Thomas forever (Ritter/Dene/Voss)

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Chissà cosa penserebbe Thomas Bernhard di un paese dove per un giorno intero viene raccontato che un ragazzo è stato ucciso da un pallottola sparata in aria.

Chissà cosa penserebbe Thomas Bernhard di un paese dove per un giorno intero viene raccontato che un ragazzo è stato ucciso da un pallottola sparata in aria. Scriverebbe male di questo paese, ne sono certo. Molto male. E nessuno sa scrivere male di un paese come fa Bernhard. L’Austria Infelix da lui descritta non è molto lontana da alcuni caratteri nostrani. Uno su tutti: il clerico-fascismo. Bernhard parlava con accenti tragicomici di un paese bigotto, meschino, pieno di tromboni parolai che non hanno il benché minimo talento. Padri e madri che passano il tempo a distruggere con la loro assurda mentalità la vita dei loro figli che a loro volta come futuri padri e future madri saranno pronti a distruggere l’esistenza dei loro discendenti. Un enorme macchina della tortura che ha l’incondizionata benedizione delle istituzioni. Quanto ci sarebbe servito un Bernhard anche in Italia! Quanti colpi d’ascia avrebbe regalato a questi lestofanti della televisione, dello sport, delle patrie lettere, della politica, eccetera, eccetera… A volte mi faccio prendere la mano, ma io domenica non ce la facevo proprio a vivere in questo paese chiamato Italia e allora mi sono rifugiato in India, al Teatro India dove veniva recitata la piece di Bernhard, Ritter/Dene/Voss, i tre nomi degli attori del Burgrtheater per cui Bernhard scrisse il testo… Una famiglia alto-borghese, i Worringer… Le due sorelle attrici hanno deciso di riprendere in casa il fratello Ludwig/Voss che per scrivere i propri trattati di filosofia si era rifugiato nella casa di cura per malattie mentali di Steinhof… Ha inizio il massacro… Prima si fronteggiano le due sorelle: la sorella maggiore, Dene, è quella che custodisce le tradizioni familiari e la casa loculo in cui passano le loro giornate ed è per di più innamorata persa del fratello a cui fa anche da trascrittrice dei pensieri filosofici, la sorella minore, Ritter, è quella che ripete di voler andare via, di voler partire per Roma o Amsterdam, di fuggire lontano da quella casa-museo e dai suoi abitanti e poi alla fine non se ne va mai…

La sorella innamorata prepara la tavola, apparecchia per quando arriverà il fratello, l’altra continua a sfogliare i giornali e a leggerne le stupide notizie… Sono nemiche, rivali perché entrambe hanno bisogno dell’amore del fratello (anche l’algida Ritter ne ha bisogno), sono creature perse nelle loro solitudini che cercano in qualche modo di resistere… Arriva Ludwig/Voss… Sproloquia, dileggia le due sorelle, soprattutto Dene, si sente in un manicomio in quella casa… Steinhof era il paradiso, non questa casa-sarcofago… E allora cerca di cambiare posto ai mobili, anche fracassando le preziose porcellane custodite da Dene, sputa per terra i krapfen di cui si era ingozzato per rabbia e che lei gli aveva cucinato, capovolge i ritratti degli avi appesi alle pareti, ce l’ha a morte contro i medici, soprattutto quello dello Steinhof, il dottor Frege… dice “i medici di famiglia sono dei criminali” (come ha ragione)… poi bacia sulla bocca Ritter e per Dene è la distruzione… ma tutti loro sono persone distrutte… Ludwig/Voss non riuscirà a ritornare nella sua piccola casa in Norvegia… Ritter non partirà mai per l’estero… Dene non avrà mai l’amore del fratello… distrutte da una società ottusa e nauseabonda, odorante di krapfen che ha fatto in modo di spegnere le speranze e i sogni di queste creature fin da quando erano piccole… Solo la musica di Beethoven a volte può lenire le loro ferite ma alla fine, come dice Ritter, quando piove, il pomeriggio, non rimane altro che restarsene a letto… È l’ultima frase della commedia, una frase semplice e al tempo stesso geniale… l’unica frase possibile, che soltanto un mostro come Bernhard poteva scrivere… quando piove non rimane altro che rimanere a letto… Avevo le lacrime agli occhi quando si sono spente le luci…

Il bravo regista di questo spettacolo, Piero Maccarinelli, ha detto che per mettere in scena Bernhard ci vogliono assolutamente dei bravi attori, all’altezza della straordinaria tragicommedia dei suoi testi… È vero, e gli attori di questo spettacolo sono semplicemente mostruosi… su tutti Maria Paiato, Dene, che recita con una naturalezza e una padronanza del proprio corpo che fa spavento… sembra che Bernhard abbia scritto il ruolo apposta per lei… vorrei avere un mignolo della sua bravura… poi Massimo Popolizio, altro genio attoriale, che folleggia con il suo Ludwig e continua a straparlare pur ingozzandosi di krapfen (mamma mia, che bella quella scena!)… poi Manuela Mandrocchia che interpreta alla perfezione il ruolo chiaroscurale di Ritter… sono i magnifici solisti dello splendido trio musicale messo in piedi da Bernhard… perché Bernhard è musica… è Beethoven

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