L’ora è arrivata… Il cielo si è aperto su Trieste… Tutto è pronto… Il Caffé San Marco è il luogo prestabilito… uno dei caffé storici della città… Entro dentro… Si respira ancora il clima dei primi del Novecento… i tavolini di marmo… le sedie di legno… le lampade stile Alfred Loos… chiedo alla cameriera uno spritz… All’Aperol? Fa lei… come all’Aperol… all’Aperol lo fanno in Veneto… no, no… lo spritz triestino prego, le dico… mi siedo e attendo… arriva lo spritz… con le noccioline e le patatine… poco mitteleuropee… sorseggio lo spritz… la luce che entra dalla porta improvvisamente si oscura… una sagoma grande, immensa occupa la soglia… lo spritz mi va un attimo per traverso… tossisco… arrossisco… è un uomo massiccio, imponente, vestito di bianco… con un cappello a tesa larga anch’esso bianco… sembra un vecchio notabile dell’Italia umbertina… no, sembra un vecchio uomo d’affari austro-ungarico… no, sembra… il Castello di Miramare… boh… l’uomo si toglie il cappello, fa un gesto di saluto alla cameriera, guarda circospetto i tavoli… si liscia i baffi… bianchi pure loro… Mi ha visto… adesso mi osserva attentamente… sembra che mia stia valutando, soppesando su una bilancia da mercato… indica alla cameriera di venire al mio tavolo… posa una mano sulla sedia libera, la scosta bruscamente, la fa strisciare sul pavimento… ho la pelle strizzata… la cameriera lo affianca… lui ringhia “Spritz con Aperol”… ecco lo sapevo… ho sbagliato anche questa volta… prende dal taschino del panciotto un portasigarette d’argento… lo apre… prende una sigaretta… l’accende… mi soffia il fumo in faccia… tossisco… “Mi hai cercato, ragazzo?”… La cameriera arriva con lo spritz all’Aperol… “Sì, Signor Svevo”… “Cosa vuoi?”… “Ecco, volevo conoscerla e chiederle alcune cose”… Il Signor Svevo sorseggia il suo spritz e mi osserva, anzi mi spolpa con i suoi occhi di ghiaccio asburgico… “Tu scrivi ragazzo?”… Deglutisco a fatica… poi con un filo di voce… “Sì, però…”… Il Signor Svevo mi interrompe… “Però cosa?”… “Non ho la costanza, ecco… non riesco a scrivere con continuità… Ho paura”… Il Signor Svevo ascolta attentamente e intanto sembra gustare, assaporare la sua sigaretta fino all’ultima boccata… “Ragazzo mio, il tempo passa. Adesso quanti anni hai?”… Glielo dico… Lui scuote la testa… “Con la scrittura è come con gli affari… come con le donne… bisogna essere fermi e risoluti”… Sorseggio lo spritz con finta naturalezza, poi dico… “Io non sono né fermo, né risoluto”… “Lo so, ti fai ancora troppe seghe… di tutti i generi”… abbasso la testa intimidito… Lui finisce di fumare poi continua… “Sei un bambino troppo cresciuto che ancora non ha capito come va il mondo…Hai paura di prenderti la sia pur piccola responsabilità… Non hai una moglie, né tantomeno dei figli, vero?”… “No” e per poco non mi esce pure un rutto… “E pensi di poter scrivere qualcosa di decente senza sporcarti in quella che viene banalmente chiamata la vita? Io, ragazzo mio, mi sono fatto il fegato grosso negli affari mercantili e in quelli familiari… Ma tutto questo mi ha dato un impulso fortissimo alla scrittura. Se pensi di poter restare nella tua torre d’avorio a coltivare i sogni di gloria… beh, sbagli di grosso. La vita non è facile ma devi cercare di cavalcarla, di imbrigliarla… devi essere attore, non spettatore”… Alzo gli occhi e lo guardo… “Mi sento tanto Zeno Cosini… mi sento a volte così inadeguato”… Il Signor Svevo beve lo spritz tutto d’un fiato, poi chiede alla cameriera di portargliene un altro… “Questa storia di Zeno Cosini la sento da quando ho scritto quel romanzo, santa pazienza di Francesco Giuseppe! Tutti noi abbiamo i nostri momenti alla Zeno Cosini con tutto poi che quel tipo lì, se ci pensi bene, ha avuto successo nella vita… Tu cosa vuoi fare veramente? Vuoi scrivere?” Annuisco deciso… Lui mi guarda attentamente, prende un’altra sigaretta dal taschino, se l’accende… poi me ne offre una… “Smettila di sentirti in colpa” dice il Signor Svevo… “Il senso di colpa può ammazzare un uomo. È arrivato il momento che tu glielo metti nel culo, scusa l’espressione poco asburgica…”… Si passa un dito sui baffi… Beve d’un fiato pure il secondo spritz… “Adesso devo andare, ho un affare da concludere al Porto”… Si alza, si rimette il cappello in testa… Gli dico con una vocetta esile… “Lei è il più importante scrittore italiano del Novecento”… Lui sorride, poi si china su di me e mi fa una carezza… “Lo so benissimo figliolo, peccato che i professori a scuola mi facciano una pessima pubblicità… Li manderei volentieri a pescare nell’Adriatico”… Poi si allontana in una nuvola di fumo… Io rimango lì con il mio spritz e la sigaretta… la prendo… chiedo alla cameriera un fiammifero… me l’accendo… faccio una tirata… sento i polmoni che mi si stringono a pugno… provo dolore… poi passa… la seconda tirata va meglio… alla terza tutto ritorna normale… prendo il moleskine dalla borsa… adesso non c’è più tempo da perdere…