Roma non è certo più la capitale del cinema, né, tantomeno, degli attori. Nonostante Veltroni lo voglia disperatamente (perché da giovane si era immedesimato con l’attore di Blow up di Antonioni: David Hemmings), a via Veneto non passeggiano più i divi nè Cinecittà brulica di promesse del grande schermo. Eppure, proprio in questa città (ma anche a Milano e Torino), esiste ancora un vivaio, una scuola di qualità che è il Centro Sperimentale di Cinematografia, fondato sotto il fascismo, che ha una grande selezione per l’ammissione, forma attori e registi di successo, ha tra i suoi professori Giancarlo Giannini e vede tra i suoi ex-allievi attori di smisurato calibro, uno tra tutti, Carlo Verdone. Tempo fa un’amica mi ha segnalato un’attrice che frequenta il Centro dicendomi: “E’ una bomba a orologeria”. Veronica Visentin è una figlia d’arte, la recitazione le scorre nelle vene: il padre è infatti Giovanni Visentin, il classico attore non-protagonista che ha avuto il suo maggiore successo nel film Le mani sporche di Elio Petri del 1979. Veronica Visentin rientra in quell’insieme di attrici che Hitchcock non prediligeva e che definiva “con il sesso disegnato in faccia”, come Brigitte Bardot. Nonostante sia ancora una studentessa di recitazione, la Visentin ha iniziato prestissimo la sua carriera prima nelle pubblicità e poi nelle serie tv quando spopolava ancora Marco Columbro. In mezzo un po’ di teatro. Poi ha assaggiato il cinema addirittura nel 1998 con Bernardo Bertolucci nell’Assedio dove comparve l’ormai affermata Thandie Newton e nel 2002 con L’amore di Màrja di Anne Riitta Ciccone.
Riesco a contattare la Visentin per un’intervista solo dopo averle promesso una mozzarella di bufala: dice che a quell’ora è sempre affamata. Così le faccio le domande mentre trangugia la mozzarella e sgocciola il latte di bufala sul registratore.
Hai iniziato molto giovane a lavorare nel cinema. Nella tua filmografia c’è L’assedio di Bertolucci. Come ricordi quell’esperienza?
Avevo solo tredici anni. Poi era solo una comparsata, non era un personaggio, ma mi fecero dei molti primi piani. Soprattutto nella scena della festa, un concerto di addio, ci sono tutti i bambini e io ho una posizione centrale.
Cosa hai fatto prima? Pubblicità? Chi ti ha lanciato in questo mondo?
La prima cosa che ho fatto è stato Disperatamente Giulia con Davide Nazzari, avevo tre anni e quel film era una cazzata. Mi fermarono per strada a me e mia sorella, un produttore: Sergio Martinelli.
Perché hai deciso di fare questo lavoro?
Ma gli attori devono essere tutti degli istrioni e degli esibizionisti: anch’io lo sono. Stando al Centro ho capito che la cosa più importante è il pubblico. Questa non è una cosa secondaria. Non è che bisogna compiacere il pubblico, ma senti la recitazione come un dono o come una cosa che hai e che non ti appartiene.
Qual è la differenza tra film-tv e film-cinema?
Io da piccola campavo di fiction e dalla fiction ho imparato molto. Ad esempio da Damiano Damiani, con cui ho recitato nel film tv Una bambina di troppo, andava dritto al punto: dovevi piangere e ti dava un pizzone.
L’ultimo film importante in cui hai preso parte è L’amore di Marja. Parlami di questa esperienza.
È la storia vera di Ciccone: lei è una specie di guru. È stata una bella esperienza: io interpretavo proprio lei nel film. Mi ha fatto crescere molto e lei ha lavorato molto bene con noi attrici Ho incontrato pure Nanni Moretti che mi ha detto: “Ho visto il tuo film e l’ho trovato molto bello, però era un po’ retorico”. Ma comunque questo film era prima del Centro.
Come funziona il Centro Sperimentale?
All’inizio era solo una scuola per registri. Ora le strutture si sono moltiplicate: corsi di fotografia, tecnico del suono e appunto di recitazione. È molto difficile entrarci. Su 700 candidate siamo entrate in 8 il mio anno. È una scuola riconosciuta internazionalmente che ha obbiettivi precisi di miglioramento e formazione. Il mio corso è diviso in regia, storia del cinema, teatro, danza, acrobatica, dizione e un miscuglio di tecniche recitative dall’Actor Studios al metodo Stanislavskij. Abbiamo professori americani e bulgari. L’obbiettivo è darti una visione d’insieme. Il Centro ha passato una crisi di recente con i tagli del governo: abbiamo rischiato pure di chiudere.
Parliamo del cinema italiano: qual è l’attrice italiana del passato che più ti piace? Quella del presente?
Anna Magnani. Adesso Laura Morante. Spesso le attrici italiane vengono relegate nel loro ruolo. Come imprigionate.
Prossimi lavori da qui a un anno?
Uscirò dalla scuola a dicembre. Da allora in poi spero che le cose arriveranno sennò andrò in Spagna.