passione. Gli omicidi sono disseminati tra la Francia e la Germani: undici vittime in Alsazia, quattro in Francia-Comntè e le ultime tre nella regione parigina.
L’uomo pare cercasse le sue vittime nei cabaret dove si esibiva. Ma certi omicidi risalgono a ventisette anni fa. Posti come Le fantasio o Le place bar hanno chiuso da una vita e sarà difficile venire a capo della matassa. Per ora la polizia ha ritirato fuori tutti i dossier di omicidi impuniti. Nicholas Panard comunque è certo l’uccisore di alcune vittime. Come Cloude Madrou, garagista omosessuale, ucciso a Mulhouse nel ’80. Undici coltellate al busto e la testa divelta con un pesante crocefisso. O Joelle Schneider, una prostituta trovata col cranio spaccato in due con un martello.
E’ qualcosa di cui si sentirà parlare ancora per molto. Ma incanta il modo in cui quest’uomo riuscisse a vivere una vita normale senza dare nell’occhio. Panard era simpatico ai vicini e cordiale. Uno di loro lo ha descritto così: “Mi resta difficile credere questa cosa. Nicholas è una persona unica. Ha un sorriso bellissimo e mi ha sempre aiutato. Pensi che una volta mi ha tenuto le bambine.” Questo finale è bellissimo. Immaginarsi Jack lo squartatore che tiene le bambine alla vicina che va a fare la spesa. Eppure è questo il punto. La normalità che fa fatica a comprendere il diverso. Ma anche il diverso, il serial killer, che conduce una vita normale. Non si parla più di normale e diverso, ma di diversi tipi di normalità.
Comunque il signor Panard è stato trovato grazie a un programma informatico, Salvac, che allinea le similitudini dei vari delitti. Ventisette anni non hanno dato nessun frutto. C’è voluta la tecnologia e un ragionamento da software per smascherare la vita tranquilla del Killer. Questo è un altro punto che vale la pena guardare da vicino. La tecnica umana, è aiutata e in questo caso sostituita da quella artificiale per scovare qualcosa che si era ben inserito nella società. Come se non ci fossero più parametri o il fiuto per scovare il tassello mancante. L’errore che svela tutto. La tecnologia tramite sintetici accostamenti può trovare qualcosa, ma l’uomo è come se fosse sfiancato nel riconoscere se stesso.
Tutto sembra diventare normale, anche un uomo che fa fuori diciotto persone. E’ solo questione di tempo. Forse se lo sterminio degli ebrei fosse avvenuto più lentamente, dico solo forse, oggi sarebbe una cosa normale. Già la vedo l’umanità che ha nel suo quartiere il forno e una volta al mese fa il suo sacrificio. Tutto all’interno di una follia che alla lunga diventa normalità.

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