Sono andato ad un convegno per ciechi. Il titolo era: ALTRI MODI DI LEGGERE. Roba molto forte e senza dubbio fatta su misura per uno come me. L’albergo dove era stata allestita era nella periferia a nord di Francoforte. Ma il posto dall’interno sapeva abbastanza poco di quartieri dormitorio e lunghe vie deserte del Nordeuropea.
Mi sembrava evidente che se avessero trovato nuove tecnologie per far leggere un cieco, la cultura di Omero sarebbe dovuta essere lì in grande stile. Poco prima di entrare avevo comprato uno di quei vestiti eleganti da quaranta euro in saldo in un mercatino a due passi dall’albergo. Sembravo davvero un rivenditore. La taglia era di almeno tre volte più grande e il colore era di un nero che si era scolorito per i troppi lavaggi. Con quell’abito avrei davvero fatto la mia figura.
Novecento venti presenze e la maggior parte stava nell’enorme sala congressi. Sessantacinque ditte piovute giù da tutta Europa a mostrare le loro innovazioni in campo informatico. C’era da diventare pazzi. Era ovvio che un lavoro di quel genere richiedeva grandi dosi di concentrazione. Analizzare quel marasma umano non sarebbe stato una cosa da nulla non se mi capite voi altri. Ma bisognava pur farlo e io ero pronto.
Mi accomodai al bar e il cameriere da dietro il bancone mi passò il telefono.
– È per lei signor Talone? Da Roma per lei. Pare sia un affare di macchine.
– Sì, sono il signor Talone, dica pure.
– Sono il carrozziere. La sua macchina è pronta. Mi ha detto di contattarla a questo recapito. Ma mi sta facendo chiamare dall’altra parte della terra. Ma dove diavolo si trova…
Rimisi giù. Avevo appena concluso il mio affare dell’anno. Con i soldi messi da parte con il lavoro di falegnameria mi ero comprato una Escort del ’99. Sedici valvole, mille e sei di cilindrata e con novanta cavalli sotto il cofano. Modificata a dovere avrebbe dato giù a tanta robaccia che c’è in giro di questi tempi.
Ma non dovevo farmi fregare dalla macchina. Ero lì per lavoro. Presi la mia birra e iniziai a farmi un giro per gli stand. Nulla, dico nulla mi è mai sembrato così vicino alla cultura Nordamericana come quella convention. La moquette blue sul pavimento era solo un pallido avvertimento. Gli stand uno di fila all’altro erano gremiti di dolci ragazzette bavaresi che mostravano i passi da gigante che l’informatica aveva fatto in quel campo. E dietro a loro, con davanti una folla di persone più o meno interessate, un pastore calvinista in preda ai fumi più diabolici del rapimento mistico. Parlo di presentatori che dall’alto di sedie declamavano a gran voce il funzionamento di quegli strani oggetti che avrebbero rivoluzionato il mercato del settore.
Il primo su cui mi soffermai era straordinario. Un vero gioiello dell’industria Nordeuropea. Era in grado di tradurre il linguaggio di alcuni strani tasti, appositamente messi e che fanno parte della cultura dei ciechi, in un file di Word. Fenomenale. C’era il signor Smith a provarlo. Il signor Smith è colui il quale prova l’oggetto davanti a tutta la folla di credenti che si è riunita nel momento dell’apparizione. Già, perché quell’affare si presentava davvero come la reincarnazione di Cristo. Tra non molto investirà il mercato, con il suo costo alla portata di tutti e il suo messaggio che libererà dalla schiavitù tante persone. Certo rendendo miliardari tanti azionisti dell’azienda.
Chi sa quanti con la figura di Cristo si sono arricchiti in modo spudorato nel corso dei secoli. Non parlo di gente che lo fa in cattiva fede ma con amore, un amore che gli ingrassa la pancia e il conto in banca.
Ma non era finito qui e la birra già cominciava a scaldarsi. Dopo circa una diecina di oggetti di cui non capirò mai un tubo arrivai ad un oggetto strabiliante. Mi dovetti arrendere davanti alla dura realtà di essere un poveraccio altrimenti l’avrei comprato. A prima vista sembrava un semplice computerino con sempre quegli strani tasti e un piccolo display. Il signore che lo presentava mi ferma e mi mette una mano in fronte. Dio mio ero pronto ad essere redento. Per quanto mi riguardava potevo anche farmi calvinista. Chissà poi quanto guadagna un pastore protestante?
– Hai la faccia sveglia. Sicuramente sei un lettore accanito tu, vero? Te lo leggo negli occhi.
– Non ci provare amico! Sono della stampa informatica. Sono un esperto del settore.
– Va bene, va bene. Allora forse mi puoi aiutare a far vedere a queste persone come si usa l’oggetto che ho in mano.
Parola mia non aspettavo altro. E se dal computerino fossero saltati fuori Elvis con al seguito tanti omini verdi non me ne sarei meravigliato.
– Dimmi un classico. Un libro che ti piace e che vorresti leggere ora.
Cazzo non so come diavolo mi uscì ma dissi: – Emilio Salgari, Il Corsaro Nero.
Quel tipetto senza battere ciglio ha inserito i dati nel computer. Dopo un paio di secondi ha acceso le casse dietro di me e:
– Una voce robusta, che aveva una specie di vibrazione metallica, s’alzò dal mare ed echeggiò fra le tenebre, lasciando queste parole minacciose: ”Uomini del canotto! alt! o vi mando a picco!”
Dio del cielo era proprio lui, il caro e ormai perso Emilio. Una voce campionata lo stava leggendo e veniva fuori dal computer. Ero estasiato. La letteratura veniva letta dai computer.
Il pastore luterano mi iniziò a spiegare che stavano tentando di costruire una banca dati mondiale, con accesso via internet, che contenesse tutti i romanzi possibili. Chiunque con il suo bravo programmino poteva mettersi lì e scaricato il file ad una ridicola cifra avrebbe potuto far leggere al proprio computer.
– Questo è il vero futuro per i non vedenti! – Concluse.
Dio del cielo quante cose quel pomeriggio. Ho visto anche un sensore che ti segnalava quando il bicchiere era pieno o una strana roba che ti aiuta a trovare le chiavi che hai perduto. Alla fine semidistrutto e dopo circa due ore di stand sono tornato al bar. La sala era ormai deserta e la moquette blue completamente ricoperta da fogli di volantini illustrativi. Ho ordinato un’altra birra, tanto per tenermi dritto e mi sono messo il mio quadernino sotto il naso. Ma cavolo la penna… Non avevo una penna per iniziare a buttar giù qualcosa. Allora iniziai a chiedere agli ultimi rimasti.
– Senta, sia gentile, ha una penna?
– No, mi spiace.
– Mi scusi… una penna?
– No.
– E lei ha una penna per favore?
– Certo… come mai lei niente nuove tecnologie!
– Sa com’è sono un nostalgico… e poi mi ci è voluto un sacco di tempo per imparare ad usare questa roba. – E alzai la penna che mi aveva dato.