Ci sarà pure qualcuno in tutto il pianeta che ha come sogno erotico la regina Elisabetta che fa pipì con tanto di mutande di pizzo calate sulle ginocchia. Oppure qualche no global che avrebbe un gran piacere nell’introdursi nella sala dove George W. Bush e Tony Blair sembrano amabilmente godersi la sauna. C’è una persona che costoro dovrebbero ringraziare per aver concretizzato visivamente il loro desiderio. A mettere in mutande la regina d’Inghilterra – o meglio, ad abbassargliele – e a cogliere nel momento di massimo relax due simboli del potere è una fotografa inglese, Alison Jackson che non è ancora stata arrestata per violazione della privacy per un solo motivo. Il fatto è che gli scatti in questione non ritraggono i vip reali, bensì i loro sosia immortalati in alcuni banali momenti quotidiani.
In questo progetto fotografico – che si potrà ammirare in tutta la sua follia nel mese di dicembre alla galleria B+M di Los Angeles – ce n’è veramente per tutti: da Britney Spears a Monica Lewinsky (mentre accende un sigaro a Bill Clinton, in un atto di perfetta sintesi degli studi freudiani). Guardando questi scatti, non si può fare a meno di porsi una domanda: perché? Quale tipi di distorsione mentale potrebbe portare una persona a concepire queste immagini? Inutile sforzarsi più di tanto, è la fotografa stessa a fornire ampie spiegazioni. Anzi, sembrerebbe pronta a scrivere un trattato di sociologia in proposito. “Immagini potenti dominano il mondo – dice la Jackson -. Immagini di celebrità che hanno raggiunto lo status di icone o demoni. Loro sono news, e diventa difficile fare una distinzione tra ciò che è reale e ciò che è fantasia, cosa è importante e cosa non lo è”. E in un mondo che è diventato popolato da spettatori televisivi più che da cittadini, “le celebrità sono le icone di questa contemporanea religione popolare”. Di conseguenza, sostiene la fotografa, siamo portati a credere che le immagini in cui queste personalità vengono ritratte rappresentano l’intera realtà intorno al soggetto protagonista. Ed è a questo punto della riflessione che è giunta l’idea geniale. Perché non smuovere gli spettatori passivi pronti a credere ciecamente alla veridicità di tutto quello che viene loro presentato come realtà procurando loro uno shock? Perché, guardando Madonna con un ferro da stiro in mano, per qualche secondo si può anche credere che la diva sia tutta presa nelle faccende domestiche, ma poi qualche dubbio si insinua. E non è male prendere l’abitudine di dubitare sempre che quello che si vede – soprattutto se confezionato da chi ne avrebbe un tornaconto personale – sia vero o falso.
Certo, farebbe piacere alla quasi totalità delle donne credere sulla fiducia che quella ritratta con una scopa in mano e una tenuta da carcerata sia davvero Paris Hilton. Ma questo è un piccolo piacere a cui si può rinunciare se servisse a sviluppare una sano senso critico.
E per quanti abbiano provato invidia per la libertà di cui godono gli artisti all’estero – che possono permettersi di mostrare anche i reali in momenti intimi -, si rasserenino. Abbiamo una fortuna inestimabile: da noi i premier si fanno allegramente fotografare mentre fanno le corna ai loro colleghi stranieri, senza bisogno di fotomontaggi o estro artistico.