Una Babele casalinga e ruffiana

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Devo mettere ordine tra i libri: quelli accatastati dietro alle videocassette, i cd, il servizio buono di caffé. C’è una copertina stropicciata sotto la cassapanca.

Devo mettere ordine tra i libri: quelli accatastati dietro alle videocassette, i cd, il servizio buono di caffé. C’è una copertina stropicciata sotto la cassapanca.
Non è che ne possieda pareti intere, cerco di tenere solo quelli che ho letto, che mi ricordano qualcosa, oltre alla collana ancora in cellophane dei… ma non lo dico per non passare da ignorante. Mi piacciono comunque le biblioteche ordinate, come quelle di amici, divise per sezione, in ordine alfabetico.
Io, a parte quelli prestati e non più ritornati e quelli che ho restituito scrupolosamente, mi perderei se ne avessi tanti, mi sembrerebbe di non conoscerli, per questo: mica leggo tutto io. E’ per avere un quadro, magari ricordarmi ciò che mi ha appassionato, le emozioni che c’ho lasciato dentro, il tempo di quel momento.
Certo è un vero disastro: che ci fa Canetti con De Crescenzo, Auto da fé con Così parlò Bellavista? E Isabell Allende cucina empanadas per S.Francesco nei Fioretti? Ordine ordine! Un criterio potrebbe essere la collocazione geografica per cui Il bell’Antonio starebbe bene con Pirandello e Guerra e pace con L’idiota, ma non mi convince.
Che hanno da spartire Carver con Mavis Gallant, Proust e La Fata Carabina? Kafka fa a botte con Pratolini, nel ripiano più in alto e Flaubert se la prende con La bruttina stagionata, che, ecco trova più senso accanto a Un amore di zitella nello scaffale più in basso. Che disastro! Eppure un senso ci sarebbe, un criterio da manuale o da antico dilemma intellettualoide: scrittura al maschile e scrittura al femminile. Il fatto è che io metterei accanto Veronesi e Ferrante, Ferrante Elena, dico, ammesso che si chiami realmente così, e non solo perché nelle ultime uscite parlino entrambi di figli, di figlie anzi, è che lo fanno in maniera viscerale intima come diventa il monologo di un genitore che scava in se stesso, nel suo ruolo, nel suo modo di vivere la paternità e la maternità, nel suo sesso. E qui viene il bello, la riflessione sulla “scrittura”, Caos calmo e La figlia oscura. Quante volte ricorre la parola “cazzo”, e poi l’elenco delle ragazze baciate, di quelle con cui si è fatto l’amore, fino alla scena clou a pag. 348 e seguenti. Che a parte l’ammirazione c’è la curiosità per l’ intervista, ipotetica, reale: ”Mi dica riguardo alla scena sul prato in giardino…” Il domandone del quiz potrebbe essere il seguente: chi ha scritto ciò che segue, un uomo o una donna?: ”…lo infilo una seconda volta… però gemi e continui a dire di no… lo giro e lo rigiro… oh Pietro oh Pietro, non mi invocheresti chiamandomi per nome, e non accetteresti mai d’essere inculata come è chiaro che sto per incularti, sull’erba, come una capra, …e questo inevitabile sentore di merda che ha preso il sopravvento sul tuo profumo ormai sfiatato…” Invece: ”i rapporti sessuali sono un prodotto estremo della fantasia. Più il piacere è alto, più l’altro non è che un sogno, la reazione notturna del ventre, …di ogni isolato centimetro di pelle a carezze e urti di un’entità indefinita…” Che poi il domandone è troppo facile e la fissazione sempre quella, dal camionista al politico al premio Strega. Per questo metto Antonia Byatt dietro a Ferrante per quanto non ricordi la sua scrittura così viscerale ed intima, e non ricordo neanche se la sua Possessione fu poi consumata… Di questo passo però…

Si è fatta ora di pranzo, credo proprio che Isabell Allende andrà con Camilleri. Una paella contro i purpiteddi in agrodolce del Commissario Montalbano. Oh Dio! Ma Borges da dove esce fuori!

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