Uno storico contro Roma (il telefilm)

di

Data

Ce l’aspettavamo, ed è giusto così. Luciano Canfora ha tuonato contro Roma. Uno storico contro un telefilm, anche se suona come il titolo di una pellicola tipo Ercole contro Maciste...

Ce l’aspettavamo, ed è giusto così. Luciano Canfora ha tuonato contro Roma. Uno storico contro un telefilm, anche se suona come il titolo di una pellicola tipo Ercole contro Maciste, era una cosa che doveva succedere. Le serie sono cresciute così tanto nell’immaginario, per l’investimento economico e come presenza nella nostra società da ricevere attenzioni che un tempo si riservavano solo a operazioni più evidentemente culturali come i saggi o al massimo i film d’autore. Insomma Villari non se la prendeva con Happy days nei bei tempi passati di Fonzie.
Applicando in modo ineccepibile le teorie marxiste sulla storia romana, in un articolo pubblicato ieri sul “Corriere della sera”, Canfora accusa Roma (che va in onda su RaiDue il venerdì alle 21.00) di essere zeppo di errori. E ha ragione. Alcuni sono decisamente buffi, come considerare Ravenna al di là delle Alpi. Senza dubbio un consulente storico degno di Canfora avrebbe evitato questi sbagli e i consulenti utilizzati dalla Bbc e dalla Hbo non erano abbastanza in gamba. Altri errori segnalati da Canfora non sono proprio errori, per esempio lo storico scrive che Cicerone “nel film è quasi un giovane”, ma David Bamber, l’attore che lo interpreta, è nato nel 1954 e ha quindi 51 anni, nel 52 a.C. all’epoca degli eventi raccontati Cicerone (che era nato nel 106 a.C.) ne aveva 54, quindi aveva più o meno la stessa età. Forse Canfora l’avrebbe voluto più “autorevole”, ma non è questa un’idea un po’ tradizionalista della storia romana?
Canfora però fa di più. Rimprovera gli sceneggiatori di non aver raccontato che “da almeno due secoli vi era, al comando della Repubblica, una unica nobilitas patrizio-plebea. Tale nobilitas è, nel suo insieme, l’antagonista di quel proletariato militare legato personalmente ai potenti comandanti di legioni che sarà la base sociale del ‘cesarismo’”.

Qualunque autore televisivo gli risponderebbe forse che trasformare queste teorie in un film riuscendo a mantenere il pubblico all’ascolto, sarebbe quantomeno arduo. Ma non è questo il punto. Secondo noi chi vede un telefilm sulla storia di Roma, non lo prende per la storia vera, se vuole saperne di più si legge un libro e comunque, se ne sa poco, ne viene a sapere senza dubbio di più di quanto ne sapesse prima.
Ci viene più di un dubbio quando Canfora conclude il suo articolo scrivendo: “Divulgare errori è il peggio che si possa fare. E’È il più grande aiuto che si possa dare al conservatorismo culturale e alla difesa di tipo passatista dello studio degli antichi”. E che c’entra? Cioè che c’entra la difesa di tipo passatista? Che vuol dire, che quelli che si mostrano in Roma non sono dei veri e propri errori ma sono idee storiche che qualcuno condivide (gli storici passatisti) e Canfora no? Ma allora, se sono questioni tra storici, tutti convinti di avere dalla loro le ragioni della propria indiscutibile scienza, perché trattare gli autori del telefilm come degli spaventosi asini? E a che pro mischiare discussioni storiche su ipotesi più o meno verificabili con uno spettacolo che, anche secondo Canfora, potrebbe avere il merito di “sbrinare” il mondo “classico” e “di ricondurlo alle sue dimensioni effettive, di cancellarne l’odiosa monumentalità”.
Roma è un buon telefilm, migliore di un film sopravvalutato come Il gladiatore, da cui pure probabilmente prende le mosse. È buono nella versione italiana e migliore nella versione in inglese dove le voci e la recitazione degli attori sono eccellenti, alcune scene meno edulcorate e le battute dette dagli attori generalmente più fluide. Certo, divulga errori quanto moltissime altre opere di fiction realizzate su qualunque argomento, dalla rivoluzione castrista al west statunitense. Ma meno di tante altre.
E se Roma non dice che lo scontro civile del 52 a.C. “fu lotta di classe” come scrive “Il corriere”, non importa troppo. Chi vuole saperlo, leggerà i libri del professor Canfora, chi non vuole, quelli di qualcun altro, ma non si può negare che questo sia un film tv di grande forza e persino coraggioso nello svelare quello che Canfora definisce “il carattere brutale dello stile di vita e della mentalità dell’antica Roma”.
Altrimenti la tv all’italiana sarà sempre piena solo di preti, marescialli e improbabili commissari siciliani.

Altri racconti
in archivio

Sfoglia
MagO'